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L’ha vinta Gattuso con il ritorno al 4-4-2

Nel finale, una sapiente e ambiziosa mossa tattica ha deciso la partita. Il tecnico sta chiedendo (e ottenendo) a Insigne di andare oltre sé stesso

L’ha vinta Gattuso con il ritorno al 4-4-2

Sfida filosofica

Sampdoria-Napoli resterà negli occhi per la quantità di episodi controversi, belle giocate, emozioni in genere. Anche dal punto di vista tattico la sfida di Marassi è stata molto interessante, perché ha contrapposto due filosofie agli antipodi: da una parte il kick and run di Ranieri, che ha costruito una Sampdoria lunga e larga e intensa, tutta tesa a esaltare le qualità dei suoi attaccanti; dall’altra, il gioco ragionato e cadenzato di Gattuso, che punta a muovere gli avversari muovendo il pallone secondo direttrici consolidate. Entrambe le squadre hanno mostrato di avere una cosa in comune, una sola: creano pericoli e mettono in difficoltà l’avversario quando alzano i ritmi e l’intensità del proprio gioco.

Il Napoli l’ha fatto nel primo quarto d’ora: la squadra di Gattuso è riuscita a far girare velocemente il pallone e a trovare gli spazi giusti per penetrare facilmente nell’area avversaria. Così nasce il primo gol di Milik, anche se in realtà è stata l’arrendevolezza della Sampdoria in fase di pressione a determinare il miglior contesto possibile per il Napoli.

Il Napoli imposta da dietro, la Sampdoria non pressa la prima costruzione, ma resta semplicemente a presidiare gli spazi.

Le spaziature e l’atteggiamento iniziali della squadra di Ranieri sono stati perfetti per il Napoli. Senza pressing sulla prima impostazione, infatti, il 4-4-2 della Sampdoria veniva facilmente superato grazie alla superiorità garantita dalla presenza di più uomini tra le linee. I giocatori di Gattuso hanno avuto vita facile a tagliare più volte il campo, sia in orizzontale che in verticale. Non a caso, fino al gol di Elmas i dati del possesso palla (77%-23%) e della precisione nei passaggi (94%) hanno fatto registrare percentuali bulgare in favore del Napoli.

In questo contesto, è stata importante la prestazione di Elmas. Il centrocampista macedone è stato schierato come mezzala destra, ma in pratica ha agito anche come esterno aggiuntiva in fase di possesso palla. Sotto, il campetto posizionale di tutti i suoi palloni giocati (47) mostra chiaramente questa dinamica tattica. Anche Lorenzo Insigne ha giocato in maniera più varia, più fluida rispetto al solito, ma di questo parleremo più avanti. Perché la linea temporale della partita e della nostra analisi è arrivata fino all’evento che ha riscritto completamente la sceneggiatura della serata: il (bellissimo) gol di Fabio Quagliarella.

Elmas è la mezzala destra del Napoli, oppure un laterale offensivo?

Il gol che cambia la partita (e stavolta non è retorica)

Lo splendido colpo al volo di Quagliarella è il manifesto della Sampdoria di Ranieri. Una squadra pensata e messa in campo per rischiare il meno possibile, che però ha ottimi attaccanti e diventa pericolosa quando riesce ad azionarli, anche con giocate che sembrano casuali. In effetti il lancio di Ekdal e la girata volante dell’attaccante blucerchiato sono eventi estemporanei. Lo stesso discorso vale per lo scivolone di Hysaj in marcatura. Il punto, però, è che Ranieri e i suoi uomini hanno iniziato a ritrovare sé stessi subito dopo questo momento. Da lì hanno tratto il propellente necessario per reagire a livello mentale rispetto a quello che stava succedendo. Semplicemente, hanno alzato l’intensità del loro gioco. Stavolta il gol ha davvero cambiato la partita. Questa frase non è retorica, anzi è fin troppo realistica.

Pressing in situazione dinamica: qui Meret ha servito su Di Lorenzo dopo un retropassaggio; appena l’ex difensore dell’Empoli stoppa e orienta il pallone in avanti, si ritrova un uomo addosso e tutte le linee di passaggio presidiate dagli avversari. Quanta differenza c’è rispetto all’atteggiamento della Sampdoria nel primo tempo?

Il 4-4-2 di Ranieri ha iniziato a manifestarsi nei suoi lati positivi rispetto al 4-3-3 di Gattuso. Grazie a un pressing più accentuato, quindi a distanze più brevi e a tempi di risalita dal campo più ridotti, si sono creati degli scompensi evidenti nella sfida tattica tra  Sampdoria e Napoli, soprattutto in alcuni momenti chiave: la squadra di casa ha iniziato a pressare altissimo fin dal primo appoggio di Meret, portando anche sei uomini a ridosso dell’area di rigore della squadra di Gattuso (come si vede nel frame sopra).

Quando la Sampdoria riusciva a risalire immediatamente il campo, magari attraverso scambi e combinazioni rapide, Manolas e Di Lorenzo dovevano fronteggiare due attaccanti nella zona centrale, una situazione che capita sempre più raramente nel calcio moderno, e che deve essere gestita con attenzione – c’è sempre indecisione sulla divisione dei compiti tra copertura in avanti e della profondità. Questo secondo caso è nel fermo immagine in basso.

La Sampdoria supera le prime due linee di pressing; Quagliarella e Gabbiadini, da soli, costringono la difesa a quattro del Napoli a retrocedere

Il ritorno del 4-4-2

Il cambio di ritmo della Sampdoria ha determinato il gol del pareggio, giunto meritatamente al termine di una fase di grande pressione da parte della squadra di Ranieri. A quel punto, però, Gattuso ha deciso di fare all-in: piuttosto che cercare di addormentare il possesso, ha inserito Mertens e ha disegnato sul campo un 4-4-2 puro. Il belga si è schierato accanto a Milik, Elmas si è spostato realmente sulla fascia, prima di essere sostituito da Politano. Per avere maggiore equilibrio al centro, Lobotka è uscito per far spazio a Demme, un calciatore più elementare nelle giocate e quindi più rapido nello smistamento in avanti del pallone.

Il 4-4-2 del Napoli nel finale di partita. In realtà qui la squadra di Gattuso è schierata con un 4-2-4, Insigne e Politano sono in posizione larghissima e avanzatissima.

In pratica, il tecnico calabrese ha deciso di schierarsi a specchio rispetto alla Sampdoria. Solo che la qualità tra le due squadre, soprattutto in panchina, era ed è molto diversa. E la differenza arride al Napoli, che ha trovato il gol appena è riuscito ad alzare (di nuovo, o meglio: più della Sampdoria) l’intensità del suo gioco. Grazie a un buon pressing uomo su uomo, il Napoli ha potuto attaccare l’area avversaria in transizione, attraversando il campo sull’asse orizzontale; Demme ha seguito l’azione di Insigne, che ha tirato bene sul secondo palo, ma ha trovato la testa di Colley. Tocco a porta vuota per una marcatura che sembra casuale, ma in realtà nasce dal coraggio di Gattuso, dalla sua capacità di leggere la partita.

Conclusioni

Il Napoli ha vinto una partita molto difficile grazie alla qualità del suo organico, e a una sapiente (e ambiziosa) mossa tattica nel finale. Restano negli occhi i primi minuti, in cui abbiamo visto una squadra in grado di muovere velocemente il pallone, di disarticolare il sistema difensivo degli avversari proprio come vuole Gattuso. Sono entrambi segnali importanti: la squadra sta imparando a giocare secondo le idee del suo tecnico. Ma è anche pronta a cambiare – anche grazie alle direttive e ai segnali che arrivano dalla panchina.

Come già anticipato nel pezzo, va segnalato un altro aspetto positivo. Lorenzo Insigne ha offerto una buonissima prestazione, e l’ha fatto in maniera composita. È evidente come Gattuso abbia creato un contesto in cui il capitano azzurro può e sa esprimersi secondo i suoi desideri, ma gli sta anche chiedendo di fare qualcosa in più. Qualcosa di diverso.

Oltre agli 84 palloni giocati (terza quota nel Napoli dopo quelle di Mario Rui e Hysaj, per loro 112 e 105 tocchi, rispettivamente) prevalentemente nella sua zolla, sul centrosinistra, Insigne ha saputo esplorare anche altre zone di campo. Al 19esimo minuto ha tagliato nella parte destra dell’area di rigore della Sampdoria, è stato servito perfettamente da Callejón ma non è riuscito a trovare Milik al centro; al 60esimo, si è accentrato mentre Hysaj giocava il pallone sulla fascia destra, ha saltato l’avversario diretto e ha concluso di sinistro sul palo – Zielinski ha ribattuto in rete in posizione di fuorigioco. Forse Gattuso ha trovato il modo migliore per sfruttare le grandi qualità tecniche del suo capitano: prima metterlo a suo agio, poi invitarlo ad andare oltre sé stesso. Una strada nuova, nelle prossime partite vedremo dove porterà.

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