L’errore è chiaro e evidente perché si tratta di un rigore e perché non può esserci simulazione visto che c’è il tocco di Donati, quindi Giua doveva andare al video
Il pomeriggio del San Paolo ha raccontato la sconfitta del Napoli contro il Lecce per 2-3. Tante le occasioni sprecate dalla squadra di Gennaro Gattuso, come sono tanti i meriti dei giallorossi che hanno espresso un calcio propositivo anche sul campo di una rivale più accreditata. Ma gli azzurri, oltre che per i propri errori, hanno recriminato per un rigore non concesso quando il risultato era ancora sull’1-2
Il fatto
È il 73’, quando Milik riceve in area di rigore e si gira in mezzo a tre giocatori del Lecce. Uno di questi è Donati, posizionato alla sua destra, che nel tentativo di fermarlo in realtà lo colpisce sul piede sinistro. L’arbitro Giua della sezione di Olbia fischia e decide però di ammonire l’attaccante del Napoli per simulazione. Come di consueto, prima di autorizzare la ripresa del gioco, il direttore di gara attende il via libera del VAR Abisso. Dopo un paio di minuti, stabilisce che si può ripartire con la punizione in favore del Lecce. Ciò che ha maggiormente sorpreso è che Giua non sia andato a rivedere l’episodio sul monitor a bordocampo. Sappiamo che il protocollo VAR è stato modificato nel senso di limitare le on field review soltanto quando l’errore sia “chiaro ed evidente” e che la linea guida per gli arbitri sia quella di non procedere alla revisione quando l’oggetto della questione è l’intensità di un contatto, dal momento che le immagini rallentate danno una percezione diversa rispetto alla presa diretta. La decisione dell’arbitro è stata l’ammonizione per simulazione per Milik, che per regolamento viene comminata quando “si tenta di ingannare l’arbitro fingendo di aver subito un fallo” (pag. 93); il che vuol dire che il contatto non debba esserci e che il giocatore si lasci cadere.
L’azione si poteva rivedere?
Sì, l’azione si poteva rivedere. Innanzitutto, il protocollo contempla tra i vari casi di review quello per l’assegnazione di un calcio di rigore, come evidenziato nell’immagine in basso. Poi si può affermare che si rientri nel chiaro ed evidente errore, perché per quanto Milik possa accentuare la caduta l’arbitro ha visto e sanzionato un non contatto, quando in realtà invece il tocco c’è (immagine in alto) e impedisce all’attaccante di andare sul pallone. Quindi non si discute di un’intensità soggettivamente valutabile sul campo, ma di un contatto che c’è, che il direttore di gara non ha notato e che soprattutto ha sanzionato con il provvedimento opposto. Per cui su indicazione di Abisso, Giua avrebbe potuto rivedere tutto e successivamente prendere la decisione che ci sembra più corretta: l’assegnazione del calcio di rigore senza provvedimento disciplinare per Donati, dal momento che sembra onesta la contesa del pallone, e la rimozione del cartellino giallo per Milik.