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Gallera il televenditore che si compiace per il bollino blu di Facebook mentre la Lombardia conta i morti

L’appuntamento serale è un concentrato di vanità e propaganda. Una generazione di anziani sta sparendo e lui parla della crescita della pagina facebook

Gallera il televenditore che si compiace per il bollino blu di Facebook mentre la Lombardia conta i morti

Ogni giorno, intorno alle 17 l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera si prepara.

Indossa l’abito che ha studiato fin dalla sera precedente e l’espressione un po’ sbattuta di chi agisce in prima linea, in frontiera. Afferra al volo la mascherina d’ordinanza, si rimira più e più volte allo specchio e si dice: “Via, Giulio, vai”. E si presenta davanti agli schermi, nella sua diretta Facebook quotidiana.

Fino a qualche giorno fa andava in onda alle 17,30, poi, come ogni prima donna che si rispetti, ha iniziato a posticipare un po’. Prima un quarto d’ora di ritardo, poi mezzora, ieri si è sovrapposto addirittura alla conferenza stampa della Protezione civile. Oggi l’ha preceduta solo di un po’.

Sorride, spesso scherza, fa battute. Come se ci fosse qualcosa di cui scherzare di fronte a una tragedia di questo genere che in alcune province lombarde sta ammazzando un’intera generazione di anziani. Si presenta davanti alle telecamere lindo e pinto, gonfio e tronfio. Per lui, che fuori ci sia la guerra, non è importante. Contano le noccioline da servire alle scimmie. Le pillole di autostima da servire a se stesso.

Ieri, ad esempio, si è premurato di iniziare la sua diretta parlando del bollino blu regalo di Facebook alla pagina Lombardia Notizie.

“Abbiamo ottenuto il bollino blu perché abbiamo raggiunto oltre 7mila visualizzazioni dal 21 febbraio ad oggi, grazie a questo nuovo modo di fare comunicazione fortemente apprezzato dai cittadini. Anche Facebook ci ha riconosciuto il bollino che certifica l’unicità, la completezza e la valenza di interesse di una pagina Facebook, quella di Lombardia Notizie”.

E giù con lo sciorinare i dati. Non quelli del contagio, dei morti, del disastro in atto in Lombardia, che non accenna neppure a frenare, no. Quelli non sono importanti, per Gallera. Ha preferito illustrare i dati relativi alle visualizzazioni del pubblico. Quanti video sono stati visti, quanti post, quanti nuovi mi piace alla pagina. Un minuto e sedici secondi in cui si è beato, in totale auto-promozione. Il petto gonfio e l’espressione soddisfatta sul viso. Poi, purtroppo, è dovuto tornare alla realtà e dare i numeri del contagio.

Numeri che per lui, si vede, si sente, sono solo un fastidio. Un nonnulla in un mare di niente, il suo, un mare che travolge, per quanto è grosso.

I suoi interventi video assomigliano a televendite di padellame di scadente fattura. Il contorno assomiglia molto a quegli sfondi da emittente locale in cui il banditore alza un po’ il tono quando sta per lanciare il pezzo forte. Il suo unico obiettivo è mentire sulle cose buone che fa la Regione Lombardia. Il tampone al personale sanitario che ha la febbre a 37,5, per esempio. Medici e infermieri mandati al macello, che quando hanno 37,5 magari hanno già contagiato un intero reparto. Il numero di tamponi, elevatissimo, che si fa in Lombardia, poco conta che dopo qualche minuto dice che i lombardi, in ospedale, arrivano quando sono già in condizioni gravissime. Tutto nascosto sotto l’olezzo della propaganda.

Per Gallera, che siano morte 300, 500, 700, 1000, 2000 persone in un giorno, non conta. Che risultino contagiati 2500 persone in più nemmeno. E neanche che a Milano inizino, probabilmente, a farsela sotto. Ammette candidamente di aver chiamato i direttori degli ospedali, che quelli gli hanno detto che è tutto a posto e che, dunque, non c’è nulla ma proprio nulla di cui stare a preoccuparsi. Che saranno mai questi numeri? Magari dipendono dal maggior numero di tamponi fatti, chi lo sa. Adesso torniamo a concentrarci su quanto è brava la Regione Lombardia. Che però l’unica cosa che non riesce a fare, è frenare il contagio. Capire le cifre. Spiegare ai lombardi per quale motivo oltre ad essere martoriati dal virus e a veder scomparire ogni giorno un pezzo, cospicuo, di un’intera generazione, debbano essere oltraggiati dallo spettacolo di un uomo dal super-ego che nessun virus riuscirebbe mai ad abbattere.

Il giorno dopo che il mondo intero aveva visto le immagini delle camionette dell’esercito che portavano via decine di bare da Bergamo, perché la città non poteva più contenerle, Gallera andò in tv e si mise a far battute:

“Questa battaglia è come una maratona che faccio io. Gli ultimi km sono i più duri”

e, dopo, si mise ad ammiccare sorridendo con quelli della Protezione civile Lombardia che gli stavano accanto.

Oggi, nello sciorinare i dati di Bergamo, ha detto che sono stabili, che loro a Codogno hanno capito subito quello che stava succedendo, che sono stati tempestivi nel creare la zona rossa. Bugie, solo bugie, propaganda che nemmeno in Cina o in Corea. Propaganda che riempie il silenzio della quarantena di rabbia e tristezza.

Gallera, quello che ieri si era detto disposto a scendere in campo per  Milano. Come sindaco, perché no. Speriamo che le sue televendite pomeridiane le vedano più persone possibile. E che questi milanesi, questi lombardi, non dimentichino. Mai. Che non dimentichino quelle camionette dell’esercito, le bare portate fuori Bergamo perché impossibile contenerle. Mentre Gallera vendeva pentole e visualizzazioni su Facebook.

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