La notizia del probabile arrivo di Maurizio Sarri viene commentata con toni diversi dai quotidiani napoletani. Ne prendiamo in esame cinque: Il Mattino, Repubblica Napoli e il Corriere del Mezzogiorno, più i due sportivi.
Il Mattino si affida in prima pagina, come di consueto, a due editoriali. Uno firmato da Francesco De Luca, l’altro da Maurizio de Giovanni. Il primo – che qualche giorno fa aveva scritto che l’internazionalizzazione era un concetto da maneggiare con cura – si sofferma sul disorientamento dei tifosi per la strategia affatto chiara di De Laurentiis. “Se si parte da un allenatore che ha vinto due competizioni europee, come si arriva a un quasi esordiente, che non ha mai giocato una partita all’estero?”. In un passaggio raccoglie una voce che accredita Higuain in disdetta dall’appartamento di via Tasso.
«È probabile – prosegue – che De Laurentiis abbia deciso di puntare su Sarri perché non è detto che i grandi nomi assicurino i risultati», perché «un allenatore in tuta può risvegliare lo spirito combattivo del Napoli» e perché «il 4-3-1-2 di Sarri, che è duttile al contrario del suo predecessore e disposto a modificare in corsa il sistema di gioco».
Più duro de Giovanni che si affida a un espediente narrativo. Vorrebbe sottoporre un copione cinematografico a un produttore (indovinate chi) e il soggetto è il seguente: un patron di Formula Uno che per due anni ha pagato a suon di bigliettoni un pilota famoso e uno staff affermato di meccanici senza cavare un ragno del buco. E ora li ha cacciati tutti e deve sostituirli. Il patron bussa a varie porte ma inutilmente. Gira che ti rigira, alla fine si ritova un un taxi guidato con piglio autorevole e maestria da un uomo in un’improbabile tuta. Ed ecco che il tassista l’anno dopo si ritrova in Formula Uno. Fate un po’ voi chi è il patron e chi è il tassista (bravo).
All’interno c’è un ritratto di Sarri a firma Marco Ciriello: “Dalla provincia al San Paolo, la scalata dell’uomo forte”: «fuma come Zeman, gioca come Sacchi, ragiona come Del Neri, pensa come Bielsa. È ruvido ma senza perdere classe, duro con chi prova ad etichettarlo, maniacale negli schemi, flessibile con i calciatori: tenendoli alla giusta distanza».
Su Repubblica nazionale, Pasquale Tina scrive: “Aurelio De Laurentiis ha rotto gli indugi e ha affidato all’artefice del miracolo Empoli l’eredità lasciata dallo spagnolo. Il salto in avanti è triplo. Dalla tranquillità di una piccola squadra, alle pressioni di una piazza ultra esigente che ha fame di vittorie. La missione è difficile, ma non impossibile”.
Repubblica Napoli ha due articoli. Uno dello stesso Pasquale Tina, in cui si evidenzia come il contratto sottoposto da De Laurentiis sia annuale perché l’anno prossimo si libererà Antonio Conte. In un commentino, Antonio Corbo si sofferma sulla società, definita la vera incognita: “L’incognita non è Sarri, ma la società. Il rifiuto di Reja come direttore dell’area tecnica (non ha accettato di restituire il pa- tentino di allenatore) lascia nel Napoli un posto vuoto e uno spazio eccessivo ad Andrea Chiavelli, il con- sulente finanziario, un superman delle clausole, ma purtroppo convinto di conoscere bene anche il calcio”.
Entusiasta il Corriere del Mezzogiorno che dedica l’apertura al probabile nuovo allenatore. “Nasce il nuovo Napoli operaio”, il titolone con un’analisi di Monica Scozzafava non priva di frecciate al madridista Benitez. De Laurentiis «imbocca quella strada a sinistra che, casualità, era iniziata appoggiando a Napoli il governatore del Pd Vincenzo De Luca e si è confermata ingaggiando un allenatore che non ha medaglie sul petto, che fa dell’umiltà la sua grande forza». Scrive della sua predilezione politica per Landini, quindi della sua distanza da Sarri, della vittoria nella coppa Italia di Serie D orgoglisamente rivendicata dal tecnico toscano. E in un altro articolo scrive: “A Napoli un plauso viene dal mondo comune, dai tifosi operai che fino ad ora avevano contestato al Napoli di Benitez la mancanza di carattere e soprattutto la maglia poco sudata. Lo snobismo è quello dei quartieri alti, quelli che chiedevano a De Laurentiis di proseguire con tecnici internazionali e top player in squadra. Da Emery a Mihajlovic a Sarri. Ci vuole coraggio e determinazione, De Laurentiis azzarda”.
I due giornali sportivi più venduti a Napoli non hanno commenti. Sulla Gazzetta Mimmo Malfitano non è tenero nell’articolo: “Sono svaniti nel nulla i grandi nomi, coloro che avrebbero dovuto raccogliere l’eredità di Benitez e continuare a far crescere il progetto del club. E allora, appartengono già alla storia le illusioni di un maggio caldo, di viaggi in Spagna per convincere Unai Emery ad accettare l’offerta. Chissà poi perché il tecnico del Siviglia avrebbe dovuto dire sì al Napoli dopo aver conquistato l’Europa League e il diritto di partecipare alla Champions per un programma che non aveva nulla di definito”.
Velatamente scettico Antonio Giordano sul Corriere dello Sport: «De Laurentiis sceglie di osare, di “rischiare”, di affidarsi a una soluzione alternativa, coraggiosa per la Napoli esigente dei sei milioni di tifosi sparsi nel mondo che hanno sentito parlare di internazionalizzazione; e Sarri va ad “esportare” la propria rivoluzione in quel macrocosmo che ha fame di successi, che è bulimicamente travolto dal desiderio di vittorie, che vuole divertirsi e però non starsene, poi, ai margini del Grande Calcio, per osservarlo in tv, perché l’élite è la Champions, mica l’Europa League, la provincia dell’impero. Una sigaretta, please…»