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Caro Napolista, non sottovalutare la rivoluzione dal basso che potrebbe compiere Sarri

Caro Napolista, non sottovalutare la rivoluzione dal basso che potrebbe compiere Sarri

A mio avviso questa discussione sulla “internazionalizzazione” del Napoli si sta un po’ incartando. Gli stessi che ne avevano parlato (Gallo), nonchè illustri opinionisti (Prof. Trombetti) ed autori delle polemiche più recenti (Il Mattino) si sono lasciati un po’ sfuggire di mano i termini della questione.

Innanzitutto non è la nazionalità dell’allenatore a determinare il respiro più “europeo” di una squadra di calcio. Questo significherebbe,pr esempio, che le migliori squadre del Continente, tipo Barcellona, Real Madrid, Bayern, nel loro Paese, se sono allenate da un indigeno, vengano considerate “provinciali”, se allenate da qualcuno di nazionalità estera diventano ipso facto squadra “internazionale”. E così non è.

In concreto, per come si sta sviluppando ultimamente la discussione, sembrerebbe che se il Napoli è allenato da Benitez, Emery, Klopp, ecc. può aspirare ad una mentalità non provinciale, se allenato da Sarri il profilo si restringe e la “internazionalizzazione” a cui tanto aspiriamo va a farsi benedire.

Non credo fosse questo il senso originario della suddetta discussione. Squadra che guarda oltre i confini della nostra cultura calcistica doveva  essere quella che praticava un gioco sempre propositivo (non il difensivismo della vecchia scuola italiana) proiettato ad imporre il proprio gioco per aspirare sempre alla vittoria e se questa non fosse venuta, si sarebbe comunque dovuto apprezzare l’impegno e la mentalità, senza fare drammi collettivi e critiche spietate e disfattiste ogni volta che si fosse perduto (come diceva, cito a memoria, Gallo: non si può sempre vincere…è umano avere dei cali di forma per calciatori che, comunque, sono atleti ). Ho davanti agli occhi le immagini dello stadio del Borussia Dortmund quando perdeva partite a ripetizione e si trovava in fondo alla Classifica ed i tifosi erano sempre presenti e festanti, con i loro cori, le fantastiche coreografie, a sostenere la squadra, aspettando che uscisse dal periodo sfavorevole.

Orbene, perché con Sarri questo non può avvenire? Perché è italiano (vedi sopra)? Perché non ha esperienza di Coppe europee? Ma Emery, calcisticamente, non ha avuto mai un inizio o da subito è diventato un allenatore “internazionale”?

Sarri è un allenatore “moderno”: crede nell’evoluzione del gioco, delle tattiche, fa applicare alle squadre che allena concetti nati dallo studio e dall’esperienza sul campo (è lui stesso un allenatore “in evoluzione” come si è definito in una recente intervista) e ha dimostrato che con una squadra “di provincia” si può affrontare la Serie A senza fare le barricate perché si dispone di giocatori più modesti dei c.d. campioni, ma cercando di imporre il proprio schema di gioco anche contro avversari sulla carta più forti e guidati da professori benemeriti della dottrina calcistica europea e mondiale (ogni riferimento a Napoli-Empoli ma, soprattutto, ad Empoli-Napoli è puramente…voluto).

Inoltre, forse involontariamente, Sarri ricompatterà l’ambiente calcistico napoletano (“spalla a spalla”) e ridimensionerà non la squadra ma le aspettative dei tifosi che vorrebbero il Napoli vincente sempre: in Campionato, Coppa Italia, Europa League, Champions, Supercoppe…sono sicuro che nemmeno un triplete avrebbe placato gli insaziabili critici e sapientoni vari che da due anni hanno messo Benitez ed anche il presidente De Laurentiis (per non parlare di Bigon) sotto il fuoco incrociato dei loro spietati e supponenti giudizi.

Il nuovo allenatore, senza etichette, potrebbe realizzare, dal basso e non per forzatura ideologica, quella trasformazione collettiva del modo di fare calcio e di vedere il calcio qui a Napoli di cui il Napolista si è fatto promotore e voce fuori dal coro. E che personalmente ho molto apprezzato da quando seguo il sito.

Si continui a credere nella “internazionalizzazione” anche se l’allenatore è indigeno (di nascita ma non di cultura) ed anche se nella squadra ci saranno più calciatori italiani (forti, come quelli che già abbiamo e come quelli di cui si parla che dovrebbero arrivare) insieme a quelli stranieri.

La famosa bandiera, di cui si è tanto parlato, non la si ammaini ma si continui a sventolarla e facciamo in modo che diventi col tempo sempre più grande: stando “spalla a spalla” sarà più facile sorreggerla!
Pietro Introno

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