L’analisi tattica di Udinese-Napoli in sintesi estrema: azzurri sottotono e Udinese elementare, ben messa in campo e con la giusta intensità. Partire da qui per vivisezionare il match del Friuli è un porto sicuro, soprattutto nella prima, forse seconda occasione (dopo Bologna) in cui la squadra di Sarri viene effettivamente messa sotto dagli avversari. Una cosa normale in un campionato di 38 partite. Cioè: è normale, perché umano e comprensibile, che capiti almeno due volte. Anzi, è già tanto così. Solo che però siamo nel campionato della Juventus, una squadra che vince 20 delle ultime 21 partite. E allora quelle due volte, più lo scontro diretto, rappresentano e sommano i sei punti che fanno la differenza.
Udine più di Bologna, però: per la prima volta le statistiche della partita raccontano di un Napoli semplicemente e totalmente inferiore. I numeri di occasioni da gol (8-5) e tiri in porta (7-2) sorridono alla squadra di De Canio, il dato del possesso palla è ancora pro Napoli ma è umanizzato 55% a 45% ed in linea con una partita tra due squadre di diversa caratura tecnica. La differenza in negativo l’ha fatta soprattutto un approccio molle, allo stesso tempo padre e figlio dei problemi tattici ben evidenziati da De Canio. La diapositiva perfetta della partita sono gli attimi precedenti al secondo rigore concesso all’Udinese, sull’azione del kick off dopo il pareggio di Higuain.
In questa azione, il Napoli commette un numero incredibile di errori simultanei. Intanto la scarsa velocità nella lettura di un lancio lungo (uno dei 32 effettuati dall’Udinese in tutta la partita, quindi una situazione ricorrente) in fascia, con Hamsik che non copre immediatamente sul suo uomo di riferimento, Thereau, allargatosi a destra per creare superiorità numerica e toccare facilmente la palla. Questa è un’altra giocata utilizzata dai friulani lungo tutto l’arco della gara: l’attaccante francese ex Chievo, alternativamente a Zapata, è stato il bersaglio di tutte le palle alte lanciate dalla difesa per superare il pressing del Napoli a centrocampo.
Il secondo errore è quelllo di Ghoulam, che resta a metà tra la chiusura sull’uomo tutto spostato a destra e quella dello spazio per l’inserimento facile di Widmer. La lettura sbagliata di Hamsik e Ghoulam causa uno scompenso cui Koulibaly (già ammonito) non sa e non può opporsi con le giuste precisione e decisione. Il fallo del terzino algerino, netto o no a seconda dei punti di vista, è solo la punta dell’iceberg di un’azione gestita malissimo: Widmer, nel caso non avesse guadagnato rigore, avrebbe potuto sfruttare la solitudine di Zapata che al centro era marcato (in ritardo) dal solo Hysaj scivolato con lentezza sulla copertura preventiva di Albiol. Un videocorso dell’Udinese: come tagliare la difesa del Napoli con un cambio di gioco. Il primo rigore viene conquistato praticamente allo stesso modo, con Kuzmanovic che trova Widmer smarcato e Badu che sfugge al ritorno (lento) di Insigne e alle spalle dell’algerino. Tutto troppo facile.
Questo tipo di errori difensivi, concettuali più che tecnici, sono una novità assoluta per questo Napoli. Mai prima di Udine, la squadra di Sarri aveva sofferto così tanto la costruzione del gioco avversario. Ecco che allora parlare di difficoltà fisiche diventa quantomeno comprensibile. Come dire: impossibile che in una sola partita la squadra abbia smarrito tutte le conoscenze e le sicurezze tattiche sviluppate nel corso dell’anno. Soprattutto se poi analizzi il dato delle palle recuperate, da sempre un’eccellenza degli azzurri: 28 a 9 per i friulani, con un solo intervento positivo nella metà campo avversaria (Allan, il migliore degli azzurri, a dieci minuti dalla fine). Il brasiliano, non a caso, è anche il recordman dell’intera partita in questo senso: 6 palloni recuperati. Sotto, i due campetti posizionali delle palle recuperate: sopra quelle della squadra di De Canio, sotto quelle del Napoli.
Il resto l’ha fatto anche una condizione mentale di assoluta difficoltà, e lo leggi in un dato più che in ogni altro: il Napoli, ieri, ha perso 35 palloni. L’Udinese solo 20. Di questi 35, 16 sono stati giocati male da Hamsik, Insigne e Higuain. I tre calciatori più tecnici del Napoli che mettono insieme il 50% dei possessi falliti sono un caso più unico che raro, e possono rimandare solo a un momento complicato dell’intera squadra a livello psicologico. Colpa di un nervosismo colorato d’azzurro e palpabile fin dai primissimi minuti, ma anche merito di una Udinese compatta ma al tempo stesso messa in campo per giocarsi la partita. Lo confermano i dati del baricentro (praticamente similari: 50 m per i friulani, 52 m per il Napoli) e della lunghezza media delle due squadre (identici anche questi: 25,83 per i bianconeri, 25,38 per gli azzurri). Sotto, dal report della Lega, dati e posizioni medie in campo delle due squadre.
Gigi De Canio è solo da elogiare per come ha preparato la partita. Perché non ha snaturato la sua squadra, riuscendo a bloccare il gioco del Napoli senza estremizzare i concetti difensivi. Basta avere i calciatori giusti, e l’uomo chiave in questo senso è stato Cyril Thereau. L’attaccante francese in realtà è stato un calciatore-ovunque. Nella ripresa ha realizzato il (gran) gol del 3-1, ma nei primi minuti di partita il suo compito è stato quello di togliere al Napoli la sua prima certezza nella costruzione di gioco, vale a dire Jorginho. L’ex Chievo ha praticamente francobollato il regista azzurro, costringendo il Napoli a impostare prevalentemente con i due centrali difensivi, non proprio dei maestri in questo senso. Anche perché il centrocampo bianconero, nel frattempo, rimaneva in superiorità numerica grazie ai due mediani veri (l’ottimo Badu e Kuzmanovic) e al più sbarazzino Bruno Fernandes. Il portoghese è stato l’uomo in più nella fase offensiva, andando spesso a sostituirsi a Thereau nei momenti in cui il 77 udinese prendeva in consegna Jorginho. Posizioni intercambiabili in un 3-5-2 in grado di diventare facilmente 3-6-1 o 3-4-2-1, mantenendo comunque una difesa abbastanza alta (poco più su i dati del baricentro) e garantendo la perfetta copertura delle fasce grazie al lavoro in sovrapposizione e copertura dei due mezzi di centrocampo e al continuo movimento a tergicristallo di Thereau, instancabile nell’aprirsi a sostegno di Widmer e Armero. Sotto, la heatmap posizionale del francese: sembra quello di un terzino ambidestro, è quella di un attaccante con un gol all’attivo.
Le conclusioni ci portano a inquadrare Udinese-Napoli come una partita nata male perché preparata male, e gestita ancora peggio dal Napoli di Sarri. Una situazione di sequenze sbagliate e sfortunate (la topica di Gabriel sul secondo gol è comunque determinante ai fini del risultato) vista solo a Bologna durante questa stagione dei record. Massimiliano Gallo, in un moto di consueta e assoluta saggezza, ha giustamente consigliato di ripartire dal Sarri del dopopartita. Ovvero da un allenatore che, insieme a una polemica condivisibile su un orario un po’ così – e che il Napoli effettivamente soffre (anche e proprio la sconfitta di Bologna era arrivata in un lunch match) – si è assunto le responsabilità del crollo e ha comunque rifiutato gli alibi. Parlando di partita preparata non al meglio. Esatto, è andata proprio così. Riconoscerlo, guardando solo al campo, è stato il primo, fondamentale passo per ritrovare da subito il vero Napoli.