Il presidente Coni alla Gazzetta: «Hanno dato ampie garanzie al governo. Qui sui diritti tv si rischia di finire in tribunale. Non ho guardato la Bundesliga»
La Gazzetta dello sport ha intervistato Giovanni Malagò presidente del Coni che in questo periodo ha sempre criticato la mancanza di un piano B da parte del calcio, o meglio della Serie A che non ha accordi praticamente su niente: dai diritti tv ai play-off.
«Un piano B avrebbe richiesto di mettere intorno a un tavolo tutti i soggetti coinvolti: la Figc, la Lega di A, il Coni se ci avessero invitato, i calciatori, gli allenatori, gli arbitri, i medici sportivi, magari un rappresentante dell’Uefa, i broadcaster. Tutti in una stanza per trovare soluzioni e accordi in caso fosse impossibile ripartire o fosse necessario fermarsi di nuovo. Classifiche, tagli di stipendi, date, rate di diritti tv. Perché non è stato fatto? Certo è difficile, magari sarebbe servito stare chiusi come in certi vecchi tavoli di concertazione. Ma non saremmo oggi in una situazione dove ogni categoria difende il proprio punto di vista e non ci sono accordi».
Dei diritti tv, dice:
«Mi limito a dire che se finisci in tribunale si rischiano tempi lunghissimi e che alla fine restino scontenti tutti. Andare in giudizio è un diritto ma rappresenta una sconfitta del sistema. (…) Quello del calcio è un sistema condizionato dai diritti tv. L’unica alternativa è avere anche altri ricavi dagli stadi e dal loro utilizzo moderno».
Il ritorno della Bundesliga e il loro modello sulla quarantena.
«In Germania ci sono leggi diverse, un sistema sanitario diverso. I calciatori non hanno la nostra stessa dinamica giuslavoristica. Stesso discorso per i medici. Le componenti da noi fanno parte tutte del sistema federale, lì no. Un signore cinese o americano in Germania non può comprare il 51 per cento di un club. Non paragoniamo realtà diverse».
E aggiunge:
«Le dico la verità, era il weekend della nascita di mia nipote e non l’ho seguita. Ma mio padre, malato di calcio, che ha 88 anni e non perde una partita mi ha detto: “Giovanni mi vergogno a dirtelo ma dopo 10 minuti del secondo tempo di Borussia-Schalke ho cambiato canale e messo Verissimo”. Al di là di ogni valutazione, i tedeschi se si dovessero fermare di nuovo hanno nel cassetto già l’accordo con i broadcaster e i giocatori. Così facendo hanno messo il governo nelle condizioni di poter prendere una decisione rapida. Da noi non è stato così».
Infine gli ultras:
«Spesso nelle Curve si sono nascoste frange che non avevano nulla a che fare con lo sport e con il calcio, ma conosco personalmente tanta gente che vive di valori, ideali, attaccamento alla maglia. Non mi sorprende il loro no. E ancora meno quando arriva da città come Bergamo o Brescia, così colpite dal dramma del Coronavirus. la Lombardia ha quattro squadre di A, non va dimenticato…»