Quando, all’inizio del campionato, io e il Direttore abbiamo pensato questa rubrica, l’ambiente era tendente al ridimensionamento. Ci sarebbe molto da dire su questo. L’unico elemento ridimensionato, per blasone e per esperienza, era l’allenatore. Per il resto la squadra era quella dell’anno prima, con alcuni innesti importanti, Allan e Reina su tutti.
Attorno alla squadra, tuttavia, aleggiava un clima di rassegnata sfiducia. Saranno state le parole del presidente in estate, la delusione per il quinto posto di Benitez, il fatto che Higuain non sembrava poter essere l’uomo in più di una squadra solida (il rigore contro la Lazio era ancora negli occhi di tutti), che Hamsik continuava a dare segni di incostanza, che Insigne pareva non riuscire a placare la smania di protagonismo. In più le prime giornate non erano state di certo esaltanti. Bel gioco, ma difesa ballerina e tenuta mentale precaria.
La parola d’ordine del ridimensionamento era sudore, che si contrapponeva a risultati. Alla squadra di Benitez, che pure qualche risultato lo aveva ottenuto (due coppe, la semifinale di Europa League), era questo che si rimproverava maggiormente. Scarso impegno, scarsa cattiveria. Nell’immaginario ultras, fatto proprio, strumentalmente, anche da De Laurentiis, c’era bisogno di sudore per onorare il pubblico, il San Paolo, la città.
Piano piano, poi, sono arrivati i risultati, anche larghi, ad accompagnare il bel gioco. Il Napoli ha cominciato a dispensare “manite”, a dimostrare di potersela giocare in campionato e in Europa League, dove ha addirittura esagerato, conquistando il primo record di una stagione che alla fine ne ha contati davvero tanti. Complice l’avvio stentato di una Juve, lei sì, ridimensionata nell’organico (sono andati via Pirlo, Vidal e Tevez), il Napoli ha conquistato tutti. Ha conquistato per la quinta volta nella sua storia il titolo di campione d’inverno e la vetta di tutte le statistiche, a cominciare da quella della classifica cannonieri.
Di sudore si è parlato sempre meno e si è fatta largo la voglia di scudetto. Le eliminazioni dalle coppe sono state vissute con pochissimo rammarico, all’orizzonte c’era il sogno tricolore. Le avversarie mostravano difficoltà. L’Inter è venuta meno. La Roma scontava qualche problema ambientale che avrebbe risolto solo con l’esonero di Garcia (uno dei casi in cui il cambio allenatore si è dimostrato fondamentale), la Fiorentina pur giocando bene non ha trovato la continuità. Il Milan non è mai pervenuto. Solo la Juventus poteva rovinare i sogni di gloria del Napoli, come poi è avvenuto. Una cavalcata epocale quella bianconera, fatta di una striscia di vittorie difficilmente eguagliabile. Il momento topico è stata la partita di Torino, con il Napoli capolista che ha ceduto nei minuti finali. Da quel momento in poi il Napoli non ha più tenuto il passo della Juve e in qualche momento si è temuto anche per il secondo posto, specialmente dopo la sconfitta a Roma, maturata con modalità simili a quella di Torino.
Poi, per fortuna, la squadra ha retto. Il secondo posto è arrivato e con lui sono arrivati un bel po’ di soldi per la qualificazione Champions e uno di quei record destinati a rimanere per anni negli almanacchi. I 36 gol di Higuain, l’ultimo dei quali degno di una sceneggiatura, rappresentano un traguardo inimmaginabile ad inizio stagione.
E ora?
Ora viene il bello.
Sarà difficile mantenere le aspettative basse dopo una stagione così. Quella smania di risultato che mano a mano si è impossessata dell’ambiente l’anno prossimo, c’è da scommetterci, sarà presente sin dalla prima giornata. Anzi, è presente già da oggi, a nemmeno 48 ore dalla fine del campionato. Si avverte già l’ansia da calciomercato (ci aspettano settimane durissime, fatte di nomi, trattative e discussioni sui diritti di immagine).
Sarri al suo primo anno in una grande squadra ha centrato un obiettivo storico (è il quarto allenatore a portare il Napoli a giocare la più prestigiosa competizione europea) e da agosto in poi lo aspettano tempi duri. De Laurentiis glielo ha già detto: “avrai 19 titolari, ora sono caxxi tuoi”. E non è che il preambolo di quello che lo aspetta.
Il peggio che gli è capitato quest’anno è stato di essere paragonato allo zio di Maradona. Da oggi in poi ogni sua scelta sarà vivisezionata e nessun errore gli sarà perdonato.
La maglia sudata per Napoli Frosinone se la merita, naturalmente, Higuain. Tripletta e nome inciso nella pietra dei record, a sostituire uno che giocava settant’anni fa, con la maglia di flanella, e segnava in porte dai pali quadrati.
Tempi duri aspettano anche De Laurentiis. I papponisti sono solo in letargo, pronti a tornar fuori alla prima defaillance. L’accusa sarà sempre la stessa: non vuole vincere, gli interessano solo i soldi. Poco conteranno le statistiche straordinarie di questi anni. Noi, intanto, ci godiamo una stagione che ci ha fatto divertire ed emozionare, ci godiamo i record e i gol a grappoli. Ci godiamo un Napoli da 7 stagioni consecutive in Europa e in seconda fascia per il sorteggio della Champions. Cercheremo di pensare a queste cose anche durante lo stillicidio del calciomercato, aspettando con ansia la prima giornata del prossimo campionato.
Fabio Avallone ilnapolista © riproduzione riservata