Massimiliano Allegri, ieri sera, ha vinto la sua seconda Coppa Italia consecutiva con la Juventus. Un risultato storico per il club bianconero, che è il primo in Italia a realizzare due double consecutivi. Ma un risultato storico anche per un altro club, il Sassuolo. Che, grazie al suo sesto posto in campionato, approda per la prima volta nella sua storia in Europa. Partirà dai preliminari di Europa League, alla vigilia della sua quarta stagione in Serie A. Massimiliano Allegri, otto anni fa, coglieva sulla panchina del Sassuolo il primo successo della sua carriera da allenatore: la promozione in Serie B col Sassuolo. Ovviamente, la prima nella storia della società neroverde.
In otto anni, dalla Lega Pro all’Europa League. Roba da Football Manager. O da Parma anni Novanta, ultima grande favola di provincia del calcio italiano. Il paragone, più che con la famosa simulazione manageriale, è calzante con la società che oggi (sic) ha appena conquistato la promozione in Lega Pro un anno dopo il fallimento. Sì, perché se dietro il Parma c’erano i grossi capitali della Parmalat, dietro il Sassuolo c’è l’impegno pure economico di Giorgio Squinzi, patron della Mapei. Legami forti, tra proprietà e squadre, tanto che Domenico Barili, stratega di marketing anni Novanta della famiglia Tanzi, parlò così dell’impreparazione dei cronisti stranieri quando si ritrovarono a dover parlare del Parma: «Quasi tutti chiamavano la squadra Parmalat, non Parma. È un errore virtuoso che piace molto all’azienda. Oggi, il Sassuolo porta il logo Mapei sulla maglia neroverde. C’è quindi un trait d’union tra le due realtà, a distanza di venticinque anni esatti. Il Parma arrivò in Serie A nel 1991, e colse subito l’accesso alla Coppa Uefa. Il Sassuolo ha impiegato tre stagioni, ma si sa che oggi è molto più difficile. Tempo al tempo. Anche difficilmente chiameranno Mapei la squadra di Di Francesco.
C’è ovviamente una grande differenza tra la Parmalat e la Mapei, e lo vedi in quella che è la crescita armonica, ponderata, della forza economica della società di Squinzi: il fatturato nell’ultimo bilancio pubblicato (riferito all’anno 2014, quello al dicembre 2015 ad oggi non è stato ancora reso noto) è di 55,7 milioni, con una crescita del 75% rispetto a quello del 2013, anno della promozione in massima serie. Bassino, certo, ma abbastanza per sostenere una politica di mercato lungimirante e fortunata (di cui parleremo dopo) e comunque ben sopravanzato dai costi, pari a 74 milioni di euro. Le detrazioni portano il passivo finale a una cifra vicina ai 16 milioni di euro, che per un club provinciale potrebbero essere davvero tanti. E invece, ecco la Mapei: sponsor del club, principale azionista e quindi finanziatore nemmeno occulto. Alla luce del sole: perdite ripianate e situazione patrimoniale consolidata.
Gestione oculata, anche se attraverso gli investimenti di Squinzi, e risultati. Questi ultimi nascono da una squadra che, prima di tutto, gioca un calcio divertente. Di Francesco ne è l’artefice, fin dalla Serie B. Le cinque partite che hanno visto il Sassuolo affidarsi a un altro allenatore – la parentesi Malesani durante il primo campionato di Serie A – sono finite con altrettante sconfitte. Il tecnico abruzzese predica e pratica un gioco brioso, divertente, anche sfrontato se vogliamo. Ma redditizio, grazie soprattutto alla freschezza e alla qualità dei calciatori in organico, scelti grazie a quella politica di mercato cui abbiamo accennato prima. Freschezza e qualità: sembra la pubblicità di un marchio alimentare o di una catena di supermercati, ma è il connubio perfetto per spiegare gli acquisti fatti di calciomercato in calciomercato dalla società emiliana. Pensiamo a Sansone, Acerbi, Vrsaljko, Peluso, Consigli, Politano. I giovani più interessanti del campionato, con una predilezione per i talenti locali (appena 3 stranieri nell’intero organico) ma con un occhio anche a quelli esteri, come ad esempio Defrel, soffiato la scorsa estate a un buon gruppetto di squadre interessate, e la rivelazione stagionale Duncan, sbolognato in fretta dalla Sampdoria (in prestito quest’anno ai neroverdi) e prontamente riscattato per la prossima stagione. E la caratteristica fondamentale di non acqustare nessun calciatore dall’estero, se non come ponte per altri club italiani (Sanabria, preso dal Barça e girato subito alla Roma).
Ora che la strada europea è stata tracciata, Squinzi dovrà mantener fede a quanto dichiarato in un’intervista recente, in cui prometteva «maggior impegno, anche economico» nel caso il suo Sassuolo avesse raggiunti una «qualificazione europea molto difficile». Sassuolo tendente ancora di più al Parma, dunque. Anche nella crescita degli investimenti, già ingenti, di una società che ha dimostrato di saper fare calcio pure partendo da una provincia piccola così (40mila abitanti) e sconosciuta al grande calcio (prima stagione in Lega Pro nel 2007). Il Sassuolo, da ieri sera, è la seconda squadra dopo l’Empoli a rappresentare il calcio italiano in Europa pur senza aver sede in un capoluogo di provincia. Ai toscani andò male, con l’eliminazione al primo turno e un’immediata retrocessione. Ma a Sassuolo guardano al Parma che alla sua seconda partecipazione europea, l’anno successivo alla qualificazione Uefa, portò a casa la Coppa delle Coppe. Vuoi vedere che…