Lo scorso 1° aprile cinque giocatrici americane, in rappresentanza dell’intera squadra nazionale, hanno inviato un reclamo ufficiale alla Commissione per le pari opportunità sul lavoro degli Stati Uniti (Equal Employment Opportunity Commission). Nel reclamo, un’accusa verso la U.S. Soccer, la federazione calcistica nazionale, di discriminare le calciatrici nelle retribuzioni.
Non si parlava di stipendi, ma dei premi in denaro corrisposti per le vittorie di tornei e singole partite. Hope Solo, Megan Rapinoe, Carli Lloyd, Becky Sauerbrunn e Alex Morgan, che sono anche le cinque giocatrici più forti e famose della nazionale statunitense, sostenevano di percepire ingiustamente meno del 40% dei colleghi della nazionale maschile.
Il New York Times, in quel periodo, analizzò il budget e i regolamenti della U.S. Soccer, secondo cui le donne ricevevano effettivamente meno del 40% di quello che percepiscono gli uomini. Le giocatrici della Nazionale ricevono, attualmente, 99mila dollari ciascuna in caso di 20 vittorie in amichevoli; 20 è anche il numero minimo di partite che la Nazionale deve disputare in un anno. Per lo stesso obiettivo, gli uomini invece ricevono 263mila dollari, ma ne guadagnano comunque 100mila a testa anche se vengono sconfitti in tutte e venti le partite. Inoltre le donne non ricevono nulla se giocano più di venti partite l’anno, mentre gli uomini possono guadagnare dai 5mila ai 17mila dollari dalla ventunesima partita disputata in poi. Le calciatrici, quando sono impegnate con la Nazionale, in caso di vittoria in una partita amichevole ricevono poco meno di 5mila dollari; agli uomini ne spettano più di 13mila.
Un mese dopo, per la precisione il 25 maggio, il Senato americano ha approvato all’unanimità una legge che introduce la parità di salario tra uomini e donne nella Nazionale di calcio. «Non si tratta solo di soldi – ha dichiarato la Senatrice Patty Murray -, ma è un messaggio che mandiamo alle donne e alle ragazze del paese e di tutto il mondo. La disparità di retribuzione tra le calciatrici e i calciatori è emblematica di quanto sta accadendo in tutto il paese».
Un gran passo in avanti per la Nazionale americana femminile che a conti fatti ha vinto molto di più rispetto ai suoi colleghi. Anzi, praticamente tutto: l’ultima edizione dei Mondiali di calcio, tre medaglie d’oro olimpiche consecutive. Per non dire del fatto che da almeno quattro anni riscuote un vasto successo in tutto il paese, perfino superiore a quello della nazionale maschile. Eppure un’indagine condotta all’inizio di maggio ha scoperchiato il calderone e ha dimostrato che i guadagni delle donne erano di gran lunga inferiore a quelli degli uomini.
Questo non è un problema che riguarda solo gli Stati Uniti, ma l’intera Fifa e tutte le nazionali di calcio femminile. La storica decisione del Senato americano potrebbe spingere altre nazioni a chiedere una parità di trattamento economico tra calciatrici e calciatori. Purtroppo in Italia questo trattamento non può essere chiesto perché il calcio femminile, a differenza di quanto succede nelle altre grandi nazioni europee, è ancorato alla formula dilettantistica.
Sempre negli Usa è in discussione anche il Paycheck Fairness Act, una legge che introdurrebbe a livello federale pene severe per trattamenti economici diversi tra uomini e donna e l’obbligo per i datori di lavoro di dimostrare che la differenza di salario non è dovuta alla differenza di genere. La legge finora è stata bloccata dai parlamentari Repubblicani, ma la senatrice Murray spera di riuscire al più presto nel tentativo di approvazione: «Invito tutti i miei colleghi a mettere da parte le questioni di partito e di metterci a lavorare tutti insieme».