Il CorMez intervista lo scrittore Philippe Vilain: «Il problema dei romanzi di Saviano è lo sfruttamento dell’immagine negativa di Napoli. Napoli non è soltanto camorra. Napoli ci insegna a diffidare dai pregiudizi»
Il Corriere del Mezzogiorno intervista lo scrittore Philippe Vilain, che domani presenterà, al Festival della letteratura di Salerno, il suo ultimo romanzo, “Una mattina d’inverno”. Vilain parla diffusamente di Napoli, poiché alla nostra città è dedicato il saggio di prossima pubblicazione in Francia, dal titolo: “Naples en 1000 couleures”. Il testo arriverà nelle librerie italiane in autunno.
Lo scrittore lo definisce un omaggio ai napoletani che lo hanno adottato, visto che vive in città da due anni ma che la frequenta stabilmente da 26.
«Sono arrivato qui per la prima volta nel luglio del 1994 e sono rimasto travolto non solo dalla sua bellezza spettacolare, dalla sua perenne musica ma dal sentirmi a casa. Fu come uno spaesamento familiare: questa città sconosciuta non mi era straniera».
Dei napoletani, dice, lo colpiscono soprattutto la grande umanità, oltre
«alla sua generosità, alla semplicità, il suo essere cosmopolita. È un popolo che da tempo negozia con lo straniero accogliendolo, rappresenta davvero “l’ultima speranza dell’umanità” come afferma lo scrittore Luciano De Crescenzo. Ciò che mi colpisce dei napoletani è la capacità di adattarsi, per i napoletani ciò che teoricamente non sarebbe possibile lo può diventare».
E poi c’è la città.
«Ciò che più mi colpisce è la sua autenticità, il fatto che non cerchi di piacere a tutti i costi. È un luogo che ti vampirizza o ti rigetta perché mostra il suo splendore al naturale senza affettazione, senza sottomettersi all’omologazione della cultura mondiale».
Vilain racconta che quando torna in Francia dopo essere stato a Napoli, i suoi connazionali gli chiedono sempre se ha paura della camorra.
«I Francesi hanno visto Gomorra e ne sono rimasti impressionati. Il problema dei romanzi di Saviano è lo sfruttamento dell’immagine negativa di Napoli. Non si può ridurre una città soltanto a questo. È vero: il problema esiste ma Napoli non è soltanto camorra. La letteratura non può ridurre il mondo cliché. Sarebbe come ridurre la periferia di Parigi, con la sua criminalità e delinquenza, a tutta Parigi. Non si
può guardare la città attraverso una piccola finestra. Napoli ci insegna a diffidare dai pregiudizi perché esprime il contrario di quello che si dice di lei. Ci sono difficoltà ma tutte le grandi città sono difficili».