Il giorno dopo c’è un po’ di imbarazzo. Il sudore è praticamente scomparso dal dibattito calcistico sul Napoli. Si ricordano con nostalgia i bei tempi di Dimaro quando tre flessioni erano salutate da un’ovazione, quando a ogni risentimento muscolare di un calciatore partiva la ola perché “è finita la pacchia”. Poi è arrivato il campionato, queste maledette stupide partite vere e l’aria è cambiata. I giornali cittadini si barcamenano nel tentativo di dipingere una situazione tutto sommato normale. Tranne il Corriere dello Sport, che parla di crisetta, gli altri sfoggiano un inoffensivo tiki taka. Antonio Corbo si spinge a scrivere che Sarri sta dilapidando l’unico tesoro lasciato da Benitez, ossia l’attacco da oltre cento gol (come se la costruzione di una squadra fosse la realizzazione di un Frankenstein, un patchwork), mentre Il Mattino non riesce a rinunciare alla tentazione di scrivere il nome dello spagnolo in prima pagina: “Se tornano gli incubi dell’era Benitez” è il titolo scelto per l’articolo dello scrittore Giuseppe Montesano. Evidentemente a via Chiatamone devono considerare quello uno spazio fisso a prescindere dal contenuto, perché si avvicendano le penne (Maurizio de Giovanni non scrive più dopo la non pubblicazione dell’articolo post-Soriano) ma i titoli restano sempre gli stessi. E siamo ancora in attesa di un sondaggio, la rubrica (l’anno scorso iperattiva) è da settimane ferma alla domanda: “Qual è l’avversaria che temete di più all’interno del girone di Europa League del Napoli?”.
Ma i media sono una parte del tutto. Importante. Però non fondamentale. Il cuore resta il Napoli. Restiamo della nostra opinione: l’allenatore ha chiesto tempo, lo ha detto fin dal primo giorno e adesso bisogna concederglielo. Come del resto disse chiaramente Aurelio De Laurentiis in un intervento telefonico a Radio Kiss Kiss Napoli. Un’analisi comunque va fatta. Non riuscire a vincerne nemmeno una tra Sassuolo, Sampdoria e Empoli non è un buon biglietto da visita. Sarri lo sa e probabilmente anche per questo, al di là delle dichiarazioni, mostra un certo nervosismo. Tre partite sono sei tempi di gioco. E di questi sei soltanto uno, il primo contro la Sampdoria, merita una premiazione piena persino con lode. Gli altri sono tutti zoppicanti. A Sassuolo dopo un buon inizio, la squadra è scomparsa dal campo con qualche segnale di risveglio nella ripresa. Nella ripresa contro la Sampdoria è mancata la lucidità. Ieri a Empoli il primo tempo è stato imbarazzante, il secondo è andato meglio, il Napoli avrebbe potuto anche vincerla. In tre partite non ricordiamo interventi clamorosi dei portieri avversari.
Sarri fa bene a puntare sul bicchiere mezzo pieno. Fa meno bene a ricordare ogni giorno quell’Empoli-Napoli dello scorso anno. Come se fosse stata una finale di Champions League, dando l’impressione che è stata la vittoria della vita per lui. È vero che lo scorso anno alla fine del primo tempo eravamo sotto di tre gol a Empoli ma è un discorso che non sta in piedi: si potrebbe obiettare che a Sassuolo il Napoli lo scorso anno ha vinto e che la Sampdoria è stata schiantata al San Paolo. Insomma, sono argomenti che vanno bene per una cena tra rafaeliti e anti-rafaeliti ma è roba da bar, da sfottò. Così come lo sono quelle dichiarazioni che sembrano sempre voler sminuire il recente passato azzurro. Oggi lui allena il Napoli e a tutti interessa di questo Napoli. L’impressione è che il biennio spagnolo sia un fardello pesante per il nuovo tecnico. Non è solo colpa sua. La responsabilità principale è della società e dei media che hanno assecondato la retorica estiva del sudore (così come in questi giorni hanno parlato dell’Empoli come se fosse il Barcellona, ricordiamo che fino a ieri era a zero punti) ma lui non ha fatto nulla per sottrarvisi. Detto questo, qualsiasi momento è buono per farlo. Conta l’oggi, il domani.
E l’oggi ci racconta di un Napoli disarmante nel primo tempo a Empoli. Una squadra che non riusciva quasi mai a far arrivare il pallone in avanti. Perché è vero che abbiamo subito sei gol in tre partite ma ieri il Napoli non ha mostrato un gioco, un’idea. Valdifiori di fatto non ha giocato e anche a Sassuolo e contro la Sampdoria non aveva brillato, oscurato da Hamsik. E Valdifiori doveva essere il perno dell’idea di gioco di Sarri. È attorno a lui che è stato costruito il Napoli, e lui al momento è assente. In più, Allan per ora arranca: ieri se l’è vista brutta con Croce. Gli esterni di difesa ancora non riescono ad appoggiare l’azione come il tecnico toscano immagina. Ieri siamo stati salvati da una sublime invenzione di Insigne. Il secondo gol è stato un bello schema cestistico, questo sì merito di Sarri. Poi qualcosa si è visto, soprattutto dopo l’uscita di Valdifiori per crampi. Con un po’ di fortuna, oseremmo dire con un po’ di convinzione in più, avremmo vinto. Non sappiamo se è una questione di moduli (per me non lo è quasi mai). È una squadra che a volte sembra non credere troppo in quel che fa, forse – come dice il tecnico – occorre tempo perché devono cominciare a pensare diversamente e non è semplice. Va però detto che si impegnano. Se dopo le dichiarazioni di Sarri di sabato a qualcuno è venuto in mente che ci fossero problemi tra lui e la squadra, dopo Empoli si può dire che qualsiasi tipo dubbio può essere fugato: i calciatori si sono impegnati.
Siamo alla terza giornata. Non c’è da fasciarsi la testa. C’è persino chi sta peggio. A patto, però, di guardare avanti. E di uscire dalla dimensione empolese, non per senso di superiorità ma per principio di realtà. Proprio noi sabato abbiamo ricordato come Sacchi al Milan tormentasse i calciatori con le videocassette del suo Parma. Era giusto farlo ma poi bisogna cambiare pagina. Siamo a Napoli, Saponara non c’è ma c’è una squadra che tutto sommato qualcosina ha fatto negli ultimi anni. E che quest’anno si è rinforzata. Non ci sono nemmeno i fucili spianati addosso. Insomma, da queste parti non pochi sono stati trattati abbondantemente peggio.
Massimiliano Gallo