Storie di procugini, stesso sangue, uguale cognome e una voglia di farsi del male condivisa con accanimento degno di miglior sorte. L’Italietta dei cavilli giudiziari nella quale è consentito agli azzeccagarbugli di perpetuare all’infinito una controversia risibile (in qualsiasi altro paese del mondo verrebbe risolta in una settimana e buonanotte al secchio) si rispecchia nella disputa tra Luca Mascolo – l’ultimo dei sindaci che si sono occupati della vicenda – e il suo procugino Antonio, un professore che ha investito tutti i suoi averi per realizzare il sogno della vita: recuperare il castello Lauritano – dal nome di un patrizio agerolese – costruito a picco sul mare su un costone della contrada San Lazzaro. E dargli una destinazione turistico-culturale. Dalla terrazza si gode un panorama di straordinaria bellezza che spazia da Conca dei Marini a punta Licosa. I turisti camminatori qui trovano il paradiso, quelli sedentari arrivano in macchina fin dove è possibile e ricevono un premio superiore ai loro meriti. Il castello, lo avrete capito, è all’origine della contesa, ma anche le mura sono stanche di reggersi solo su pilastri di carta bollata. Mentre tutt’intorno l’abusivismo si vede ad occhio nudo. Un po’ di storia: nel tempo dei tempi era una torre di avvistamento per consentire alla popolazione di mettersi in salvo quando arrivavano “li turchi”, oggi è un luogo del cuore buono, anzi ottimo, per tutti gli usi turistici e di intrattenimento. Il professore Antonio, in una con un fratello, acquistò il rudere nel 1998, ma da allora ad oggi ha potuto realizzare ben poco del suo progetto. «Il Comune mi mette il bastone tra le ruote, dice, ma ora il rischio che corro è davvero mortale: entro il 15 di ottobre se non riprendo i lavori iniziati a spese mie perderò i finanziamenti europei e dovrò rassegnarmi a una brutta fine». Il sindaco, però, non si lascia intenerire né dalla parentela né dalla disperazione del suddito e, con l’avallo dei suoi esperti tecnici, continua a ripetere che «questa cosa non s’ha da fare». Manzoni c’entra come il cavolo a merenda e prima o poi Agerola troverà un cantore che eternerà con un rap – la filastrocca non si porta più – questa disfida tra Montecchi e Montecchi.
In questi ultimi mesi, però, una scintilla è scoccata e il professore ha trovato un autorevole difensore politico che condivide le sue ragioni riconoscendole obiettivamente giuste e pretende dal ministro Franceschini e dal governo che si assuma finalmente, dopo 15 anni di ricorsi e parole, una decisione. A firmare l’interrogazione è Luigi Di Maio, leader riconosciuto del Movimento 5 stelle indicato addirittura come successore di Beppe Grillo: lo stile è quello proprio dello sfidante, incisivo ed essenziale, che non si fa velo di bollare «l’ostracismo degli amministratori locali i quali calpestano le norme del vigente piano regolatore di Agerola» che ritiene possibili «interventi di restauro scientifico e riuso del castello Lauritano e dell’annessa area di belvedere per la realizzazione di attrezzature pararicettive e di servizio da svolgersi prevalentemente all’aperto». Che poi è la stessa linea sulla quale si è attestata la Soprintendenza autorizzando ben due volte la prosecuzione dei lavori. «È vero, noi non abbiamo mosso una pietra senza il consenso della Soprintendenza ed anche il Quirinale ha compreso le nostre ragioni. In casa, invece, abbiamo sempre battuto la testa contro un muro. Abbiamo parlato anche con il governatore De Luca che ha promesso di intervenire ma finora non ha mosso foglia. Ora, però, siamo all’assurdo quando è venuto ad Agerola il nuovo Soprintendente, gli amministratori lo hanno portato in giro dovunque, ma non al Castello che è sicuramente l’orgoglio del nostro paese». Il Medioevo abita ancora a sud del Garigliano, ma, oltre le battute, resta la sostanza di una storia che conferma l’incapacità dei Comuni e della Regione e degli enti “tecnici” a governare il territorio: sono in tanti (troppi) a decidere ma nessuno decide. In un senso o nell’altro. E nessuno, più in alto, interviene. L’italietta sopravvive aggrappata a questi principi e nell’interrogazione il leader pentastellato mette il dito nella piaga:….«vi è evidente ostruzionismo attuato dall’amministrazione comunale tramite il responsabile del servizio urbanistico il quale boicotta gli interventi di valorizzazione». Se è vero è gravissimo: vorremmo saperlo.
Carlo Franco