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Ho capito perché Napoli è la casa degli argentini. Per fortuna le curve del San Paolo sono Gandhi al confronto delle nostre Barras Bravas

Ho capito perché Napoli è la casa degli argentini. Per fortuna le curve del San Paolo sono Gandhi al confronto delle nostre Barras Bravas

Sono a Napoli dal 30 ottobre scorso, compleanno di Diego Armando Maradona. Da piccolo, in Argentina, seguivamo tutte le partite del Napoli. Della città sapevo solo che c’è lo stadio San Paolo e che il Napoli gioca con la maglia azzurra. Una volta qui, ovviamente uno dei primi pensieri è stato andare al San Paolo. Il primo appuntamento è stato per l’Europa Legue.

Calpestavo per la prima volta il tempio dove Maradona aveva realizzato i suoi migliori miracoli, le magnifiche acrobazie mai viste. Juventus, Milan e Inter cadute in fila, arresi ai piedi di Diego e dei suoi tifosi.

«In curva A? In curva A no», ha esclamato Vittorio, uno dei miei recenti amici napoletani. Abituato agli stadi argentini, ero molto curioso. La cosa certa è che siamo stati in quel settore. Ho notato la passione costante dello stadio, soprattutto delle due curve. In una partita che il Napoli, davanti a una squadra che non ha opposto resistenza (il Midtjylland), ha liquidato con assoluta fermezza. Tranquillità totale nel risultato e nelle vicinanze del San Paolo. Sono tornato in hotel convinto che tutto si fosse svolto pacificamente perché l’avversario era stato minimizzato dalla grande performance della squadra azzurra. «Vedremo con l’Udinese domenica» mi sono detto. 

Ci sono andato di nuovo, questa volta non in curva (non ho trovato il biglietto) ma in un settore vicino alla curva B (la Tribuna Nisida). C’è stato il delirio, il festeggiamento e un gol del mio compatriota Gonzalo Higuain ha permesso ai napoletani di essere felici e soprattutto di aggiungere altri tre punti alla classifica. La gente cantava, allontanandosi dal mitico stadio con l’allegria che solo i trionfi possono regalare. Il Pipita ci ha fatto divertire in questa notte d’autunno.

Mentre seguivo la folla, ripassavo mentalmente l’esercizio di sopravvivenza che bisogna mettere in atto in uno stadio di calcio argentino quando stai per tornare a casa. Non si può paragonare a niente, ma a niente al mondo! Il livello di barbarie che viviamo nel nostro paese rispetto alle tribune e allo scenario che le circonda non ha paragoni in natura. Le Barras Bravas dominano, protette dalla corruzione della politica e della polizia, sommata all’assenza di giustizia, ovvero tutto l’ambito del calcio argentino.

Non riuscirò a spiegare, solo in questa piccola colonna, cosa accade con la criminalità assoluta che regna sui nostri spalti. C’è passione infinita, come quella che mostra la tifoseria del Napoli, “la più argentina” del continente europeo. Cantate tutto il tempo, come noi. La grande differenza, l’enorme disuguaglianza si trova nell’estrema violenza e nei nostri maledetti codici di convivenza. La Butteler (la barra del San Lorenzo), i Borrachos del Tablón (River Plate), i Rojos (Independiente), la 12 (Boca juniors) o la Guardia Imperial (Racing Club), solo per nominare le cinque più importanti, più tutte le altre tifoserie, regalano uno spettacolo incredibile con i loro canti, colori, ingegno creativo, folclore unico, che si tinge di sangue e di morte, visto che il calcio argentino ha fin qui pianto la bellezza di 306 vittime. È inspiegabile uccidere in nome della passione, senza dubbio le Barras Bravas argentini commettono delitti di tutti i tipi e di qualsiasi grandezza, con il potere che loro concedono coloro che poi le sfruttano.

Due mondi diversi, due realtà distinte. Andando via dal San Paolo e tracciando le mie conclusioni, ho detto al mio amico Claudio Botti, napoletano fino al midollo, «la passione argentina e la passione napoletana sono molto simili, direi uguali, ma la curva A e la curva B, in confronto alle nostre Barras Bravas, sono Mahatma Gandhi, Madre Teresa di Calcutta e il premio Nobel per la pace».

Napoli, grazie per il tanto affetto, mille grazie, da ora in poi andrò per il mondo ripetendo ciò che voi dite sempre e che io ho provato di persona…: “Questa è la casa degli Argentini”.
José Caldeira  (autore dei libri
 “Hinchas argentinos. Tablòn, show y sangre”, “Iglesia Maradoniana La mano dei D10S” e “Còdigo M. – Maradona-Messi, quien?)

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