L’ultimo lavoro della scrittrice è un’affascinante mix tra ricostruzione storica e narrazione romanzata tra i miti di Napoli
Conoscevamo Agnese Palumbo come una scrittrice di storie di donne che avevano reso grande Napoli e come attenta custode dei miti della Città madre di tutti noi. Ora la giovane saggista napoletana ritorna al pubblico dei lettori con “Di sangue e di altre cure. Il mistero di Caravaggio al Rione Sanità (Edizioni San Gennaro, pagg. 80, euro 9, collana sVInCOLI curata dallo scrittore Angelo Petrella)” e si scopre autentica narratrice con una sua voce personalissima e leggera come sospesa in un tessere fatto di spirali autentiche e passionali.
Siamo – ci sembra – ai primi del 1600 e protagonista del romanzo è Giovanni Orefice, rampollo di una danarosa schiatta partenopea che commercia con i fiamminghi, e che in questa condizione di favore si innamora degli artisti di quella terra decidendo di fare il pittore, contrastato dal padre. Ma si sa non si ferma il sangue giovane ed appassionato ed il nostro riesce ad ottenere un appuntamento con Battistello Caracciolo e gli chiede di entrare nella sua bottega. Il maestro pur riconoscendo in Giovanni del talento gli dice che non ha posto ed alle insistenze dell’Orefice gli propone un patto: per ora cerchi di ritrovargli Caravaggio che vaga per la Città, protetto dai Colonna, con in testa la sua condanna a morte, e dopo si vedrà.
Giovanni vaga anche lui per una Napoli diversa: quella del Magister operis domenicano Fra Nuvolo che sta costruendo sulla base solida della Terrasanta la sua S. Maria della Sanità, ed in quei meandri conosce un personaggio singolare “il giovanissimo apprendista dei morti dai capelli rossi” allievo di D’Amato, “il mago della mummificazione”. Con lui gira in questa Napoli segreta e notturna, la stessa che farà da sfondo con i suoi lazzari in cerca di immortalità de “Le Sette opere di Misericordia” che il Caravaggio stava realizzando alla Chiesa del Pio Monte.
In questa notturna ricerca di senso il giovane Giovanni assiste, dopo un dialogo che svela la teogonia naturalistica dell’artista lombardo, ad un patto tra il Magister e Michelangelo Merisi per l’esecuzione di un’opera di Caravaggio nella costruenda Basilica alla Sanità.
La Palumbo alterna il dettato storico-narrativo con le vicende di Padre Antonio Loffredo che nel 2005 inizia a dare nuovi connotati al quartiere della Sanità partendo anche dal disvelamento di tracce caravaggesche nel dipinto del 1612 di Vincenzo da Forlì. Giovanni incontrerà il suo Caravaggio partecipando alla “Circoncisione” ed apprenderà i segreti delle sue biacche e dei suoi tratti in movimento che replicano la Natura ed aspirano all’immortalità per se e per i suoi derelitti. Il ragazzo rivelerà essere invece una donna, Cecilia – dopo il viaggio con Giovanni nell’Ade di Arianna. – che aspira invece ad essere una medichessa. Entrambi troveranno il loro spirito – ed il proprio futuro – in una corporeità ingannevole. Sullo sfondo la città di Napoli che “ama i ribelli; ama ciò che lei stessa non può gestire e contenere: ama, nutre e rende gigantesco ciò che spesso le si ritorce contro”.