Bologna-Napoli 3-2, le pagelle di Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia
REINA – Il giallo non porta bene nella rossa Bologna. Inizia bene, fa due passi e si alza sul set per deviare una punizione di Brienza. Poi scende la notte. Senza colpe sui primi due gol, al terzo papereggia di brutto, come gli era già accaduto qualche volta con l’Innominabile. Sbaglia anche nei rilanci nel buio bolognese – 4
Mette le mani su Brienza e ti sembra inizi con una grinta da mani sul primo posto. Poi però quelle mani diventano le chiavi per l’inferno. Anche questo è un uomo – 4
HYSAJ – Perde la palla in ogni modo possibile. Forse la peggiore partita di questo campionato – 3,5
Talmente brutta che, per me, merita mezzo voto in meno – 3
MAGGIO dal 18’ del secondo tempo – Non leva e non mette. Anzi peggiora le cose perché sbaglia un cross decisivo nel recupero del miracolo mancato – 3
Uno scoglio contro cui si infrange l’onda più bella. Una nuvola che all’improvviso offusca il paesaggio mentre scatti la foto del secolo. Una macchia sulla tovaglia bianca appena lavata. Una cancellatura provocata da un errore nell’annotare un appuntamento sull’agenda appena comprata. Questo è, Maggio. Un incidente accidentale che ti mostra la bruttezza all’ennesima potenza. Quella rimonta era un sogno, lui l’ha spezzata – 2
ALBIOL – Maldestro sul primo gol di Destro. Eppure s’impegna tra chiusure di testa e di piede. Anche lui tra le statue di sale del raddoppio rossoblu – 4,5
Non sono d’accordo. Il fuorigioco lo ha fatto, anche se impercettibile, perciò il compito l’ha svolto. Se il guardalinee non ha visto il piede in fuorigioco la colpa non è certo di Albiol. Poi sul resto possiamo anche giudicarlo e dargli un voto, che è più basso del tuo – 4
KOULIBALY – Il fallo appena fuori area su Mounier è stato il segnale della maledizione emiliana. È un colosso d’argilla. 4,5
C’è modo e modo di stendere qualcuno, e tempo e tempo, e luogo e luogo. Non ti puoi mettere a scoglio contro l’avversario al limite dell’area. È pericoloso. Colosso d’argilla sì, ma ci deve mettere anche il sale, nella zucca – 4
GHOULAM – Si smarrisce tra i suoi stessi dribbling – 4
Quando saluta gli avversari, prima di entrare in campo, poi si pulisce la mano sulla maglia. Secondo te perché suda o per depurarsi dalle influenze negative? Perché se è per il secondo motivo allora oggi gli deve essere rimasta una stilla di sudore emiliano addosso, quello che ormai è assodato che ci porta sfiga. Sennò non si spiega – 4
ALLAN – Un paio di lucine le accende, per il resto l’ombra della sconfitta fagocita persino lui, tra i meno peggio – 5
Meno peggio per Allan è un’offesa enorme. La sottoscrivo con il sangue – 5
DAVID LOPEZ dal 31’ del secondo tempo – Ha fiato ed energia, che spreca con un fallo di troppo nel finale – 5
Fabrì, e questo non ne ingarra una: se non avesse manco fiato ed energia saremmo rovinati! – 4
JORGINHO – Diawara è una diga che blocca la sorgente del gioco azzurro. Lento, impacciato. Stavolta i suoi tocchi sono frasi mai iniziate oppure spezzate – 3
Mio figlio, al 35°, mi ha chiesto perché Jorginho non fosse stato convocato. Devo aggiungere altro? – 3
HAMSIK – Anche lui, nel giropalla dalla difesa, compie troppi errori, fino all’assist perfetto per il tre a zero di destro. Meglio davanti. La media è la mediocrità – 5
Fino al 33° del primo tempo fa l’uomo invisibile. Neppure ci accorgiamo che esista. Poi ha un guizzo in quella sponda per Insigne che Lorenzo non riesce a insaccare di testa, parato da Mirante. È l’unico momento in cui Marek mostra di esistere. Poi torna nelle retrovie del nulla – 4
CALLEJON – Sullo zero a zero ha la prima vera occasione da gol: il classico diagonale da destra, deviato da Mirante. Poi il palo. Gestisce male una palla in area a inizio ripresa – 5
Non si sblocca manco sulla meraviglia di Insigne che cambia gioco e gli passa palla. Poi, al 35° del primo tempo, il suo tiro a volo di sinistro trova Mirante, che trova a sua volta il sedere di un compagno, che frutta a noi il palo. Era già chiaro che avessimo bisogno di una benedizione – 4
HIGUAIN – Il migliore, per quanto possa valere, non solo per l’incredibile doppietta finale, con quel tocco impossibile del primo gol. Nei primi venti minuti del primo tempo fa il regista offensivo con quei piedi magnifici che si ritrova. Un solo neo: quel pallone alzato in piena area, senza centrare la porta al 2’ del secondo tempo. Un mostro anche nella sconfitta – 7
Al 3° del primo tempo si inventa un cross per Callejon che se fosse arrivato ad Insigne sarebbe stato un gol bellissimo. Destro, sinistro, costruisce azioni in maniera implacabile. Ma è nel finale che dimostra quanto è grande. Segna, ma continua, ne segna un altro, continua fino alla fine a cercare il gol. Non è che prende solo per mano i compagni, a un certo punto li prende e li butta via e sembra dirgli, con i movimenti del corpo: “Guagliù io non ci sto a perdere. O siete con me o andate a quel paese!”. E corre, corre, corre. L’ho amato moltissimo. Mi ha fatto credere a una rimonta possibile. Una donna queste cose non le scorda – 8
INSIGNE – È di una vivacità impotente. Duetta di testa con Hamsik e poi ciabatta di esterno sempre per lo slovacco. Serve Higuain sul primo gol. Merita la sufficienza – 6
Sì, ma la vivacità impotente è una forma di vivacità scura come la notte buia se non la trasformi in follia offensiva – 5,5
MERTENS – Un paio di lampi, ma piccoli e deboli – 5
Non mi sono neppure accorta del cambio – sv
SARRI – Indossa una tuta atermica. La stessa di Sassuolo, ad agosto. Ma adesso siamo a dicembre. Non sente caldo né freddo, come Mazzarri buonanima. Ma è lo spettro di Donadoni in carne e ossa a bruciargli di più. La via emiliana al socialismo gli fa male per la seconda volta – 5
A giudicare la singola prestazione ha sbagliato tutto. Non ha previsto che il Bologna potesse entrare in campo e affrontarci a viso aperto, cosa che nessun’altra squadra, finora, aveva fatto. Non ha preparato bene la partita? Forse. Certo non ha fornito ai suoi la corazza giusta. Credevo che questa squadra si sarebbe scrollata di dosso i 20 terrificanti minuti finali contro l’Inter e invece glieli ho trovati attaccati addosso dal primo minuto. Solo Higuain è riuscito a lavarli via. Ma da qui a vedere un’ipotesi di fallimento, o il declino lento, o l’inizio della fine ce ne passano di Natali. Una sconfitta ogni 15 partite mi va benissimo, prima o poi qualcuna bisogna perderla. Vuol dire che domenica prossima entreremo in campo con il coltello tra i denti. Son cose che capitano. Calma e sangue freddo, insomma. Sarri sa cosa c’è da fare. L’aveva intuito alla vigilia che sarebbe stato complicato. Sa lui come reinstallare la scintilla nei suoi, ne sono convinta – 5
PACILEO – Nel senso di Giuseppe, firma storica del giornalismo sportivo. In questa prima cupa domenica di dicembre, seconda di Avvento, l’unica consolazione è il bel pezzo di Carratelli sul Mattino per il compleanno numero 83 di Giuseppe Pacileo, detto Peppino, cantore delle pedate maradoniane negli anni belli. Pacileo è stato il Giuan Brera napoletano, con la sua prosa inarrivabile. Passò alla storia per aver messo 3,5 a Maradona dopo un due a due con l’Udinese. Glielo mise perché l’accidia è il veleno peggiore per il genio. Scriveva di calcio per sottrazione, perché la realtà intorno, tra camorra e potere democristiano, non regalava granché. Meglio Diego e gli scudetti. I voti di oggi sono un omaggio a lui.
MAZZOLENI – Arbitra malissimo, titubante e impreciso – 4
Non è stato quel piede in fuorigioco ad averci fatto perdere la partita. E neppure una cattiva condizione fisica. È la testa, la testa. La nostra – 1
Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia