Antonio Careca, intervenuto alla trasmission sportiva di Tv Luna Ha ricordato il suo passato da calciatore a Napoli ed ha commentato la situazione degli azzurri di Sarri:
«Ho vissuto 6 anni bellissimi, ho ricordi bellissimi di questa città: Napoli mi ha dato gioia e allegria».
Napoli di Sarri?
«Gli azzurri hanno perso quest’ultimo impegno contro il Bologna, ma la squadra quest’anno c’è, sta facendo bene.Per giocare a Napoli in generale devi avere un carattere forte, molta personalità: è molto simile al Corinthians, i tifosi sono sempre vicini alla squadra e molto calorosi anche dopo le sconfitte. Chi gioca a Napoli deve avere personalità e grinta: prima di acquistare calciatori devi vedere prima se hanno grinta. Per me Tevez era un calciatore da Napoli, ha quella cattiveria agonistica, quella ‘cazzimma’ che devi avere per poter giocare a Napoli».
Rapporto con Maradona?
«Era uno che nonostante mancava spesso agli allenamenti, in partita era concentratissimo e ti dava la carica: era un compagno perfetto».
Ambiente Napoli?
«Era difficile uscire, io però ho sempre amato uscire per prendere una birra, ma comunque la mattina dopo ero al campo d’allenamento anche in anticipo. Maradona amava uscire, andare a mangiare con la famiglia o da solo, a Napoli soffriva la difficoltà di farsi vedere in giro perché avevamo una responsabilità nei confronti dei tifosi, della società e anche dei giornalisti ma anche noi calciatori abbiamo una vita privata! Noi brasiliani siamo diversi dagli argentini, che invece sono molto più simili ai napoletani: Diego anche in Argentina non poteva uscir di casa, mentre è stato a casa mia in Brasile per più di un mese dopo che l’Argentina uscì dai Mondiali e poteva camminare tranquillamente per strada»
Giordano?
«È il più forte attaccante che ho conosciuto: quando arrivai a Napoli scelsi ‘la 7’ per lasciare a Bruno che era più grande di me la numero 9».
Bianchi?
«Non credo fosse in cattivi rapporti con i suoi calciatori nell’87-’88: era uno con cui si lavorava duro ma non ho mai avuto problemi con Ottavio. Lui mi disse, quando ancora non riuscivo a parlare in italiano, che l’unica parola che dovevo conoscere bene era ‘lavoro, lavoro, lavoro!».
Io con Higuain? «Gonzalo Higuain è un campione: il Pipita mi fa impazzire quando ha la possibilità di giocare nell’area di rigore avversaria, quando esce perde un po’ ma lo fa perché la palla non gli arriva. Conclude bene con entrambi i piedi, quando gioca in area avversaria è devastante.
Potevamo giocare insieme sicuramente, come ho giocato con Romario: lui centrale e io mi muovevo ruotando attorno a lui».