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La Scandone e il Collana, due esempi di città forosa (con la effe)

La Scandone e il Collana, due esempi di città forosa (con la effe)

La città porosa? No, la città forosa, che si sbriciola ad ogni accidenti del sottosuolo. Tentiamo un doppio salto mortale con avvitamento passando dal titolo delle “Conversazioni su Napoli” di Claudio Velardi con Massimo Cacciari e altri illustri intervistati all’ultimo sciaguratissimo sfarinamento di due palazzine che ospitavano istituti ed aule della facoltà di Veterinaria nella via omonima. Il bicchiere mezzo pieno di questa storia di ordinaria incuria urbana è che per un colpo di fortuna degno del superenalotto non ci sono state vittime; il bicchiere mezzo vuoto è che non può essere più consentito svolgere una funzione di vitale importanza come la scuola universitaria in simili condizioni di degrado. Se questo è vero il cambio di consonante tra città porosa e città forosa che noi, con un colpo di mano, abbiamo azzardato non è tanto campato in aria e richiama proprio le teorizzazioni su Napoli del filosofo veneziano il quale, spiegando il significato di “porosità”, scolpì un ritratto della condizione napoletana che ancora oggi, ventidue anni dopo, è tremendamente valido. (Napoli), disse, «è una struttura premoderna plebea e comunitaria (che) non va distrutta in nome di una astratta modernità e neanche, del resto, mantenuta così com’è, nel degrado che l’ha sempre più colpita. Bisognerebbe dare ad essa dare voce e articolazione propria». Per il cronista queste parole hanno un sapore dolce e amaro e ripropongono, così come ipotizzò, Cacciari il sogno della città autenticamente mediterranea. A Napoli come a Palermo dove questa condizione è nelle mura che si disgregano e nell’eterna “Grande bellezza” della città-ventre.

Un’ultima notazione, anch’essa indotta da queste malinconiche considerazioni: il Rettore Magnifico si è giustamente complimentato per la tempestività della vigilanza («È stato evitato un disastro», ha detto) ma il direttore del Dipartimento, professor Luigi Zicarelli, più realisticamente ha commentato: «Abbiamo rischiato grosso, poteva andare molto peggio». Come andò per il povero Salvatore Giordano, il ragazzo di quattordici anni investito e ucciso da un calcinaccio “piovuto” dalla Galleria Umberto I. O come andò con il regista-cantante-attore Franco Nico travolto e ucciso dal selciato dissestato della Galleria Vittoria. E qui sovviene il commento tutto da condividere di Marco Demarco il quale, in un editoriale per il Corriere del Mezzogiorno, rilevò che la Galleria Umberto I ha gli stessi anni della Tour Eiffel che continua ad ospitare milioni di turisti a differenza della nostra che continua ad essere fonte di sciagura. In nome della forosità napoletana. Che aiuta a spiegare anche altri accidenti del nostro vivere quotidiano. A pensarci bene, infatti, la chiusura della piscina Scandone per inquinamento è conseguenza della delittuosa irresponsabilità con la quale vennero eseguiti i lavori di costruzione dell’impianto che fu completato in pochi mesi per consentire al sindaco Achille Lauro di rivendicare, al cospetto degli organi di controllo dei Giochi del Mediterraneo del ’63, che lui e solo lui poteva realizzare in soli sei mesi una piscina perfettamente funzionante. Oltre che bella e degna di Napoli. Dimenticò di aggiungere, però, che le fondamenta, come nel caso del Centro Direzionale disegnato dal grande architetto Kenzo Tange, poggiavano su pozze di acqua. E anche la precarietà dello stadio Collana è imputabile allo stesso difetto di manico. Per l’impianto vomerese comincia, naturalmente con un ritardo scandaloso, una nuova vita: la gestione è stata affidata all’Ati Collana che raggruppa le nove società sportive (Centro Scherma partenopeo, arti marziali, Cesport pallanuoto, nuoto, calcio maschile e femminile, ginnastica, pattinaggio su rotelle e judo) che svolgono attività nell’impianto. Riparte il Collana, ma per modo di dire. C’è tempo ancora per i ricorsi – Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro, proprietari della Giano srl, sono arrivati secondi dietro l’Ati Collana ma non si rassegnano – mentre de Magistris continua a litigare con il Governatore De Luca per la proprietà dell’impianto. Ha proposto uno scambio alla pari Collana per Albergo dei poveri, ma la Regione ha detto “passo”, ora si attende la puntata decisiva. O la scoperta del bluff.
Carlo Franco

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