A France Football: «A Napoli dicono che sono andato lì per sistemare mio figlio. È bellissimo lavorare con lui. James? Ha fatto più gol e assist che scatti»
Ancelotti intervistato da France Football. Un’intervista molto lunga – sei pagine -, in cui ha toccato molti temi. Napoli non è stata mai presa in considerazione se non di striscio in un paio di risposte. Una volta sui suoi problemi di spogliatoio al Bayern.
«Tutto quello che si è scritto sui miei problemi di spogliatoio al Bayern, o a Napoli, non è vero. Non mi sono mai posto contro Robben, Ribery o Hummels: Volevo far ruotare gli uomini e lanciare forze fresche. Tutto qua».
La seconda volta è che quando l’intervistatore gli chiede del figlio Davide, di come sia lavorare con il figlio.
«Oggi è probabilmente l’aspetto migliore del mio lavoro. A Napoli ancora dicono che ho accettato la panchina per sistemare lui. Ma Davide è intelligente, ama lo sport, ha studiato. È stato uno dei più giovani diplomati in scienze dello sport, in Germania. Lui è competente e motivato, poco importa quel che dicono alle spalle. Qui ho uno staff molto giovane, età media 32-33 anni. Probabilmente è il miglior staff che abbia mai avuto e ne ho avuto di ottimi. Sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Adesso stanno lavorando a una nuova metodologia scandinava che riguarda l’elettromiografia della gambe (France Football spiega che l’elettromiografia è una scienza medica che consente di studiare il funzionamento dei nervi e dei muscoli). Consente di conoscere l’impatto dell’elettricità sui muscoli, soprattutto nella fase di recupero e guarigione».
Una curiosità su James e le statistiche.
«Utilizziamo le statistiche, soprattutto per le sedute di allenamento. Ma le dico una cosa: quando abbiamo preso James, tutti erano preoccupati per le sue condizioni fisiche e si chiedevano se fosse stato in grado di reggere i ritmi della Premier. Nelle prime quattro partite sa quanti scatti ha fatto (intende superiori a 25 chilometri orari)? Sette! Ha fatto più gol e assist che sprint. Di che cosa parliamo? Quando allenavo il Milan, acquistammo Ronaldo il brasiliano. Al suo arrivo, pesava cento chili. Gli dissi: “Non posso farti giocare, devi dimagrire”. Mi rispose: “Che vuole che faccia sul campo? Che corra o che io segni? Se è per correre, mi lasci in panchina, se è per segnare mi metta in campo”. Lo feci giocare. Non corse ma segnò due gol. Lo stesso vale per James.
Perché l’Everton.
Quando sono stato esonerato a Napoli, ho ricevuto una telefonata dall’Everton che stava cercando un manager. Volevo continuare a lavorare e l’idea era di tornare in Premier. L’Everton mi ha offerto questa possibilità.
Sui calciatori
I calciatori amano giocare a pallone. C’è molta frenesia attorno a loro: i tifosi, i procuratori, i soldi, i social network. Ma in fin dei conti tutto vogliono e amano giocare. Un calciatore è molto più toccato nel suo orgoglio quando non gioca che quando non viene pagato.
Le emozioni
Provo forti emozioni. C’è stato un tempo in cui piangevo molto. Soprattutto quando dovevo dire a un calciatore che non avrebbe giocato. Ero triste di renderlo triste. Ancora oggi dico: “Mi dispiace doverti dire che non giocherai”. Non so se mi credono ma è la verità.