Sono cascami della battaglia elettorale in Figc tra Gravina e Sibilia. De Laurentiis si era illuso di avere ottenuto la protezione di Gravina. Deve scendere in campo se vuole tutelare il Napoli
Ricordo che da subito tutti, ma proprio tutti, eravamo pronti a scommettere che il Napoli avrebbe perso il ricorso di fronte alla giustizia sportiva e che un barlume di speranza l’avremmo avuta solo davanti al Coni o al Tar.
Così è accaduto, finora. Anche se i toni e le motivazioni dell’Appello sono andati sopra le righe. Ma perché davamo tutti per scontato la sconfitta del Napoli? E questo mentre la politica, le istituzioni, il governo e soprattutto i giuristi si affannavano a ricordare che il Protocollo è un atto sottoscritto da privati mentre la legge va rispettata a prescindere. E la legge, la Costituzione, non lasciano dubbi sul fatto che le decisioni delle ASL siano inappellabili.
Dunque, perché nonostante questa verità, davamo per certo la sconfitta del Napoli? Queste che seguono sono riflessioni e notizie raccolte nei corridoi dei palazzi sportivi. Che faccio mie.
In queste settimane si vive una campagna elettorale strisciante per il vertice della Figc che vede l’uscente Gravina e lo sfidante Sibilia confrontarsi per conquistare fino all’ultimo voto disponibile.
Nulla da eccepire. Ė la democrazia, bellezza. Ma in questo contesto sempre più spesso leggiamo di scelte della Procura e degli Organi di Giustizia Figc che sembrano assunte – spero di sbagliarmi – non in punto di diritto ma piuttosto per sostenere gli uni o danneggiare gli altri. E questo non va bene.
A partire dai Dilettanti del Calcio a 5, in cui la Lega, dopo la scoperta di ammanchi di cassa, è stata commissariata da Sibilia che è stato prontamente smentito da Gravina che a sua volta è stato clamorosamente zittito dal Coni.
Così come la relativa indagine per utilizzo improprio dei fondi viene misteriosamente archiviata dalla Procura Federale retta da Chinè ed altrettanto fragorosamente riaperta dalla procura Generale del Coni.
Per continuare in Lega Pro, dove il famoso illecito sportivo tra Picerno e Bitonto, conclusosi con il patteggiamento, ha visto le due squadre, a differenza di quanto da esse concordato con la Procura, penalizzate nella stagione 19/20 anziché 20/21: e perché? Perché così potevano essere ripescate Bisceglie e Foggia? Certo mi auguro che la scelta non sia stata motivata dal fatto che sempre di voti freschi per Ghirelli e quindi Gravina si trattava.
Proseguendo per questa via vediamo come la Juventus venga pubblicamente assolta, prima ancora di iniziare un procedimento, per il caso Suarez.
E la Lazio dell’odiato Lotito, di converso, trattata come una banda di truffatori prima ancora di acquisire la documentazione.
In tutto questo scenario di guerra, e apparentemente senza esclusione di colpi, ADL si era illuso che la sua (presunta) amicizia con Gravina lo avrebbe messo al riparo da colpi bassi. Pia illusione.
E così arrivano due sentenze, quella del Giudice Mastrandrea, ma ancor più quella di ieri della Corte Sportiva, che umiliano De Laurentiis ed il Calcio Napoli.
Effettivamente sentenze così, e quella di ieri le batte tutte, in Corte di Appello non si erano mai lette: non un’argomentazione giuridica ma 3 (dicasi tre!) paginette in cui si racconta l’avvenuto in punto di fatto senza fermarsi un solo momento a ragionare su gerarchia delle fonti, imperatività della norma, scriminanti. Nulla di tutto ciò. E se la difesa del Napoli ha evidentemente commesso un grande errore nello scegliere questo terreno di scontro anziché quello giuridico, soffermandosi sulla narrazione di quelle ore anziché sulla valanga delle comunicazioni ricevute, è altrettanto vero che una sentenza così sembra scritta più da un piccolo burocrate che da un giudice di Appello.
Una sentenza offensiva che può prefigurare addirittura sanzioni ancora più severe. Come se si volesse dire ad ADL “non tirare troppo la corda” perché sei sotto scacco, le sanzioni possono ancora aumentare se parte una contestazione per frode sportiva.
Ma l’ex tycoon cinematografico non è uomo da sottostare ai ricatti e siamo certi non si piegherà, anche perché il prossimo scontro si giocherà in casa Coni, e Malagò, come è noto, non è certo amico di Gravina.
Diciamoci la verità: certe cose nel calcio sono sempre esistite e noi le denunciamo da tempo, ma l’utilizzo mirato della Giustizia Sportiva nella battaglia per il vertice non si era mai vista.
Magari mi sbaglio. Non voglio crederci. Ma questi sono i fatti.
Epperò non credo di illudermi se azzardo che il Collegio di Garanzia del Coni farà finalmente valere il diritto restituendo al Napoli il punto tolto e la partita da giocare.
Nel frattempo ADL se ne faccia una ragione: è ora che assuma un ruolo nel Palazzo e smetta di fare il destabilizzatore solitario. Si metta alla testa di un operazione di ricambio, pulizia e trasparenza nella Figc: il Napoli ed il Calcio italiano ne trarrebbero solo benefici.