Quando Hamsik ha battuto e segnato il primo rigore di Atalanta-Napoli, il tifoso del Napoli, ci scommettiamo, si è ritrovato a gestire due sentimenti ben precisi, forse un po’ in conflitto tra loro: da una parte la felicità del gol e la gioia liberatoria per la maledizione dei penalty appena sconfitta; dall’altra la presa di coscienza, l’ennesima, che la squadra azzurra il problema con la precisione dagli undici metri non l’ha risolto. E la conferma l’ha avuta al secondo tentativo del capitano, per fortuna sul 3-1.
Succede da un po’ di anni, e va ben oltre lo psicodramma della stagione 2014/2015 di Gonzalo Higuaín. L’argentino, poi guarderemo le statistiche, non ha fatto altro che “adattarsi” in qualche modo alla bassissima percentuale di realizzazione del Napoli quando si tratta di massime punizioni. Prima del Pipita, infatti, già gente come Cavani o lo stesso Hamsik avevano messo insieme cifre negative nel rapporto tra rigori assegnati e trasformati.
Abbiamo preso in esame le statistiche fin dalla stagione del ritorno in Serie A, mettendo insieme tutte le competizioni. Il risultato è eloquente: 75 rigori tirati in totale e 46 gol, per una percentuale del 61%. Roba bassissima, soprattutto in rapporto alle cifre, ad esempio, dell’intero campionato di Serie A 2014/2015 – 117 rigori realizzati, 81 segnati per una percentuale del 69% -, “sporcato” proprio dal 4 su 9 del Napoli. L’anno scorso, 4 errori di Higuaín e quello di Insigne contro la Juventus, più i due di Mertens tra Europa League e Coppa Italia, per un computo finale di sei rigori realizzati su tredici tentativi. A segno Higuain quattro volte (tre in campionato, una in Europa League), una sola Jorginho (Napoli-Udinese, Coppa Italia) e Mertens (Napoli-Parma, campionato).
Un po’ meno negativo il discorso che riguarda gli “altri” rigori, quelli delle lotterie: giusto un anno fa l’acuto di Doha, con 6 rigori realizzati su 9, e appena dopo passaggio del turno in Coppa Italia contro l’Udinese, 5 rigori tutti segnati. Le due precedenti lotterie, quelle contro Inter (Coppa Italia 2011) e Juventus (Coppa Italia 2009) erano andate male, con uno score totale di 11 tentativi per 7 trasformazioni. Se ci aggiungiamo la lotteria della Coppa Italia 2007 (Napoli-Livorno), con 4 tiri e 3 gol, abbiamo un rapporto totale di 29 penalty e 21 trasformazioni, e quindi una percentuale di realizzazione del 72%. Un rapporto non esaltante, ma sicuramente migliore rispetto a quello nefasto della stagione conclusasi lo scorso 31 maggio.
Meglio era andata nella stagione 2013/2014, con un Higuaín forse mentalmente più libero e in grado di fare cinque su cinque in campionato. Sfatato quindi anche il mito del Pipita che non sa battere i rigori, o che non sa batterli in assoluto: oggi questo Higuain può recuperare pure le sue misure da rigorista. Soprattutto in relazione allo scarso feeling tra Hamsik e i tiri dal dischetto. Lo slovacco ha una percentuale di realizzazione bassissima nella sua carriera in azzurro: 17 tiri, 9 errori, per un rapporto inferiore al 50%. Le cifre, ma anche le immagini: il gol risicatissimo di domenica a Bergamo, l’errore nel finale e quello di mercoledì col Verona. Anche se in squadra c’è anche Jorginho che, pur avendo sbagliato il suo rigore a Doha, a Verona li segnava.
Un altro caso indicativo è quello di Edinson Cavani che in carriera ha una percentuale, come dire, buona ma non buonissima: 62 rigori e 54 gol, un penalty sbagliato ogni quattro. Il problema è che tutti gli otto errori sono stati commessi durante le tre stagioni all’ombra del Vesuvio: due nella prima stagione, 2010/2011, e tre nelle due successive. Al Napoli, quindi, il 75% di percentuale totale scende fino a un meno lusinghiero 63% che vuol dire 14 gol su 22 tentate trasformazioni. Un po’ poco, quindi perfettamente in linea con la media-Napoli.
Una media bassa anche negli anni precedenti ai grandi centravanti: nel biennio 2008/2010, 9 rigori totali e appena 5 gol. Per trovare un dato positivo, bisogna risalire alla stagione 2007/2008, la prima in Serie A: se il computo totale è comunque in linea con gli storici azzurri (9 tiri e 6 gol, per una percentuale realizzativa del 66%), sono le cifre di un singolo tiratore a tornare in utile. Con 7 tiri e 6 gol, e quindi con una percentuale del 85%, Maurizio Domizzi è l’ultimo vero rigorista del Napoli. Non infallibile, ma affidabile anche nei momenti di tensione e pressione (questo Napoli-Juventus, ad esempio). Sono passati otto anni e più, ma non è ancora finita la ricerca di uno così. Che a una squadra con ambizioni reali di vittoria, serve davvero come il pane.
Alfonso Fasano