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Solo Nyers, l’apolide del gol, ha fatto meglio di Higuaín. Nel mirino ci sono ora i record di Nordahl e Toni

Solo Nyers, l’apolide del gol, ha fatto meglio di Higuaín. Nel mirino ci sono ora i record di Nordahl e Toni

Higuaín è da record. I suoi 18 gol nel girone d’andata (19 partite giocate, 1602 minuti in campo, un gol ogni 89 minuti) sono una cifra mostruosa. Già ora, ma anche e soprattutto in proiezione. Per capire e “pesare” questo primato basti pensare che tre stagioni fa il capocannoniere Edinson Cavani girò con 14 gol segnati al termine delle prime diciannove partite. Avrebbe mantenuto lo stesso andamento pure nel ritorno, chiudendo con 29 gol alla trentottesima giornata. Se pure l’ex Real dovesse riuscire a confermare le sue medie realizzative, potrebbe arrivare a maggio con uno score di 36 reti. Sarebbe ovviamente un record assoluto, la rottura di un tabù che dura da più di sessant’anni: nel 1950, infatti, Gunnar Nordahl divenne re dei bomber con 35 segnature. Vicino a certe cifre sono andati solo Antonio Angelillo, 33 reti in 33 presenze con l’Inter nella stagione 1958/59 e Luca Toni, che nel 2005/2006 si laureò capocannoniere con 31 gol. Poi, ci sono i record di mezzo, i gran premi della montagna: i gol iniziali di Gabriel Batistuta, a segno per 11 partite consecutive in apertura della stagione 1994/95, che sono una roba francamente difficile da ripetere. E poi il primato dei gol nel solo girone d’andata di Istvan Nyers. Higuaín non è riuscito a fare meglio del centravanti dell’Inter, che nella stagione 1949/50 chiuse con l’eloquente score di 19 gol in altrettante partite. Una storia che, anche per questo, merita di essere raccontata. 

Tutti i pezzi che girano in rete su Istvan Nyers titolano o aprono raccontando lo status particolare di questo calciatore, l’apolidia. Wikipedia definisce apolide un individuo privo di nazionalità, per origine o derivazione. Il caso di Nyers è quello di uno che un po’ sceglie e un po’ si fa scegliere da questa condizione: natali francesi, ma di confine (Freyming-Merlebach, praticamente in Germania), famiglia ungherese e vita in giro per il mondo, con scarpette bullonate ai piedi e una voglia matta, infinita, di divertirsi fuori e dentro il campo da calcio. All’Inter arriva nel 1948, scoperto dall’osservatore Giulio Cappelli. Sergio Brighenti, suo compagno in nerazzurro, lo ha descritto così in un’intervista alla Gazzetta: «Era un’esibizionista puro. Arrivava agli allenamenti con macchine americane sempre diverse, alle cene di squadra con fidanzate sempre diverse. Sui tavoli verdi di carte e biliardo ha buttato via molti soldi». Nyers è un viveur baciato dalla grazia del pallone. Lo ammette lui stesso, quando dichiara che «a 25 anni, l’Inter e Milano divennero una tana perfetta. Eravamo davvero una squadra, eravamo amici anche fuori dal campo» Nyers ha altre particolarità: possiede una rimessa laterale lunghissima, come una specie di Rory Delap d’annata, e poi ha un fratello calciatore, Ferenc. Ovviamente, pure lui apolide e pure lui passato per l’Italia, nella Lazio (due stagioni, 14 gol in 36 partite). 
Per Brighenti, ex collaboratore del ct Vicini ai tempi di Italia 90, l’Istvan (o Etienne, o Stefano: sapete, l’apolidia) di campo era uno «à la Shevchenko», seppur in un’epoca tanto diversa. Le sue specialità erano «la progressione palla al piede, devastante, e la capacità di tirare indifferentemente con ambedue i piedi». I numeri, eccezionali, confermano e se possibile avvalorano le parole di Brighenti: in cinque stagioni di Inter, Nyers mette insieme due scudetti (1953 e 1954), 182 presenze con 133 gol (media 0.73 a partita) e un titolo di capocannoniere. Chiude alla Roma, dopo altre due stagioni e altre 20 reti.

Curiosamente e paradossalmente, il titolo di massimo marcatore di Nyers non è quello del 1950: nonostante il girone d’andata super, sarà lo svedese Gunnar Nordahl ad aggiudicarsi il primo posto tra i bomber. Pompiere d’origine, centravanti per vocazione e professione, il numero nove del Milan rimonta alla grande nel ritorno e mette a segno il record di cui abbiamo già parlato, quello dei 35 gol. Non è il suo unico primato: Nordahl, infatti, è il calciatore con più titoli di capocannoniere in assoluto nel nostro campionato, cinque, e pure lo straniero con più gol in Serie A (225 in 291 presenze, terzo nella classifica generale dietro Piola e Totti). Due scudetti anche per lui in maglia rossonera, e soprattutto il quasi disumano score con la nazionale svedese: 33 caps e insieme 43 reti, roba da 1,3 gol a partita, più l’Oro Olimpico a Londra 1948. Chiude anche lui alla Roma, avvicendandosi proprio con Nyers prima della stagione 1956/57. Il primato di fine campionato è ora nel mirino del Pipita che dopo aver fallito l’inseguimento a Nyers prova ad arrivare laddove solo Angelillo e un altro attaccante, parlando di tempi moderni, sono appena riusciti ad accostarsi.

Il Luca Toni annata 2005/2006 è una specie di cecchino infallibile, ma si ferma a quattro reti dal primato di Nordahl. I trentuno gol finali valgono comunque il titolo di Capocannoniere e la Scarpa d’Oro 2006, premio mai arrivato in Italia prima di quell’anno di grazia. Higuaín, in testa pure alla classifica dei cannonieri dei maggiori campionati europei insieme al gabonese del Borussia Pierre-Emerick Aubameyang, 18 gol come il Pipita ma in 17 partite, potrebbe inziare a pensare anche a questo riconoscimento. C’è ancora un girone tutto intero da disputare, ma le premesse sembrano essere davvero quelle buone.  

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