Per lui scrissero con lo stile di Eduardo Galeano e la vena di Osvaldo Soriano. E lo celebrò la voce argentina di Rodrigo. E il poeta palestinese Mahmud Darwish

Nel firmamento argentino delle stelle del fùtbol stava nascendo una stella. E fosti la stella del Boca, la squadra con molto cuore e pochi soldi, con i matti più matti del pallone, l’attaccante Pedro Calomino che era un trovatello, Jaime Sarlanga il più piranha dei numeri 9, Silvio Marzolini il terzino figlio di un carpentiere di Udine, Severino Varela che inventò la “palomita”, lo spettacolare colpo di testa in tuffo, Pancho Varallo, Hugo Gatti il portiere “loco”, Mario Boyè l’atomico che venne al Genoa ma la moglie lo riportò subito a Buenos Aires perché “en Italia me muero”.
Lasciasti l’Argentinos Juniors per fare grande il Boca. Nel favoloso 1981, alla “Bombonera”, il pittoresco telecronista José Maria Munoz gridò “gol, gol, gol”, il tuo primo fantastico gol da metà campo, contro il Velez. Palla al centro. Vedesti il portiere avversario intento a segnare coi tacchetti la metà dell’area piccola, una cerimonia geometrica di tutti i portieri, e subito dicesti “dammi la palla, dammi la palla” al compagno che stava per battere il calcio d’inizio. Come l’avesti, facesti due volte un palleggio sornione e rapido e, improvvisamente, mentre il portiere del Velez completava la segnatura dell’area, lasciasti partire da fermo un lungo, felice, beffardo pallonetto che volò per 70 metri e ricadde nella porta avversaria alle spalle del portiere che rientrò precipitosamente ma tardivamente a guardia della rete. Un gol lungo sette secondi e un’ovazione di cinque minuti.
Fu l’inizio di tante magìe con cui regalasti al calcio la sua essenza gioiosa, di gioco, rompendo maglie di strategie e catene di schemi, tu solo sapendo volare sulle partite, libero e bello, coi tuoi traccianti luminosi, la fantasia imprevedibile, il gusto della giocata di incantesimo, la burla soave all’avversario senza superbia e umiliazione, corridore leggero e imprendibile, scoiattolo tra i rami intrecciati delle difese più munite.
Ti inneggiarono scrittori che per te scrissero con lo stile di Eduardo Galeano e la vena di Osvaldo Soriano, davanti al quale palleggiasti con un’arancia. E ti celebrarono i cantanti folk, la voce argentina di Rodrigo. E il poeta palestinese Mahmoud Darwish scrisse: “Un corpo di pallone, un cuore di leone, un piede di gazzella gigante”. Tutti affascinati, rapiti dalle tue prodezze, conquistati dai tuoi riccioli sbarazzini, e poi la grazia delle tue movenze vellutate.
Campione del mondo a 19 anni in Giappone con la nazionale giovanile argentina quando il mondo ti conobbe definitivamente.
(4 – continua)