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Il Napoli di Gattuso è più vicino alla Juve di Allegri che al Napoli di Sarri

Dobbiamo abituarci, tutti, a un Napoli che può vincere le partite senza dominarle attraverso il possesso palla. Perciò Gattuso è partito dalla difesa

Il Napoli di Gattuso è più vicino alla Juve di Allegri che al Napoli di Sarri

Ciò che chiede Gattuso

In molte interviste rilasciate nel corso di questa stagione, Gennaro Gattuso ha invitato i propri calciatori «a mettersi lì, in certe partite. Mettersi lì ed aspettare. Perché può capitare di non giocare bene, e allora noi dobbiamo rispondere giocando di squadra. Con la mentalità giusta». Ecco, il tecnico del Napoli ha avuto esattamente quello che voleva. Nella gara interna contro la Real Sociedad, gli azzurri hanno accettato di (dover) perdere la sfida tattica contro gli spagnoli. E hanno mostrato che il loro calcio può essere efficace, nel senso più profondo del termine, anche senza essere brillante e/o dominante.

Perché, piaccia o non piaccia, il Napoli ha vinto in casa della Real Sociedad per 1-0; e, al San Paolo, la squadra di Gattuso stava vincendo con lo stesso punteggio fin quando la partita contava qualcosa; poi ha subito un gol rocambolesco e alla fine ha pareggiato. Due risultati che valgono il primo posto in uno dei gironi più complicati dell’Europa League 2020/21, considerando – a freddo – il valore delle avversarie.

Un valore elevato, perché – questo va detto – i risultati non cancellano quanto fatto vedere dalla Real Sociedad. A questo punto, entriamo nella consueta analisi tattica, e lo facciamo con una frase lapidaria: la squadra basca ha mostrato di essere tatticamente perfetta, priva di difetti. Spieghiamo cosa vogliamo intendere: il tecnico Alguacil ha costruito un sistema ricercato e ambizioso, perfettamente calibrato sulle esigenze e sulle caratteristiche della rosa che ha a disposizione. Tutto ciò che fa la Real Sociedad in campo è frutto di un progetto, di un’idea, di un lavoro di ricerca e miglioramento. Dell’intesa e della consapevolezza raggiunte da tutti gli elementi che vanno in campo. Solo che nel calcio contano – purtroppo, per fortuna – anche la qualità tecnico-atletiche e la capacità di gestire gli episodi. Ovvero, proprio gli aspetti in cui il Napoli è stato ed è superiore rispetto alla Real Sociedad. Vediamo in che senso, in che modo.

Non è facile difendere contro la Real Sociedad

La Real Sociedad non ha stravolto nulla per la trasferta dello stadio Maradona: nonostante le assenze (pesantissime) di David Silva e Oyarzabal, i due migliori giocatori della rosa, Alguacil ha confermato il suo canonico 4-3-3/4-5-1 e fin dal primo istante ha deciso di imporre i propri ritmi ossessivi alla gara, in tutte le fasi di gioco. Come detto prima, tutti i giocatori della Real sono mentalizzati a un certo approccio: nella fattispecie, il concetto fondamentale è il possesso palla; ma non è un possesso monocorde, gli sviluppi infatti sono molteplici, sono vari, e perciò risulta davvero complicato difendersi contro una squadra in grado di proporre e trovare sempre soluzioni diverse, senza perdere le distanze.

Dopo la costruzione bassa, la Real Sociedad sviluppa il gioco sugli esterni; nel frattempo, mentre il pallone viaggia, i giocatori non coinvolti nel possesso si muovono per far progredire la manovra; nel primo frame, mentre Januzaj riceve il pallone, la mezzala di parte (Guevara) attacca lo spazio lasciato libero; il possesso si sposta al centro, verso il regista (Zubimendi), che controlla e a quel punto può servire Willian José; l’attaccante brasilian, infatti, accorcia e cuce i reparti per mantenere il possesso; alle sue spalle, Mikel Merino l’ha già sostituito nello spot di prima punta. In basso, larghissimi, si vedono semprd i due laterali di destra (il terzino Monreal e l’esterno offensivo Portu) che potrebbero essere serviti.

Come si vede chiaramente da questa sequenza fotografica, la Real Sociedad occupa costantemente tutto il campo in ampiezza; al tempo stesso, ha meccanismi perfetti per far viaggiare il pallone anche tra le linee avversarie. Il Napoli, in pratica, ha dovuto costantemente difendere sia sulle fasce che centralmente. In orizzontale e in verticale. Una specie di incubo per la fase di non possesso della squadra azzurra, storicamente orientata sul pallone, per cui gli uomini si spostano sul campo in maniera – teoricamente – armonica in base alla zona e al modo in cui gli avversari sviluppano il proprio gioco.

La superiorità tattica della Real Sociedad si legge chiaramente nelle statistiche: al 90esimo, il dato percentuale del possesso ha visto i baschi raggiungere quota 58% (da cui vanno stornati i quattro minuti di recupero con il pallone sempre al Napoli per via del risultato acquisito da entrambe le squadre); per quanto riguarda i tiri, sono stati 16 per la Real e 8 per il Napoli; anche i dati sulla precisione dei passaggi (58%-41%) e sui duelli aerei vinti (17-10) sono favorevoli alla squadra di Alguacil.

Ma se scendiamo un attimo nel dettaglio, notiamo che la distanza sui tiri in porta è molto inferiore (4-2 per la Real Sociedad); e che Ospina ha compiuto solamente tre parate nel corso dell’intera partita. Certo, pesa l’incredibile errore di Portu a due passi dalla porta spalancata nel primo tempo. Ma quell’azione così pericolosa è nata da una pessima lettura di Maksimovic in un duello individuale, tra l’altro su un ribaltamento di fronte molto rapido. Un’azione ben poco tattica, ecco.

Nikola Maksimovic poteva solo pregare che qualcuno commettesse un errore più grave del suo. Ebbene, è successo.

Cosa ha fatto il Napoli

Come detto in precedenza, il Napoli ha gestito i momenti e la propria superiorità tecnica. Attraverso una partita attenta, difensiva, forse anche speculativa, ma non nel senso italiano del termine: la difesa di Gattuso, infatti, è rimasta sostanzialmente alta, il pressing è stato selettivo, raramente i giocatori del Napoli si sono rintanati nell’area di rigore; nei momenti di maggiore pressione della Real Sociedad, gli azzurri hanno soprattutto chiuso e presidiato gli spazi, ma quando possibile sono sempre riusciti a ripartire in maniera intelligente, e ficcante.

Due frame del Napoli in fase passiva

Ecco cosa intende Gattuso. Ecco cosa vuole che diventi il Napoli: una squadra che sappia accettare l’inferiorità tattica rispetto ai propri avversari, ad alcuni avversari. E allora in certe partite decide di attendere, di sfruttare le proprie qualità offensive e tecniche senza dover per forza dominare il gioco e i ritmi e il possesso per tutti i novanta minuti.

Un parallelo centrato per raccontare Napoli-Real Sociedad è quello che ci riporta a due-tre anni fa, quando il Napoli di Sarri sfidava la Juventus di Allegri. Era una sfida sul campo ma anche dal punto di vista filosofico. Certo, vanno rilevate alcune differenze fondamentali (la Juventus di Allegri, rispetto al Napoli di oggi, difendeva bassa, compatta, speculava prima sulla forza fisica e poi sull’enorme qualità tecnica dei suoi giocatori), ma i bianconeri erano una squadra che reagiva al contesto, agli avversari, a volte rinunciava volutamente a condurre il gioco pur di poter esaltare le proprie qualità; il Napoli era invece come la Real Sociedad, aveva una rosa che esprimeva doti evidenti e univoche, doti che a loro volta si esprimevano in un certo sistema complesso, in un gioco riconoscibile e solo in quello, senza alternative.

Ecco, ora quella situazione non è più ripetibile. Il Napoli di oggi è più vicino alla Juve di Allegri. Come detto più volte in questa rubrica, ha una rosa ibrida, e allora deve praticare un calcio ibrido. Ibrido nel senso di mutevole. Magari può continuare a difendere in maniera (più) ambiziosa, accorciando il campo piuttosto che concederlo agli avversari, ma in avanti la varietà è l’unica strada praticabile. E ieri sera la squadra di Gattuso questa varietà l’ha praticata, ha cercato di proporre un calcio verticale, diretto.

Al di là del giudizio sul fallo e sul colore del cartellino, resta un’azione pericolosa. Un’azione pericolosa costruita in due tocchi, in pochi attimi.

Questo approccio ha funzionato, come si vede nel video appena sopra. E come si è visto anche subito prima del gol. Sì, perché il calcio d’angolo da cui nasce il bellissimo tiro a incrociare di Zielinski arriva dopo un lancio verticale in campo aperto per Lozano. Che, a sua volta, aveva trovato Zielinski al centro per una conclusione pericolosa, deviata in corner. Anche nella ripresa, un meraviglioso tocco in verticale di Mertens ha permesso a Lozano di presentarsi contro due difensori centrali della Real Sociedad.

Questo approccio ha funzionato perché ogni sistema tattico ha un suo bug. E quello della Real Sociedad, che vuole attaccare e attacca in verticale e in ampiezza, contemporaneamente, è quello di lasciare spesso degli spazi ampi, aperti, che gli avversari possono attaccare a loro volta in transizione. Nei grandi momenti di pressione, queste prateria non si determinano perché la difesa schierata alta recupera subito il pallone, quindi il campo corto diventa troppo corto da attaccare per chiunque. Ma certi ritmi non possono essere tenuti per 90 minuti. Neanche da una squadra che schiera sette giocatori su undici Under 25. Forse poteva riuscirci – e nemmeno sempre – il Barcellona di Guardiola, ma quella squadra resta un mix forse irripetibile di qualità individuali e tattiche.

La qualità del Napoli

Anche il Napoli ha buone qualità individuali diffuse, che per un certo periodo si sono espresse (bene, molto bene) in un certo sistema tattico. Solo che quel tempo è finito, perché sono cambiati alcuni giocatori, e allora gli altri, quelli che sono rimasti, devono studiare nuovi modi per poter essere ancora determinanti. Per andare oltre sé stessi. Ieri sera, per esempio, è stata una partita in cui l’intensità e l’intelligenza difensiva, unite alla capacità di risalire velocemente il campo, hanno portato a cogliere un risultato positivo. Pur senza mantenere il possesso del pallone, pur senza imprimere un reale dominio tattico.

In questo senso, sono stati importanti gli adattamenti di due giocatori: Zielinski e Mertens. Il primo, ormai alla quinta gara consecutiva in quello slot, è da considerare come il sottopunta titolare del Napoli, l’elemento che fa diventare più vario il 4-2-3-1/4-4-2, trasformandolo velocemente nel 4-3-3/4-5-1 visto in alcuni segmenti della partita. Mertens, invece, non è scomparso nello spazio tra le linee di centrocampo e difesa della Real Sociedad, ma spesso è venuto più indietro per diventare regista offensivo. Per impostare il gioco veloce d’attacco, affidato alle corse in profondità di Hirving Lozano.

In alto, la mappa di tutti i palloni giocati da Zielinski: più che quelli di un sottopunta, i suoi movimenti sembrano quelli di un trequartista esterno. Sotto, invece, c’è la mappa di Mertens: ha accorciato i reparti e esercitato regia offensiva praticamente a tutto campo. Con zero tiri in porta, ma questo è solo un caso, ed è anche merito degli avversari.

Sono segnali importanti. Per il Napoli e per Gattuso. Zielinski, infatti, sta mostrando di sentirsi a suo agio in questo ruolo di supporto creativo e offensivo. Anzi, probabilmente la libertà assoluta di muoversi e associarsi con i compagni in tutte le zone del campo potrebbe anche essere la chiave della sua esplosione definitiva. E poi, funziona bene vicino a Mertens prima punta. Allo stesso modo, proprio il belga dimostra di aver capito che i suoi nuovi compiti, accanto a nuovi compagni che attaccano benissimo la profondità lunga (come Lozano, come Osimhen), riguardano proprio l’assistenza a questi compagni. Nel ruolo di prima punta, ma anche nello slot di sottopunta.

Nella gara contro la Real Sociedad, forse solo Insigne è sembrato un po’ fuori contesto. Ma è vero anche che il Napoli ha gestito pochissime volte il pallone, in pratica il capitano azzurro non ha avuto mai la possibilità di incidere davvero secondo le sue doti migliori. In questa rubrica sosteniamo da sempre che Lorenzo possa e debba adattarsi meglio a nuovi sistemi tattici, a nuovi principi di gioco. Questo, però, non vuol dire che debba snaturarsi: le sue caratteristiche restano, e quindi ci sta che in una partita come quella di ieri sia stato poco incisivo in fase creativa e conclusiva. Perfetto e puntuale, come al solito, il suo impegno in fase passiva – 3 contrasti tentati, un pallone intercettato, uno spazzato e perfino un tiro respinto.

Conclusioni

Dobbiamo abituarci, tutti, a un Napoli che può vincere le partite senza dominarle attraverso il possesso palla. Che a volte deve farlo, perché incontra avversari più portati a questo approccio tattico. Come la Real Sociedad, come il Sassuolo. Per creare una squadra che sappia reagire a queste situazioni, Gattuso è partito dalla difesa. Anche nello scorso anno, ricorderete, le prestazioni migliori del Napoli – soprattutto in Coppa Italia – sono arrivate quando gli azzurri accettavano che anche gli avversari gestissero il possesso palla per alcuni periodi di partita. Anche periodi lunghi.

Gattuso è molto furbo. Sa che il Napoli non ha più il numero di calciatori necessario per imporre ritmi intensi e intensivi, in difesa e nel possesso, per tutta la durata di tutte le partite. E allora ha costruito una squadra che sa essere molto solida dietro (il Napoli ha la miglior difesa della Serie A, al netto dei tre gol a tavolino della Juventus, e ha subito quattro gol in Europa League, mai più di uno in una singola gara) e che sta imparando a essere varia nella sua proposta offensiva.

Il percorso del Napoli e del suo allenatore passa dalla metabolizzazione di questo nuovo stato di cose. Da parte dei tifosi, da parte dei giocatori. Ma il fatto che ci stia semplicemente provando, ecco, è già una buona notizia. Perché a calcio si può vincere in tanti modi. E il fatto che il Napoli – e non la Real Sociedad – abbia vinto il girone di Europa League conferma tutto ciò.

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