Il 22 novembre 2014 è il Natale di Alberto Grassi. La sostituzione che lo fa esordire in Serie A è anche un passaggio di consegne: 69esimo di Atalanta-Roma, entra Grassi ed esce Baselli. Oggi, Daniele Baselli è passato al Torino e si è imposto come uno dei migliori centrocampisti giovani della nostra Serie A. A giugno del 2015, quando c’è stato da scegliere se cedere o meno proprio Baselli, l’Atalanta non ha avuto dubbi. Tanto c’è Grassi.
La politica dell’Atalanta è chiara: allevare, lanciare, rivendere. A cifre alte, si capisce. Grassi è il prossimo, ed è ufficialmente un calciatore del Napoli dopo una vita in maglia orobica. La trafila giovanile è lunga e completa: a sette anni, il piccolo Alberto è già nei Pulcini dell’Atalanta. Cresce e risale tutte le categorie dell’accademy nerazzurra, imponendosi come centrocampista completo. Su Youtube, è possibile vederlo all’opera e segnare in un match del campionato Primavera tra la sua Atalanta e il Milan, allora allenato da Filippo Inzaghi. Grassi segna il gol dell’1-1, con un inserimento in area su cross dalla sinistra. Segna nominalmente di testa, anche se il pallone entra in porta insieme a lui e un difensore della squadra rossonera.
Durante la sua militanza nella Primavera atalantina, un brutto episodio in campo: si gioca Atalanta-Verona e i nerazzurri sono sotto per 0-1. In una fase concitata del match, Grassi invita un avversario di colore a rialzarsi da terra rivolgendogli un poco edificante «Alzati, vu cumprà». Un’uscita infelice, costatagli dieci giornate di squalifica e una partecipazione, impostagli dalla società bergamasca, alle iniziative di solidarietà con la Comunità Don Milani di Bergamo.
Il fatto non blocca l’ascesa di Alberto, ragazzo nato a Lumezzane il giorno prima della festa della donna del 1995. Uno con la testa sulle spalle, che non è iscritto a Twitter e che sul suo profilo Instagram posta le foto tipiche della sua età: qualche selfie con gli amici e la famiglia, la torta di compleanno di suo nonno, le foto di quando gioca a calcio. Solo che lui lo fa nell’Atalanta e nell’Under 21 di Di Biagio, in cui ha esordito lo scorso 17 novembre (Italia-Lituania 2-0) dopo aver giocato in tutte le nazionali giovanili, dall’Under 16 fino all’Under 20. Scorrendo tra i suoi scatti, si trova anche un momento di gioco di Atalanta-Napoli, con lui e Insigne impegnati in un duello con palla volante. Reja, durante la preparazione estiva, dice di Alberto cose così: «I giovani? Grassi è un giocatore che ha mezzi importanti». Non si tratta di un’investitura a vuoto né sono parole al vento: 13 partite giocate finora, 9 da titolare (984 minuti) in un centrocampo che può contare su gente come Cigarini, Carmona, Kurtic, De Roon. Niente male, davvero, soprattutto per il modo di giocare e la personalità messa in campo. Le statistiche, in questo senso, dicono cose belle: 79% di passaggi riusciti, 50 azioni difensive completate e pure 8 key passes, ovvero passaggi utili a creare una chance offensive. E poi l’immagine dei suoi 90 minuti contro il Napoli, da centrocampista di polmoni e fosforo pronto a coprire la fascia di riferimento – più spesso la destra come mezzala nel 4-3-3 di Reja – e ad appoggiare la catena col terzino e l’esterno offensivo. Da “tuttocampista”, come esige il calcio moderno.
Alberto Grassi, lo scorso ottobre, ha rinnovato il suo contratto con l’Atalanta fino al 2020. Questo il suo commento alla notizia della firma: «È un anno fondamentale per la mia crescita calcistica e il fatto di aver prolungato il rapporto con l’Atalanta è motivo di grande orgoglio. Il mister [Edy Reja] è stato determinante per questa scelta, mi sta dando fiducia e io cercherò di ricompensarlo il più possibile in campo». Ora potrebbe essere vicino a un’altra firma altrettanto importante nel suo processo di crescita, quella col Napoli. Il suo trasferimento, più che un palliativo per il mancato arrivo del grande nome a centrocampo, deve essere visto nell’ottica del miglioramento della rosa, non solo in prospettiva. Grassi si affiancherebbe a Chalobah come “riserva giovane” del Napoli senza una scadenza temporale, un prodotto sul quale Sarri potrà lavorare e investire tempo fin da subito, in modo da renderlo pronto quanto prima a scendere in campo. Le sue caratteristiche offrirebbero un’alternativa ad Allan o Hamsik molto diversa da David Lopez, calciatore statico ed elementare nella gestione dello spazio e del pallone. Grassi sarebbe la sua controfigura di movimento, già a suo agio nel campionato italiano e solo da sgrezzare tra Castel Volturno e quegli stadi di Serie A che ha già cominciato a frequentare. Chi si aspettava Herrera o André Gomes, piste dall’alto potenziale mediatico ma mai verificate in quanto a realismo, non potrà certo salutare con salti di gioia l’arrivo di un ventenne. Però, a ripensarci, l’arrivo di Grassi non si discosta molto da quelli di Gabbiadini o Jorginho: calciatori ventenni o poco più, di formazione italiana (Jorginho ha lasciato il Brasile a sedici anni) e funzionali al progetto, lanciati in prima squadra dopo un apprendistato breve in massima serie. Nonostante le incognite iniziali, non è andata a finire proprio male. Vuoi vedere che…