Una sola partita di assenza, e riecco il “vero” Napoli. Complice l’approccio molle e impaurito della Sampdoria, gli azzurri ci hanno messo pochi minuti a ritrovare brillantezza e pericolosità offensive che sembravano un po’ appannate dopo la sfida con l’Inter. Niente di tutto ciò: il Napoli ha riscoperto le proprie virtù, ha giocato la solita partita di grande intensità e ha subito due gol per errori propri, un momento di calo fisico e d’attenzione sul finire del primo tempo e un calcio d’angolo gestito malissimo in un momento della ripresa in cui il match sembrava davvero in ghiaccio.
I due gol della squadra di Montella aprono il capitolo più interessante di questa analisi tattica: il ruolo determinante, in questo Napoli, del capitano Marek Hamsik. Quattro gol nelle ultime cinque di campionato, bellissimo quello di ieri, ma anche tre palloni persi risultati poi decisivi in senso negativo: quello in Coppa Italia contro l’Inter, preambolo al gol di Jovetic, e i due di ieri costati il gol di Correa e il corner da cui è scaturito il secondo gol di Eder. Ieri, proprio Hamsik ha collezionato il maggior numero di palle regalate all’avversario, addirittura 6. Un paradosso che comunque deve far riflettere: il migliore in campo del Napoli, il calciatore più presente all’interno della manovra azzurra, è talmente decisivo da esserlo pure in negativo, nei (rari, comunque) casi in cui sbaglia soprattutto col pallone tra i piedi. Leggere i dati di Samp-Napoli vuol dire fare un elogio dello slovacco: 89% di pass accuracy, 3 occasioni da gol create, la rete dell’1-3, noblesse oblige, e una presenza costante su tutta l’area di centrosinistra del Napoli, la parte da cui gli azzurri sono ritornati ad attaccare di più dopo la sfida di Coppa Italia con l’Inter. Nei due campetti in basso: sopra, tutti i passaggi effettuati da Hamsik. Sotto, le zone di bilanciamento offensivo degli azzurri, che con la catena Ghoulam-Insigne-Hamsik tendono sempre a prediligere lo sviluppo sull’out sinistro.
Nella sfida di Marassi, il contributo di Hamsik nella gestione del pallone è stato addirittura più alto rispetto a quello di Jorginho, solitamente il centro di gravità assoluto nella manovra azzurra. Dai piedi dello slovacco sono transitate tutte le combinazioni più utilizzate dagli azzurri nell’arco della partita (Koulibaly-Hamsik, 17 passaggi; Hamsik-Jorginho e viceversa, 31; Hamsik-Insigne, 14; Hamsik-Ghoulam e viceversa, 28; Albiol-Hamsik 12), per un totale di 80 passaggi riusciti e 12.33 km percorsi, cifra record per la squadra azzurra. Le 6 palle perse sono un po’ l’altra faccia della stessa medaglia, quella di un giocatore catalizzatore che è sempre al centro del gioco, come mai prima d’ora nella sua esperienza al Napoli.
Il resto dei dati racconta quello che, più o meno, è ormai il leit motiv della stagione azzurra: possesso palla (56% a 44%, 530 passaggi corti contro i 353 della Sampdoria), pericolosità offensiva (14 occasioni da rete secondo il report della Lega Calcio) e solo 5 azioni pericolose concesse alla Sampdoria. I due gol, quindi, e poco altro. Il Napoli ha subito la Samp solo nella seconda metà del primo tempo, sul risultato di 0-2: la squadra di Sarri ha arretrato troppo il baricentro, non ha più attaccato il possesso palla doriano e ha permesso alla formazione di Montella di trovare qualche volta di troppo il movimento di sponda di Cassano, una novità assoluta nella gestione difensiva del Napoli. Il lavoro del fantasista barese, bravo nel ricevere palla fuori area, nel proteggerla e nel favorire l’inserimento di tutti i compagni, è stato letto con qualche difficoltà in questa fase della partita. Albiol e Koulibaly tendono a coprire meglio la profondità, sono saliti talvolta con i tempi sbagliati, ma il solito lavoro sporco di Callejon (un pallone intercettato e il 100% di taclke riusciti) e i recuperi immediati di un Allan comunque impreciso in fase difensiva (7 tackle, 2 soli riusciti e un fallo) e di Hamsik e Jorginho hanno evitato guai peggiori a Reina. Nel campetto posizionale in basso, le zone d’azione e i passaggi di Cassano, che ha agito quasi sempre al di fuori dall’area di rigore.
Dopo la gara con l’Inter,è bene sottolineare anche l’ottimo impatto di Mertens e Strinic, entrati a partita in corso al posto di Insigne e Ghoulam. Il belga (il gol segnato, un dribbling riuscito e l’86% di Pass accuracy) è subentrato con lo spirito giusto, offrendo il solito contributo di imprevedibilità palla al piede, che diventa esaltante soprattutto a partita inoltrata e avversario stanco. L’ingresso dell’ex terzino del Dnipro, invece, ha due significati: intanto, la “nuova” fiducia di Sarri nelle qualità del croato, e poi la possibilità di attaccare in maniera diversa l’out di sinitra. Rispetto a Ghoulam, calciatore che preferisce la sovrapposizione destinata al cross dal fondo, Strinic ha affrontato in maniera diversa la difesa doriana, tagliando più verso l’interno dell’area e costruendosi anche lo spazio per un bel sinistro incrociato ben respinto da Viviano. L’atteggiamento del “sostituto” Mertens, Strinic che tira alla prima occasione disponibile e la rabbia Higuain, che si lamenta al centro per il mancato assist del biondo terzino, non sono tanto una notizia tattica quanto una conferma: il croato, l’argentino e tutto il Napoli hanno ancora fame. La miglior notizia possibile dopo il mezzo passo falso in Coppa Italia.
Fonti per i dati: whoscored.com, squawka.com. fourfourtwo.com, legaseriea.it.