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Ibrahimovic racconta il Covid: “Diventa un fatto mentale. Ti fissi e ti immagini tutti i mali addosso”

L’attaccante a 7, il settimanale del Corriere della Sera: “Mi sono preoccupato, a un certo punto parlavo con la casa e davo i nomi ai muri”

Ibrahimovic racconta il Covid: “Diventa un fatto mentale. Ti fissi e ti immagini tutti i mali addosso”
foto Hermann

Zlatan Ibrahimovic si è raccontato in una lunga intervista a Sette, il settimanale del Corriere della Sera, di cui si riporta un estratto.

Mi sono preoccupato col coronavirus. Quando all’inizio mi è capitato, ero abbastanza tranquillo, quasi incuriosito, vabbè, voglio vedere cosa è questo Covid. Ha colpito tutto il mondo, una grande tragedia, adesso è arrivato da me. Ero a casa ad aspettare, vediamo cosa succede. Mal di testa, non fortissimo ma fastidioso, una cosa tosta. Ho anche perso un po’ il gusto. E stavo lì tutto il tempo, a casa, incazzato, non potevo uscire, non mi potevo allenare bene. Stare fermo è terribile. A un certo punto parlavo con la casa e davo i nomi ai muri. Diventa un fatto mentale. Ti fissi e ti immagini tutti i mali addosso, anche quelli che non hai. Una sofferenza per quello che senti e per quello che pensi di sentire.

Ho provato qualche volta a tornare in Svezia dalla mia famiglia. Pioli, il mister, mi ha risposto che non mi posso muovere e che ho famiglia anche a Milanello: dice che lì ho 2 ragazzi ma qui ne ho 25 e hanno bisogno di me. La mia religione è quella del rispetto per gli altri. Per tutte le fedi, per tutte le opinioni. Così sono cresciuto e così la penso adesso.

Mi piace praticamente ogni cosa dell’Italia. In tutti questi anni forse sono stato più qui che in Svezia. È proprio la filosofia del Paese, lo stile di vita, che mi prende: è bello anche andarsene in macchina e vedere i paesaggi che scorrono. E il body language? Ne parliamo? Tu capisci le persone anche quando non dicono niente.

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