Federico Barba ha una storia da “calciatore normale”, uno dei tanti nati nella capitale e passati dai vivai di Cisco, ex Lodigiani, e ovviamente Roma. Eppure è anche una storia di occasioni colte al volo, di tempismo, di momenti favorevoli sfruttati alla grande. L’ultimo potrebbe essere l’incontro-conoscenza con Maurizio Sarri, crocevia per il passaggio, ormai probabile, dall’Empoli al Napoli come stellina della difesa. Uno da far crescere, per carità, forse non ancora pronto a fare davvero il titolare davanti alla folla del San Paolo. Però il profilo c’è: giovane (è nato a Roma il primo settembre 1993), mancino e con una carriera da jolly della terza linea. Esattamente quello di cui il Napoli ha bisogno.
Il matrimonio Barba-Sarri è una roba strana in realtà: forse felice ma sicuramente privo di grandi cifre. In due campionati interi a Empoli, l’allenatore tosco-napoletano concede al difensore romano un totale di 32 presenze. Ancor più paradossale, se vogliamo, la distribuzione annuale dei match con l’Empoli: più in Serie A (18, con 2 gol) che in Serie B (14). “Colpa” o “merito” di Rugani e Tonelli, che come centrali di un modulo a quattro fanno la differenza a queste latitudini di classifica. Quando c’è da sostituire qualcuno, sia anche uno dei terzini, Sarri sceglie proprio Federico Barba. Che impressiona, altroché: Wikipedia cita fonti sparse e lo definisce «Difensore centrale forte fisicamente e nel gioco mancino di piede, può essere utilizzato come terzino sinistro, contribuendo sia in fase difensiva che in fase offensiva. Abile nell’anticipo e nella lettura del gioco avversario». Un mostro, praticamente.
La verità, al di là delle iperboli di Wikipedia, è che Barba è un buon difensore: alto e prestante (188 cm x 77 kg), ma comunque in grado di non perdere sullo scatto breve e quindi capace di coprire immediatamente la profondità. Quel che serve a Sarri. Pure per le capacità balistiche su calcio piazzato: due gol in Serie A su due palle inattive. Il primo è particolare, perché Barba lo segna alla Lazio. Lui, un anno fa ancora in comproprietà tra toscani e giallorossi, lo definisce così: «Segnare alla Lazio è un sogno ma la cosa più importante è che sia servito alla squadra». L’arrivo di Giampaolo non l’ha ridimensionato, anzi: 10 presenze nel campionato in corso, e una crescita costante, da leggere soprattutto nei dati di interventi difensivi (10 in questa prima metà di stagione, 5 in tutta l’annata precedente) e di accuratezza dei passaggi, passata dall’85% del 2014/2015 all’89% di quest’anno.
E poi c’è il tema della duttilità, del Barba jolly difensivo. In una linea a quattro, Federico ricopre tutti i ruoli: quello naturale di centrale, ma anche entrambe le fasce come terzino. L’utilizzo a destra è un retaggio della sua carriera giovanile: Stramaccioni, per sostituire il titolare Sabelli (oggi terzino di grido in Serie B, nel Bari), sceglie proprio Barba nel ruolo di esterno difensivo destro. È il trionfo di Federico, arrivato da pochi anni alla Roma dopo gli esordi all’Axa e il passaggio alla Cisco, e degli Allievi Nazionali della Roma, campioni d’Italia a fine anno. Poi la Primavera, a fare da chioccia a Romagnoli, le partite nelle nazionali giovanili (6 nell’Under 19, 7 nell’Under 20 di cui è stato anche capitano) e infine il prestito al Grosseto (Serie B 2012/2013) e il passaggio all’Empoli, dove realizza il 300esimo gol in A della storia azzurra. Come dire, come detto: Barba sa sfruttare le occasioni, sa cogliere i momenti migliori.
La normalità di Barba la vedi e la leggi nelle sue dichiarazioni, nei suoi profili social. Dopo il gol alla Lazio, dice di aver avuto paura per suo padre, «che ci tiene molto e poteva rimanerci». Quel gol, Federico lo dedica alla famiglia e alla fidanzata. Il suo profilo Instagram è idealmente diviso in tre parti: ci sono il calciatore, il ragazzo di 22 anni e il padre di famiglia, immortalati negli scatti in campo, nei momenti di divertimento e in un ritratto meraviglioso con compagna e figlioletta. Negli hashtag di questa foto, prova a essere originale e simpatico, azzardando un #barbapapà che sa tanto di cartoni e, ancora, normalità. Stessa storia su Twitter, dove si possono leggere gli ultimi profili che Federico ha iniziato a seguire. C’è quelllo di Alberto Grassi. Non è proprio una coincidenza.