ilNapolista

Lo sfacelo del Napoli è figlio delle scelte masochistiche di De Laurentiis

È lui il principale se non l’unico responsabile. Ha cacciato l’unico (Ancelotti) che aveva un’idea di futuro. E ha messo il Napoli nelle mani di Gattuso e Giuntoli

Lo sfacelo del Napoli è figlio delle scelte masochistiche di De Laurentiis
De Laurentiis in un disegno di Fubi

Parma
Inter
Lazio
Fiorentina
Lecce
Atalanta
Parma
Inter
Barcellona
Sassuolo
Milan
Az Alkmaar
Inter
Lazio
Spezia
Juventus
Verona

Sono diciassette, ve le contiamo noi. Sono le squadre, alcune due volte, che hanno battuto il Napoli della gestione Gattuso-Giuntoli. Gestione incredibilmente osannata da buona parte della tifoseria e da larga parte dei media napoletani e italiani. Il consenso di cui Gattuso tra i giornalisti è un fenomeno che andrebbe approfondito. Se un giorno dovesse scegliere la carriera politica, diventerebbe un osso duro per chiunque.

Questo Napoli ricorda un personaggio felliniano, la Gradisca che offrì le sue prelibatezze al principe nel gioiello “Amarcord”. Ecco, il Napoli di volta in volta si offre alle squadre avversarie. L’ultima è stata il Verona di Juric che pochi minuti fa ci ha sconfitti per 3-1.

La gestione Gattuso-Giuntoli dura ormai da tredici mesi e mezzo. De Laurentiis ingaggiò l’allenatore calabrese al posto di Ancelotti. Sì, avete capito bene. Gattuso al posto di Ancelotti. Sembra il titolo di un film di fantascienza (poi rivelatosi  dell’orrore).

A Napoli è stata realtà. Persino a furor di popolo. Perché Gattuso aveva e ha un grande pregio agli occhi dei napoletani: il curriculum immacolato. Napoli, da decenni vittima di un fenomeno migratorio che l’ha messa culturalmente in ginocchio, è arretrata di decenni, ed è convinta che il mondo sporco e cattivo non le riconosca la sua superiorità e la sua magnificenza. Di conseguenza con chiunque abbia il curriculum nullo, scatta il processo identificativo. L’acme fu raggiunto con Sarri l’uomo in grado di validare le teorie dei napoletani. Sarri è stata l’eccezione che in fondo ha determinato la condanna per Napoli. Con Ancelotti, va da sé, questo processo era impossibile. In più, Gattuso e soprattutto il circo mediatico che lo avvolge, ci hanno aggiunto il corredo retorico che ben conosciamo: la grinta, il veleno, mazza e panell fann’è figli bell, finalmente si allenano (poi in realtà non si reggono in piedi). Tutte le scempiaggini di stampo medievale che tanto hanno presa su chi considera i calciatori alla stregua di schiavi da frustare. In realtà vanno messi in campo con idee tattiche chiare. E questo Napoli non le ha. Né chiare né confuse.

Del resto quando il Signore – o chi per lui – vuole mandare sulla terra un umano senza conoscenze di calcio, lo rende tifoso del Napoli. Se puoi vuole accanirsi, fa sì che consegua il tesserino di giornalista.

Oltre alla conquista della Coppa Italia (con i nostri complimenti), facciamo fatica a trovare un reale motivo per questo continuo incensamento mediatico di Gattuso che sarebbe persino alle soglie del rinnovo. Ci sembra di vivere nell’iperuranio. Anche oggi, durante la telecronaca di Sky, abbiamo ascoltato frasi elogiative del lavoro dell’allenatore. Non abbiamo potuto far altro che proseguire la visione senza audio.

Gattuso e Giuntoli hanno sì responsabilità, enormi. Ma, come già scritto più volte, al Napolista abbiamo troppa stima del presidente De Laurentiis per non considerarlo l’unico vero responsabile di questo sfacelo. In poco più di tredici mesi, con le sue incomprensibili scelte, ha trascinato il Napoli nel gorgo della mediocrità. Un progetto tecnico in cui è lunghissimo l’elenco dei calciatori che si sono svalutati. Oggi il Napoli è aggrappato a Lozano proprio il messicano inspiegabilmente accantonato lo scorso anno e quest’anno “venduto” come rivitalizzato da Gattuso. Più semplicemente, il tecnico lo ha fatto giocare.

Il vero mistero del Napoli è De Laurentiis.

Tra Gattuso e Ancelotti, De Laurentiis ha scelto Gattuso.

Tra Giuntoli e Ancelotti, De Laurentiis ha scelto Giuntoli.

Tra Insigne e Ancelotti, De Laurentiis ha scelto Insigne.

Sembra la scena della mezz’ora nel film “32 dicembre”. Il destino, insomma, era già scritto. Quel che sta avvenendo in questa stagione, è solo la naturale conseguenza di scelte societarie all’insegna del masochismo. De Laurentiis ha protetto i calciatori ammutinati – peraltro contro di lui – e ha fatto fuori l’unica persona che aveva ben chiaro cosa si dovesse fare affinché il Napoli avesse un futuro all’altezza dell’ultimo strepitoso decennio. L’unico che aveva un’idea di futuro. De Laurentiis non si è fidato del suo amministratore delegato, perché è come se Ancelotti fosse stato l’amministratore delegato. De Laurentiis si è spaventato. Non lo sappiamo. Come spesso gli capita, ha strambato, fidandosi del suo fiuto da marinaio. Ma stavolta l’olfatto lo ha tradito.

Il suo comportamento prima e dopo l’ammutinamento potrebbe essere oggetto di una lezione universitaria: “come non gestire un’azienda”. È lui che, affidando il timone a Giuntoli e Gattuso, ha depauperato l’azienda Napoli. Basta dare una scorsa agli acquisti da gennaio ad adesso, facendo un’eccezione per Osimhen. Tanti, ma tanti soldi. Per molto poco.

Per un decennio, il Napoli è stata un’eccezione a Napoli. Funzionava benissimo proprio perché incompreso dalla piazza. Inevitabilmente, da quando il presidente ha assunto decisioni in sintonia con l’umore popolare (e per popolare non facciamo una questione di censo, anzi il problema a Napoli sono proprio i professionisti), ha abbracciato la mediocrità. Questo siamo diventati. Una squadra senza presente e senza futuro. Allo sbando in campo e fuori. Non possiamo che augurarci un rinsavimento di De Laurentiis. Altrimenti per il Napoli che abbiamo avuto il piacere di conoscere in questo decennio, è decisamente finita.

ilnapolista © riproduzione riservata