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Rocco Siffredi: «La pornografia è nelle mani delle donne, hanno una sessualità più strong»

Al CorSera: «Dall’età della masturbazione sono stato folgorato dai giornalini porno e ho subito capito che avrei fatto il pornostar. Il porno è stato il mio antidolorifico naturale»

Rocco Siffredi: «La pornografia è nelle mani delle donne, hanno una sessualità più strong»

Il Corriere della Sera intervista Rocco Siffredi, fresco di due premi agli Avn Awards, il Nobel del porno: «miglior interprete maschile straniero» e «miglior scena a due». Racconta gli inizi della sua carriera.

«Da ragazzino, dall’età della masturbazione, sono stato letteralmente folgorato dai giornalini porno e ho subito capito che avrei fatto il pornostar: c’era solo il come sarà e dove sarà, ma ero sicuro».

Parla dei genitori:

«Due grandi genitori che augurerei a chiunque, di quelli che prima di tutto sono per la felicità dei figli e che insegnano i valori importanti. Se non mangiavo mio padre mi rompeva i piatti in testa, se mancavo di rispetto alla zia mi prendevo due sberle, soldi in tasca pochi… Eravamo sei figli, e mia madre doveva risparmiare. Quando hanno capito che volevo fare questo lavoro, ho trovato due complici».

Nessun ostacolo, da parte loro.

«Nel nostro palazzo di Ortona c’era gente che criticava mia madre: ma come fai a sopportare una cosa del genere? Rispondeva: senti, io gliel’ho fatto così… e ci fa quel che vuole (ride). Vedeva che quando tornavo a casa ero sempre lo stesso, e il resto non contava. Aveva già sofferto tanto e io non le avrei mai dato altri dispiaceri».

La sofferenza a cui si riferisce è quella della perdita di un altro figlio.

«Dall’età di sei anni ho vissuto con una mamma impazzita dal dolore. Quando mi rompeva la roba addosso, pensavo che da qualche parte quel dolore doveva pur sfogarlo. L’ho sempre capita, fino a quando se n’è andata per una cirrosi epatica dovuta a un’epatite non curata durante la guerra. Mi ricordo che la abbracciavo e lei mi mordeva il collo e mi graffiava perché non mi riconosceva più…».

Rocco racconta la morte del fratello dodicenne, nel 1971.

«Claudio era epilettico e morì soffocato nel sonno per una crisi. Ero all’ultimo anno dell’asilo, quando un giorno vengo prelevato da una signora che non conosco, mi porta a casa e sento gridare… Era mia madre. Mi ricordo mio padre che arriva con la vespetta e il cappellino da cantoniere, guarda in alto verso il balcone con uno sguardo che non potrò dimenticare: aveva capito subito».

Sua madre era il pilastro della famiglia.

«Il vero pilastro era la mamma, era lei che si occupava di portare per ospedali Claudio a Milano e a Roma, da quando a due anni, alle case popolari, si prese una mazza di ferro in testa da un altro bambino. Da lì pare che gli venne l’epilessia per l’ematoma. Mentre papà, per carità, era un gran padre ma molto passivo, l’unica cosa che faceva davvero bene era andare a cercar donne… Da qualcuno avrò preso… Una passione in comune tra padre e figlio…».

Siffredi racconta l’incidente in moto, a 20 anni, di cui porta ancora addosso le conseguenze.

«Mi sono ritrovato con mille problemi fisici già a vent’anni, quando in moto ho fatto un brutto incidente, mi sono frantumato tutto, dovevo morire… La macchina mi ha tritato le braccia, ho dovuto mettere delle protesi alle spalle, mi sono operato più volte… Ho avuto tantissimi anni di sofferenza fisica di giorno e di notte… E mia moglie si lamenta. Dice sempre: ogni donna vorrebbe avere Siffredi a letto, ma lui dà tutto se stesso sul set e i suoi dolori me li prendo io… È la pura verità. Sul set passava tutto, il porno è stato il mio antidolorifico naturale».

E continua:

«Tanti mi chiedono ma come fai ancora a fare queste performance… La verità è che non vorrei mai arrivare a dire che non ce la faccio più… D’altra parte da qualche anno mi guardo allo specchio e mi dico: ma che ci fai tu con le ventenni… Non mi sento più a mio agio davanti al corpo di una ragazza…».

Confessa di stare girando pochi film, ultimamente, e solo di grande produzione. E parla della concorrenza…

«Le ragazze fanno la fila per lavorare con Siffredi, non vedono il lato estetico che vedo io su di me. Se poi ti premiano ancora come miglior interprete straniero, ti dici: forse manca la concorrenza… I giovani mi odieranno, ma il dato di fatto è che ancora nell’era del tutto gratis, in un mondo come il porno in cui praticamente non ci sono diritti d’autore, io porto a casa un bel po’ di soldini…».

Difende il lavoro che ha scelto.

«Se ho fatto tutto questo, l’ho fatto per passione. Avrei pagato per fare questo lavoro».

E spiega come ha fatto a spiegare ai figli il suo mestiere.

«È la domanda classica dell’uomo italiano che si fa mille pippe mentali. Io mi sono trasferito in un altro pianeta. L’importante è non far finta, non giustificarsi. È stato semplice: ho avuto una compagna super intelligente, che si chiama Rozsa e non ha mai cercato di farmi cambiare idea. Abbiamo fatto la strada insieme. I miei figli dicono che sono fortunato a fare quel che mi piace nella vita…».

Continua:

«Tanti uomini non riescono a parlare di sessualità neanche con la moglie, figurarsi con i figli. Il risultato è che i ragazzi vengono su guardando il porno, è vero che non è una novità, ma oggi ci sono i video negli smartphone… Siamo noi gli educatori sessuali, sovradimensionati e capaci di fare sesso per ore. E questo non fa che generare insicurezze, perché nessuno si prende la briga di spiegare ai ragazzi che il nostro lavoro è finto, costruito, da professionisti… I ragazzini mi riconoscono e su 100 gli habitué sono almeno 80».

Sul senso di colpa:

«Per vent’anni mi ha creato gravi problemi. Mi dicevo: tu ti diverti e tua moglie è a casa con i bambini… In realtà ero lì a realizzare le fantasie degli altri».

Quando lascerà il porno, dice, non abbandonerà il sesso.

«Lascerò il porno, ma il sesso non mi abbandonerà mai, dirigerò le mie energie su una sola donna, mia moglie, e sarà molto bello. Lo auguro a tutti i mariti che cornificano le mogli. Il sesso resta ancora la cosa più bella, è forse l’80% di tutto quel che mi piace nella vita. Adoro la pasta in bianco olio e parmigiano, mangerei quella tutti i giorni… Se mi vuoi mettere in crisi, fammi la carbonara… Non sono mai stato dipendente da altro che dal sesso: niente droga, niente alcol».

La pornografia è sempre più nelle mani delle donne, sostiene.

«Da due anni la miglior regia va a una donna, e c’è uno stormo di registe nuove, bravissime. La donna ha più immaginazione e si fa meno problemi dell’uomo nel mischiare le carte in tavola, si eccita di più su cose che per l’uomo sono ancora tabù, ha una sessualità più strong. E se un film è un po’ forte e rischioso, magari con sesso estremo, fatto dalle donne diventa geniale. Cose che, dopo il #metoo, un uomo rischierebbe di finire in galera».

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