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Tramonti, un comprensorio tra trekking e sapori

Un comprensorio che si segnala come scrigno di vacanza green unita ad un sapiente ricorso alle tradizioni tutte basate su un’economia di sopravvivenza che ha generato sapori unici.

Tramonti, un comprensorio tra trekking e sapori

C’è un comprensorio che si segnala come scrigno di vacanza green unita ad un sapiente ricorso alle tradizioni tutte basate su un’economia di sopravvivenza che ha generato sapori unici.

É Tramonti in provincia di Salerno: 25 chilometri quadrati di territorio con una bella porzione di sentieri dell’Alta Via dei Monti Lattari con la perla del Monte Cerreto – ed il Finestra – seconda vetta con i suoi 1316 metri. “Questa terra ha una caratteristica – ci dice l’avvocato Gennaro Pisacane, titolare de ‘L’antico convitto’ di Amalfi ma tramontino d’origine – che la pone in cima a tutte le statistiche: 2500 di suoi abitanti vanno a formare, oggi, il più grande stuolo di pizzaioli che l’emigrazione possa contare: nel reggiano, nel cuneese e nell’alessandrino, questi emigranti hanno costruito le loro fortune con pizzerie che hanno portato la pizza tramontina ad ottenere la denominazione di origine comunale (De.co)”.

Dopo un trek con la company locale Tramonti_AmalfiCoast_trekking della guida Aigae Matteo Giordano e di Danilo Amato siamo andati a conoscere da vicino questo tipo di realtà nella frazione di Campinola presso l’“Agriturismo da Regina”. Già nella sala ci ha colpito la presenza di un cartoccio dove oltre al pane di pizza buonissimo si trovavano vari tranci di ‘biscuotto’, poi una scodellina d’acqua per pulirsi le mani. Da bere anche acqua e limone amalfitano – il famoso sfusato – in brocchette. Si comincia a parlare con Antonio che partì a 14 anni da Tramonti per il cuneese – ​ la sorella Alfonsina Vaccaro Erra è titolare della struttura -, che è ritornato in patria 15 anni fa ed ha riaperto questo piccolo angolo di paradiso impiantando limoni, kiwi, caki.

Dopo gli antipasti di salumi misti – salame, capicollo, salsiccia stagionata con finocchietto selvatico, salsiccia piccante e pancetta – la pizza che ci viene servita è gustosa e leggera e pensiamo potrebbe trovare audientia anche per palati vegani postmoderni: il segreto sta nella doppia lievitazione fatta con farine naturali ad alta digeribilità mischiate ad acqua di mare… Sulla pizza qui si beve il vino locale figlio di quel Tintore unica radice sopravvissuta alla filossera che rase al suolo la biodiversità di tanti territori: sembra che questa pianta sia seicentesca. Questo nettare è forte e deriva il suo nome dallo spagnolo tinto perché colorava – e tingeva – oltre ai palati anche i tessuti. Chi non ama la pizza potrà godere dei classici paccheri al ragù napoletano con spolverata di pepe nero. Per secondo il pezzo di carne al ragù che ha dato sapore al primo.

Per annaffiare tutto questo? Un’altra primizia locale: il famoso rosolio “Concerto” elisir di quindici erbe inventato dalle suore del Conservatorio di Pucara. Cosa c’è di meglio di un pranzo di casa dopo un lungo trek sulle montagne di mille metri nel luogo che ha dato il nome ad uno dei venti della Rosa amalfitana?

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