Oltre a un direttore sportivo con un ottimo scouting. Il Napoli è peggiorato proprio quando ha smesso di vendere i suoi calciatori migliori
Che poi, è proprio ciò che stava facendo, con risultati molto lusinghieri, il Napoli fino al 2016, poi, dopo la dolorosa cessione alla Juve di Higuain (tramite il pagamento della clausola rescissoria), la società partenopea ha clamorosamente invertito la rotta, con risultati che sono, ahinoi, sotto gli occhi di tutti; da allora non solo il Napoli non ha più inserito le tante vituperate clausole rescissorie nei contratti (che, con buona pace dei soliti detrattori, avevano garantito agli azzurri di mantenersi a livelli addirittura superiori alle proprie possibilità) ma, tranne Jorginho, non ha più effettuato una cessione veramente remunerativa, ha trattenuto molti calciatori più del dovuto, col risultato di perderli a zero o di svenderli incassando meno della metà di quanto avrebbe incassato se li avesse venduti qualche anno prima.
Il Napoli, come il Borussia Dortmund, l’Ajax, l’Atletico Madrid, il Porto, l’Atalanta, etc non può e non deve permettersi di trattenere troppo i suoi tesserati, rischiando di farli invecchiare e svalutare, come invece ha fatto negli ultimi cinque anni. Deve, al contrario, abbracciare un progetto diverso che, in mancanza di altri introiti, punti alla valorizzazione e alla successiva vendita dei suoi calciatori e, per poter fare ciò, occorrono un Direttore Sportivo e un relativo scouting bravissimi nell’individuare “gioielli grezzi” in giro per il mondo da rivendere dopo un tot di stagioni e, soprattutto, un allenatore che non pretenda la riconferma in blocco dei suoi uomini per svariati anni e che non si faccia nessun tipo di problema a dover rinunciare, ogni anno, a 2/3 elementi della sua squadra (esattamente come ha fatto Gasperini a Bergamo che, negli anni, ha visto partire tantissimi suoi calciatori senza fare drammi, anzi confermando/migliorando anno per anno il rendimento della sua Atalanta nonostante le tante cessioni). Un allenatore, quindi, che abbia dei principi di gioco facilmente assimilabili dai nuovi innesti e che non richiedano necessariamente continui e ripetitivi allenamenti specifici e che, pertanto, non risentano troppo dei tanti impegni ravvicinati, impegni che una squadra con ambizioni europee non può non avere.
Altra cosa su cui bisognerebbe fortemente puntare (ma questa è una carenza che accomuna tutte le società italiane, ad esclusione della più lungimirante Juventus…) è quella di allestire la cosiddetta “squadra riserve” (oUnder 23) in una categoria inferiore: in tal caso si potrebbe avere una seconda squadra dove poter “parcheggiare” e far maturare qualche prospetto interessante ma, al tempo stesso, garantirsi un serbatoio di altri 25 tesserati da cui poter “attingere” in ogni momento in caso di necessità (esattamente come fatto, in più di un’occasione, dalla Juventus quest’anno, in una stagione caratterizzata dalle tante assenze causate sia dalla pandemia in corso che dai tantissimi infortuni muscolari dovuti al poco riposo, e che invece non è possibile fare con una società “satellite” come può essere il Bari per il Napoli, la Salernitana per la Lazio, etc).
In poche parole urge una vera e propria rivoluzione copernicana, altro che la “restaurazione” tanto auspicata/desiderata da molti!