Sul Corsera: «Minuti di ricerca e poi, prevalentemente, decisione a favore del difensore. Resta l’incertezza sulla partenza del passaggio»

Interessante riflessione dell’ex arbitro Paolo Casarin sul Corriere della Sera. Casarin critica la disinvoltura nell’assegnare rigori:
si vedono penalty per contatti tra giocatori che negli anni scorsi venivano trascurati.
Ma si sofferma soprattutto sul fuorigioco dei centimetri.
I casi più diffusi solo quelli in cui il difensore e l’attaccante sono vicinissimi e in gran parte sovrapposti. L’attaccante è in fuorigioco se parte della testa, corpo o piedi sono più vicini alla porta avversaria, rispetto al pallone e al penultimo avversario. Va bene: di quanto? Qualche centimetro. Determinato da una tecnologia incompleta, che ha bisogno dell’uomo per individuare il momento del passaggio verso l’attaccante. Minuti di ricerca e poi, prevalentemente, decisione a favore del difensore. Mi sembra il guardalinee che nel dubbio alza la bandierina. Il calcio dei centimetri che capovolge il risultato. Perché l’incertezza di partenza del lancio non equivale, quanto a centimetri, a quella finale? Vogliamo fare un nuovo gioco? Certamente stiamo spaccando in due quello storico.