ilNapolista

«Con Gasperini non si discute, quel che dice è vangelo. Nessun calciatore può essere sopra di lui»

Gli ex Genoa Zapater e Flores raccontano al Paìs il tecnico: “È fissato con le marcature a uomo, ma nessuno fa crescere i giocatori come fa lui”

«Con Gasperini non si discute, quel che dice è vangelo. Nessun calciatore può essere sopra di lui»

In attesa che l’Atalanta scenda in campo contro il Real Madrid, El Pais si fa raccontare Gasperini da due suoi ex giocatori spagnoli: Alberto Zapater, arrivato al Genoa a 23 anni nel 2009, e Chico Flores, 15 presenze sempre al Genoa ma l’anno successivo.

“Non avevo mai giocato così – dice Zapater – Aveva tutto sotto controllo, quello che voleva, come lo voleva, e lo trasferiva al calciatore. C’erano una serie di istruzioni che dovevi seguire alla lettera. Altrimenti si incazzava tantissimo. Non c’era spazio per il dibattito, quello che diceva era vangelo. Solo la sua presenza incuteva rispetto”.

“All’inizio mi chiedevo perché i veterani non facessero certe cose in campo, ma ovviamente era per l’autorità di Gasperini. Con il tempo ti rendi conto che sarebbe bello fare esperienze così oggi”.

Quel Genoa, Gasperini lo prese in serie B e subito lo porto in Serie A. L’anno dopo era in Europa League.

“Tutto quello che fa all’Atalanta non mi sorprende”, dice Zapater. Che è rimasto molto colpito dagli automatismi sulle marcature a uomo, regola che continua a valere anche all’Atalanta.

“In difesa adattavamo all’avversario. Ti diceva: quello è il tuo centrocampista, quindi stai sempre addosso a lui. Questo ha i suoi vantaggi e svantaggi, ma ho un ricordo molto positivo”, dice il capitano del Saragozza.

Chico Flores invece s’è ritirato. Ma dice di ricordare molto bene due cose di Gasperini: la sua vocazione offensiva e il suo carattere. “Se non seguivi le sue istruzioni, si arrabbiava parecchio. Gli piaceva tenere i limiti, che nessuno fosse al di sopra di lui. Suppongo che sia successo questo col Papu Gomez. Ma non ha mai perso la calma, quei limiti non li ha mai superati. Ho avuto allenatori di ogni tipo. Ho visto Joaquín Caparrós, che era una bella persona, prendere più di un calciatore per il collo”.

“Alla lunga, il suo modo di lavorare gli ha dato ragione. Ha trasformati nomi che nessuno conosceva in grandi calciatori. Li fa crescere. Ha un’idea molto particolare del gioco e la porta fino alle sue estreme conseguenze. E così dovrebbe essere. Il calciatore deve vedere che l’allenatore è un punto fermo. Prima dipendevano più dal talento dei giocatori, ma ora è tutto ben studiato. Ecco perché i tecnici sono così importanti”, sottolinea Zapater.

ilnapolista © riproduzione riservata