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Tra i litiganti Dazn e Sky, gode Tim: s’è presa il calcio senza comprarlo e lo usa per vendere la fibra

Non ha partecipato all’asta ma ora vende come suoi i contenuti acquistati da Dazn. E può sbaragliare i concorrenti sul mercato della rete. Sky ha perso due partite in una

Tra i litiganti Dazn e Sky, gode Tim: s’è presa il calcio senza comprarlo e lo usa per vendere la fibra

Il calcio potrebbe portare l’internet veloce nelle case degli italiani “come alla fine degli anni ’70 fu la pornografia a spingere il mercato globale del vhs”. Repubblica forza un po’ il paragone, ma i diritti tv della Serie A aggiudicati in esclusiva a Dazn aprono un fronte finora inedito della guerra commerciale delle telecom in Italia: Tim si sta prendendo tutto. E lo sta facendo di sponda, senza entrare direttamente come giocatore in una partita molto complicata. Usa il calcio per affondare il colpo sul mercato delle connessioni ultraveloci, vendendolo – di fatto ha già cominciato – come un contenuto “suo”, pur non avendo partecipato all’asta bandita dalla Lega.

Come scrive Repubblica “dall’inizio della prossima stagione il gigante della rete, grazie alla collaborazione con la tv in streaming di Access Industries, potrà vendere la connessione Internet di casa in pacchetti che prevedano anche la possibilità di guardare tutte le partite di Serie A con lo sconto”.

Ma non è così semplice. Dazn ha mitigato rischi e costi dell’operazione più costosa della sua storia grazie alla partnership con Tim, che ci mette circa 300 milioni di euro a stagione. A fronte di un supporto economico di questa portata non è pensabile che ci si fermi al nesso contenuto-strumento, con Dazn che offre il calcio e Tim che commercializza la tecnologia. Non senza porsi problemi per il libero mercato e la concorrenza.

Tim Vision, la piattaforma di streaming video di Tim, già oggi mette a disposizione in streaming vari servizi detentori dei diritti del calcio, e lo farà a maggior ragione dal prossimo anno: Amazon Prime (che nel triennio 2021/2024 avrà le 16 migliori gare di Champions del mercoledì in esclusiva), Dazn (che potrà trasmettere 7 delle 10 gare di Serie A in esclusiva e altre 3 in condominio con altri), Mediaset (che avrà 121 delle 137 gare di Champions, di cui 17 in chiaro) o Now (piattaforma di Sky che si è aggiudicata 121 delle 137 gare di Champions, Europa League e Premier League).

Dalla prossima stagione, con Tim, sarà possibile per la prima volta avere accesso a tutto il calcio senza alcun abbonamento a Sky. Per Sky è una sconfitta non tanto sul piano dei contenuti, ma su quello del mezzo. Perché Sky è competitor di Tim anche per la rete in fibra, e l’ha promossa in questi mesi al limite dello stalking. Ora, la “sconfitta” nella gara ai diritti del campionato, ha di fatto lasciato strada libera a Tim. Con una piccola differenza: Sky ha fattivamente partecipato all’asta, Tim no, se non come partner secondario di Dazn. Avrebbe potuto, ma non l’ha fatto.

Dazn tra l’altro deve garantire a tutti i clienti pari condizioni, economiche certo, ma anche di qualità del servizio. E non può privilegiare commercialmente e tecnicamente i clienti Tim a scapito di quelli legati ad altri gestori. Si chiama principio di neutralità della rete. Se disatteso si aprirebbe una stagione di ricorsi e istruttorie all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Invece il comunicato rilasciato da Tim nell’immediato della vittoria dell’asta fa presupporre tutt’altre prospettive. Il riferimento alla “migliore user experience di Dazn” non è affatto casuale, visto che uno dei problemi principali di questa rivoluzione è l’aspettativa del cliente, il quale ha paura che la rete non regga il carico delle partite in streaming, e non garantisca la qualità a cui era abituato col satellite. Tim è come se facesse intendere di avere un canale d’accesso privilegiato al segnale, grazie alla società con Dazn. Cosa che non può essere. Ma è ovvio che potrà contare su un trattamento commerciale diverso, rispetto ai concorrenti.

In soldoni: Tim può usare il calcio – che non ha comprato direttamente all’asta, come ha provato a fare Sky – come esca commerciale per conquistare definitivamente il mercato della fibra. Sky è come se avesse perso entrambe le partite in un colpo solo: quella sui contenuti e sul contenitore.

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