Se partisse subito, la rivoluzione dei ricchi depotenzierebbe anche Napoli-Inter. A questo punto il Sassuolo potrebbe entrare in Champions
Non è proprio il 14 luglio del calcio, perché stavolta a far la rivoluzione sono i ricchi. Non che in Francia fossero stati i poveri, questo no: fu la borghesia a fare la Rivoluzione francese. Il terremoto calcistico somiglia ad altro. Dopo aver tramato nell’ombra per molto tempo, i club stanno per uscire ufficialmente allo scoperto. Guidati da Andrea Agnelli e dai grandi club d’Inghilterra, Spagna e Italia. La notizia, lanciata dal Corriere dello Sport, è adesso in homepage dei principali giornali di tutto il mondo: il New York Times, il Telegraph, L’Equipe.
È una vera e propria scissione quella che sta avvenendo nel mondo del calcio. La Uefa ha pubblicato un comunicato di fuoco, in cui minaccia di bandire dai campionati i club che aderiranno alla Superlega e dalle Nazionali i calciatori che la giocheranno. Sembra un po’ quel che accadde tanto tempo in altri sport (ad esempio il tennis ma non solo) tra chi diventava professionista e chi invece rimaneva tra i dilettanti.
Sono ore febbrili, i cannoneggiamenti sono in corso. È arduo azzardare un bilancio. Ci sono però molte possibilità che nulla sarà più come prima. Proprio quando in Serie A l’unica competizione rimasta a suscitare interesse è proprio la lotta Champions, sparisce la Champions. Soprattutto se la spaccatura dovesse avere effetto immediato.
Che valore avrebbe la vittoria dell’Atalanta sulla Juventus se dal prossimo anno i bianconeri non dovessero partecipare più al campionato italiano ma aderire soltanto alla Superlega? E lo stesso vale per Napoli-Inter di questa sera. Il quarto posto si sarebbe improvvisamente sgonfiato come un soufflé. Se Inter, Milan e Juventus andassero sin dalla prossima stagione a giocare la Superlega, e forse anche la Roma, allora non ci sarebbero problemi per Atalanta, Napoli e Lazio. Anzi diventerebbe più interessante la lotta per l’ottavo posto tra Sassuolo e Verona.
È un vero e proprio colpo di Stato quello che sta andando in scena.
La direzione è chiara da tempo. L’Eca ha ricalcato, circa quarant’anni dopo, la rivoluzione di Bernie Ecclestone nella Formula Uno. L’associazione costruttori si chiamava Foca. Impiegò sette anni – dal 74 all’81 – a far capitolare la Federazione internazionale automobilismo sui diritti tv. Sta accadendo la stessa cosa. Allora, si raggiunse un compromesso. Stavolta, sembra più complesso.
Nei prossimi giorni ne capiremo di più. Di certo, sembra ormai chiaro che quel che avviene nei palazzi, dietro la scrivanie, seduti a un tavolo ovale, sia diventato decisamente più importante di quel che accade in campo. Non solo, ma da fuori – spingendo semplicemente un bottone – si diminuisce l’importanza di una partita. Napoli-Inter, da un’ora all’altra, ha cambiato la propria dimensione. Da partita chiave, almeno per gli azzurri, rischia di essere derubricata a sgambata più o meno senza senso. E potrebbe trascinare con sé, nel gorgo dell’inutilità, anche l’intensa battaglia dialettica su Gattuso.