POSTA NAPOLISTA – La querelle Mazzoleni contro il Sud ha evitato al Benevento e a Vigorito l’apertura di una seria autocritica sul proprio campionato
Spettabile Napolista, sono un vostro fedelissimo lettore. Ho notato, non senza disagio, una pletora di commenti positivi riguardanti l’operato dell’arbitro Doveri in occasione dell’ormai inveterato rigore concesso e poi negato al Benevento. Tale disagio è la conseguenza della mia iscrizione al partito dei tattici. Cioè quelli che, in maniera accorta, hanno usato l’arma del silenzio per non essere subissati da un tumulto di improperi. Poi, passata l’ondata nazionalpopolare del “dagli al sud”, un consistente numero di addetti ai lavori con il sostegno di più di qualche arbitro dal passato nobile, ha rilasciato il proprio sorprendente parere: “non era rigore”.
La cosa mi ha colpito per un duplice aspetto. Primo, come accennato, per aver avuto la pazienza dell’attesa, al fine di evitare che l’emotività del momento cancellasse, sotto una valanga di insulti, un’opinione diversa riducendola al ricordo del nulla. Il secondo punto, quello che più mi angustia, è che mi sono immaginato una conversazione tipo.
Mazzoleni: “Daniele, guarda che il rigore non c’è, osserva come piega la gamba”;
Doveri: “si vedo, però non sarebbe uno scandalo darlo perché in diretta le cose apparivano diversamente”;
Mazzoleni: “è una questione di onestà arbitrale, io te lo dico ma sei tu a decidere con la tua coscienza”;
Doveri: “Paolo, mi dai un leone da pelare, qua se cambio decisione ci spellano vivi ma, come dici tu, siamo arbitri. Io ci provo, speriamo bene”.
Caro Napolista, questa irrealistica discussione (ma poi siamo sicuri che non si siano detti qualcosa di simile?) che ha poi scatenato la ridda delle ipotesi di fantacomplotti del solito nord contro l’altrettanto solito sud, in realtà è stata una manna per il Benevento, che ha colto l’occasione per evitare spiegazioni alla tifoseria sannita. Il Benevento non avrebbe avuto significativi giovamenti da un pareggio con il Cagliari, perché il punto non avrebbe risollevato sorti collassate già da molti mesi.
Dopo i primi 26 punti raggiunti con una semplicità disarmante, con il nome di Pippo Inzaghi su tutti i taccuini dei procuratori, la squadra si è letteralmente squagliata nelle gambe e nella mente. Ha fallito clamorosamente partite interne con dirette concorrenti (quella con il Torino ne sia l’esempio più fulgido) archiviando nel cestino “puri casi” la vittoria esterna allo Juve Stadium. Nelle classifiche parziali delle ultime 15, 10 e 5 partite giocate, il Benevento è sempre retrocesso come terz’ultimo e come penultimo della fila.
Protestare può andar bene, ma anche il guardarsi appena indietro porterebbe dei miglioramenti a tale sconquasso.