“Oggi non si difende picchiando gli avversari, gli devi entrare nella testa come Federer. La costruzione dal basso funziona solo se serve, non per farti bello. Se non è il caso spazza via”
Virgil van Dijk spiega in un libro sul ruolo del difensore nel calcio (The Anatomy of Football’s Centre-Half di Leo Moynihan) il concetto di barricata, di pressione. E per farlo usa il Napoli, l’1-0 della fase a gironi di Champions, dicembre 2018. La parata di Allison su Milik oltre il 90′, indimenticabile. Questa:
Two years ago today… @Alissonbecker made 𝐓𝐇𝐀𝐓 late save against Napoli 🤩 pic.twitter.com/LOK4tHBJH4
— Liverpool FC (@LFC) December 11, 2020
Il grande difensore del Liverpool, fermo da mesi per un brutto infortunio, ricorda nell’estratto ripreso dal Guardian:
“Giocavamo contro il Napoli che aveva bisogno di vincere. Eravamo in vantaggio di 1-0 e finimmo sotto una grandissima pressione. Pensavamo ‘un gol e siamo fuori’. Allison fece quella parata assurda. Corsi da lui, festeggiando con lui come se avesse segnato un gol. Quella parata ci ha fatto vincere la Champions League”.
Il richiamo al Napoli è interessante non tanto per ricordarci che c’è stato un tempo in cui il Napoli metteva pressione alla squadra più forte del mondo – anche, sì – ma soprattutto per il discorso generale. Virgil van Dijk parla di come è cambiato il grande difensore, di come sia diventato un ruolo da sostenere mentalmente col carisma, con la testa, più che col fisico. Non c’è più bisogno di picchiare per farsi rispettare. (Anche se proprio contro il Napoli per poco non ruppe una caviglia a Mertens con un’entrata durissima).
“Tanto per cominciare abbiamo un centinaio di telecamere puntate su di noi. E poi a me personalmente non piace fare male alle persone. Voglio solo giocare e vincere lealmente. Non sono uno che prova a vincere con tattiche diverse. Molti dicono che io faccio sembrare il gioco facile, ma credimi, ogni partita è molto difficile. Giochiamo contro attaccanti di livello mondiale, attaccanti molto fisici, e non penso mai: “Questa partita è facile”. Ma voglio che il mio avversario pensi che lo sia. Che pensi che io lo stia pensando. Guarda Roger Federer. Se lo vedi giocare a tennis, pensi che non sudi nemmeno. Mentalmente deve essere difficilissimo per il suo avversario, pensare che quello manco ci sta provando”.
“Il segreto è entrare nella testa dell’avversario, non parlandogli, non prendendolo a calci, ma cercando di fargli pensare che qualsiasi cosa faccia non riuscirà a superarmi. Sì, per fare questo devi essere sicuro delle tue capacità, altrimenti gli altri ti calpestano. Ci sono altri modi per vincere le partite, ma non c’è bisogno di picchiare o offendere le persone”
E ancora, sulla mitologica costruzione dal basso:
“Oggi è più importante la posizione, rispetto a qualche anno fa. Molto di più. Al giorno d’oggi giocare da dietro è una cosa enorme, soprattutto per le squadre che amano il controllo del gioco. Le squadre più grandi del calcio mondiale vogliono avere giocatori che si sentano a proprio agio con la palla, anche nella propria area. In passato, potevi dare la palla ai centrocampisti e poi il tuo compito era semplicemente assicurarti che l’organizzazione difensiva fosse adeguata. Dovevi difendere. Ora devi fare quello, ma anche molto altro. Anche la posizione di terzino sta cambiando, sono quasi ali ma devono fare anche la loro parte in difesa difesa. Il gioco si è sviluppato”.
“Noi Abbiamo Alisson, che non ha paura di fare un passaggio. La cosa più importante è che lo fai quando pensi di poterlo fare, non solo per il gusto di farlo. Se mi sento sotto pressione e avverto il pericolo, posso dire ad Alisson di spazzare via il pallone in avanti, giocheremo per la seconda palla. Abbiamo questa diversità, possiamo mescolarla, giocando breve e lungo. Questo è uno dei nostri veri punti di forza. Ci adattiamo. Alla fine della giornata, sei tu il responsabile. Se voglio la palla e sbaglio, è colpa mia. Non voglio mettermi in quella situazione, se sento che non andrà bene. Perché lo fai? Per farti bello? Non esiste!”.