Un bilancio dell’allenatore tra i rigenerati Zielinski, Insigne e Lozano, le nove sconfitte in campionato, il Granada e il gioco degli ultimi tempi
Del Napoli di Gennaro Gattuso ci resterà l’immagine migliore, un finale di stagione in cui l’efficacia e la concretezza del gioco hanno riempito così tanto gli occhi da prevalere sui rimpianti. Che a loro volta hanno scagionato, almeno nell’immaginario comune, l’allenatore dai risultati negativi che ora sembrano un lontano ricordo: le deludenti eliminazioni dalle coppe con Granada e Atalanta, le nove sconfitte in campionato. Allo stesso modo, il giudizio su questo ciclo sarà sempre contrastante.
Contestualizzandolo, può ritenersi positivo: la vittoria della Coppa Italia l’anno scorso, un auspicato ritorno tra le prime quattro della Serie A, che il Napoli deve soltanto formalizzare contro avversari che hanno ben poco ancora da chiedere a questo campionato. Eppure, non c’è stato quel cambio di dimensione che sarebbe stato lo step evolutivo più logico dopo i passi in avanti sul piano della credibilità e dello spessore del collettivo in Italia (con Sarri) e in Europa (con Ancelotti).
Per quanto riguarda il campo, la squadra ha mostrato in questo finale di stagione di avere un’identità riconoscibile, di proporre un calcio piacevole con giocatori funzionali a quella che è l’idea del tecnico. Una serie di circostanze che ha spinto parte della critica a caldeggiare la riconferma di Gattuso. Considerando ciò che si è visto nelle ultime giornate, l’allenatore lascerà un’eredità importante, a cui il suo successore avrà il compito di dare continuità mentre mette a punto il nuovo Napoli. È riuscito infatti a sbloccare, portando ad un nuovo livello, il rendimento di diversi elementi della squadra in un momento di difficoltà.
Gattuso è stato costretto a rimodulare le soluzioni offensive in svariate occasioni, quando si è trovato a perdere a turno Osimhen, Mertens, Lozano e Petagna. Nonostante tutto, il Napoli ha festeggiato da poco i 100 gol stagionali e nelle prossime due gare potrà migliorare ulteriormente questo dato. Questo è stato possibile grazie al coinvolgimento in fase realizzativa studiato dall’allenatore.
Le qualità di Lorenzo Insigne non le scopriamo di certo adesso, ma questa concretezza s’era vista soltanto in un’altra annata. L’applicazione e la maturità di quest’ultimo periodo lasciano credere che il giocatore possa mantenersi su questi standard anche nelle stagioni a venire. Nel frattempo, ha pareggiato il suo record di gol (18) ed è in doppia cifra anche con gli assist.
Le cifre che invece ha fatto registrare Piotr Zielinski sono senza precedenti. Anche lui ha servito 10 passaggi decisivi per le reti dei compagni, mentre quelle personali sono 9 (8 in campionato, 1 in Europa League). Era uno degli aspetti su cui Gattuso si è maggiormente soffermato, fare in modo che il suo talento trovasse uno sbocco materiale.
Una missione che è stato in grado di compiere anche con Hirving Lozano nei primi mesi messo ai margini del progetto. Poi, il reinserimento. Ad un certo punto, quest’anno, fino al suo infortunio di metà febbraio, il messicano era il miglior marcatore della squadra e se adesso il suo rendimento può dirsi in linea con il valore di mercato al quale è stato acquistato, i riconoscimenti sono da attribuire anche a Gattuso.
Il suo Napoli, nella versione attuale, non dispiace assolutamente, anzi. Il bilancio, però, va fatto sui diciotto mesi della sua gestione. Da un lato pesano gli infortuni e le assenze, dall’altro il momento storico in cui è giunta la fine dell’era Juventus e, ad esempio, l’eliminazione in Europa col modesto Granada. Non è il momento di guardarsi indietro, resta un ultimo sforzo per raccogliere i sacrifici di un anno così complesso.