È lui il vero volto della grande industria del pallone italiano. Racconta il voto in Lega: «Ho urlato, a uno ho detto “le mani non mi ubbidiscono, te ne vai”».
“Hanno fatto un errore di sbaglio, che vuol dire che si sono sbagliati due volte”. E allora è intervenuto lui, Massimo Ferrero, a sanare l’errore di sbaglio: “urlando”, “gridando”, “mi sono incavolato e li ho fatti ragionare”. E gli altri presidenti, i manutentori della grande industria Serie A si sono redenti. E hanno fatto una cosa che a rifletterci è calcio italiano in purezza: hanno votato contro il loro stesso voto, pochi minuti dopo. Auto-smentendosi: lo spezzatino completo va bene, ogni partita ad un orario diverso; ma allora Dazn deve “cacciare i soldi”.
“Dazn ha proposto lo spezzatino. Loro hanno vinto per sette partite e vogliono fare tutti slot diversi. Facendo così ne fanno dieci. Io allora ho detto se vuole fare dieci orari diversi ci devono dare i soldi”.
Il presidente della Samp, non lo sa lui per primo figurarsi i colleghi, è il vero volto della Serie A. Ne trasmette con naturalezza i tic, i modi naif, la ciaciara, gli intrallazzi, ma anche l’amatorialità dell’impostazione imprenditoriale. Muoversi a casaccio, il più delle volte, o anche solo per contrapposizione. Rinfacci e alleanze, il telefonino (chi due, chi tre), sempre acceso, la notifica imperante. Il voltafaccia, e il vaffanculo d’emblée. E’ cronaca: resta in archivio l’audio dell’elezione di Micciché svelato da Business Insider, quel clima da saloon, la barzellette sporche, il cameratismo da Car.
Quando, lunedì, la Lega ha dapprima votato l’ok alle 10 partite in 10 slot (contrari Genoa, Samp, Roma, Bologna, Sassuolo e Spezia) per poi rimangiarsi tutto con un seconda delibera che revocava la prima, avevano trovato una formula accettabile per i media: “nell’ottica di una maggiore valorizzazione”.
Era chiaro già due giorni fa cosa volesse dire. Ma Ferrero, in un’intervista a “In barba a tutto”, su Rai 3, ha voluto renderci partecipi di quel tribolato brainstorming (i cervelli in tempesta… l’inglese talvolta ha il dono di sintetizzare meravigliosamente la realtà):
«Eravamo in Lega e abbiamo fatto una votazione non giusta secondo me. Tutti facevano demagogia. Io ho detto votiamola, se paga bene altrimenti niente. Quando tutti hanno votato a favore dei dieci slot mi sono incavolato, ho gridato e ho fatto ragionare gli altri presidenti. Hanno fatto un errore di sbaglio, che vuol dire che si sono sbagliati due volte. Dunque mi son messo lì e ho detto ora voglio vedere chi vuole regalare i soldi a DAZN. Alla fine ho detto “le mani non mi ubbidiscono, te ne vai” ad un presidente che si è avvicinato»
“Le mani non mi ubbidiscono, te ne vai” è la precisa rappresentazione della grammatica in uso in quelle stanze. Dove si soppesano misure da milionate d’euro come al mercato del pesce di Fiumicino. Improvvisando, spesso, in funzione d’uno sbalzo ormonale o di un sussulto di lucidità. Si vota prima, poi dopo ne parliamo. Al massimo annulliamo, che ce frega, aho!
“L’errore di sbaglio” capita, s’appara. Solo in matematica due segni negativi fanno un meno. Il calcio segue un’algebra tutta sua. E non teme danni d’immagine, deve solo fare il passo successivo: promuovere Ferrero a suo portavoce nel mondo.