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El Pais prova a smontare l’euforia italiana: “Ricordiamoci che fine ha fatto Schillaci”

La chiave è che “ogni Mondiale o Europeo ha i suoi Schillaci”. E che anche quest’edizioni ha i suoi candidati meteora. Ma tempismo e riferimento azzurro sono sospetti

El Pais prova a smontare l’euforia italiana: “Ricordiamoci che fine ha fatto Schillaci”

Non si sa perché ma oggi El Pais dedica un articolo a Totò Schillaci. La chiave è: i giocatori che trionfano agli Europei e ai Mondiali e poi spariscono, più o meno. Come a rintuzzare tutta l’euforia italiana delle “notti magiche” che imperversa in Italia dopo le tre vittorie nel girone.

“Totò Schillaci, siciliano dagli occhi grandi e più street che art, è stato incoronato in questa specialità”, scrive Daniel Verdù. Si prese il Mondiale d’Italia 90, capocannoniere miglior giocatore. Tanto che quell’anno fu anche il secondo classificato al Pallone d’Oro assegnato a Lothar Matthaus. “Schillaci all’epoca era juventino, ma dopo il suo incredibile Mondiale, iniziò un declino che toccò il fondo quando, al termine di una partita contro il Bologna, minacciò alla maniera siciliana Fabio Poli, che lo aveva provocato: ti faccio sparare”.

“Il declino dopo quell’episodio gli ha portato più dolore che gloria all’Inter, allontanato dalla squadra prima di rescindere il contratto, e poi a chiudere la carriera in Giappone nel Júbilo Iwata”.

“Ogni Mondiale o Euro ha i suoi Schillaci”, scrive El Pais. “Un fenomeno difficile da decifrare scientificamente perché consiste in qualcosa di metafisico come l’esibirsi al di sopra delle proprie reali possibilità (Cholo Simeone è un maestro nel creare quell’illusione ottica nei giocatori che poi finiranno al Barça…)”.

El Pais fa l’esempio di James Rodríguez, il migliore di quella Coppa del Mondo in Brasile nel 2014, dove ha segnato sei gol – capocannoniere del torneo – e ha stupito con la sua visione di gioco. Il Real lo ha pagato 80 milioni fino a quando non si è stufato di lui”.

La scintilla e i pericoli dell’infatuazione estiva costruiscono meravigliose favole calcistiche (e biografiche) come quella di Schillaci. Quest’anno, in un torneo senza grandi stelle nella maggior parte delle squadre, ci sono già alcuni candidati per quel trono. Il problema è che è sempre più difficile vivere quel miraggio con tanti specialisti del calcio internazionale, capaci di memorizzare album di figurine di sette paesi diversi e sussurrare in coro ai club più sprovveduti i rischi di una storia d’amore frustrata”.

El Pais non fa nomi.

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