“Disse: se li lasciamo attaccare, prendiamo gol. Sono più forti dei nostri difensori. Andiamo a difendere nella loro metà campo”
Su Il Giornale, Riccardo Signori scrive del ct della Nazionale italiana, Roberto Mancini. La sua bravura è stata quella di
“concedere a tutti la chance di giocare qualche minuto all’europeo. Vale più questa sfida, con i rischi di un cambio sbagliato, che cento discorsi su tecnica e tattica. Bearzot faceva gruppo come fosse una roccaforte, Mancio è bearzottiano a modo suo. E se, fino a qualche anno fa, Mancini veniva criticato, o apprezzato, a seconda dei risultati, stavolta i risultati parlano da soli: non si resta imbattuti in 30 gare per caso”.
Mancini ha smentito i luoghi comuni sulla Nazionale.
“Non si può allenare, diceva Sacchi. Serve tempo per dare gioco, mentalità, abitudini, ci raccontavano altri profeti. Invece sono bastate poche partite per intravedere una idea, la compattezza di un gruppo. Forse il lavoro di costruzione ha sorpreso perfino il ct”.
Alla sua Nazionale, conclude Signori, Mancini
“ha insegnato quanto provò con l’Inter, seconda esperienza, nell’ultimo scontro con il Napoli di Sarri. Partì da un presupposto: se li lasciamo attaccare, prendiamo gol. Sono più forti dei nostri difensori. Dunque andiamo a difendere nella loro metà campo ed evitiamo che buttino palla verso la nostra area. L’Inter vinse 2-0. Se fate caso, è la stessa filosofia di questa nazionale. Il calcio è semplice: basta metterci umiltà, intelligenza e un colpo di tacco”.