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Hjulmand, il ct che ha costruito la Danimarca chiacchierando con i vip per capire il sentimento nazionale

La Gazzetta ne traccia un bel profilo. Ha studiato filosofia e non è mai stato calciatore professionista. Fissato con i numeri e la regola dei tocchi palla, ha sposato la fidanzata del liceo 

Hjulmand, il ct che ha costruito la Danimarca chiacchierando con i vip per capire il sentimento nazionale

Sulla Gazzetta dello Sport Davide Stoppini traccia un bel profilo di Kasper Hjulmand, il ct della Danimarca, in semifinale di Euro 2020. La squadra di Eriksen si scontrerà con l’Inghilterra.

Indossa per scaramanzia un maglione di lana, nonostante le temperature sui campi. Nei giorni dell’arresto cardiaco di Eriksen gli regalarono un braccialetto con un pallone che non ha più tolto dal polso. “Un personaggio da film”.

Ha costruito la sua Danimarca studiando, parlando con i vip.

“Un giorno di fine 2019, nella sua casa di Lillerod, fu però assalito dai dubbi: «Sarò all’altezza?». Così cominciò letteralmente a bussare alla porta dei personaggi più importanti di Danimarca. Proprio così: una chiacchiera con un cantautore, con un ex primo ministro, con gli amministratori delegati delle più grandi aziende danesi, con il tecnico della nazionale di pallamano, con artisti vari. A tutti fece le stesse due domande: «Cosa rappresenta per voi la Danimarca? E cosa vorreste vedere dalla vostra nazionale?»”.

Voleva capire il sentimento nazionale, racconta Stoppini. E ci è riuscito.

Da giovane studiava filosofia, non è mai stato un calciatore professionista anche per colpa di un brutto infortunio al ginocchio. Ha passato mesi dentro la Masia, a Barcellona. Ha visto Pep Guadiola guidare la squadra B, da quelle parti. Poi si è innamorato di Jurgen Klopp, due anni fa è invece andato a carpire i segreti dell’Atletico di Simeone: come a dire, tutto l’arco costituzionale del gioco del calcio”.

Ama i numeri, la match analysis.

Hjulmand è amante dei numeri. E della match analysis. Nel suo staff c’è un personaggio nascosto eppure fondamentale. Si chiama Mounir Akhiat, video analyst, l’occhio dall’alto di Hjulmand. Ogni allenamento è seguito da almeno tre telecamere e un drone, la posizione di ogni giocatore è monitorata con un tracciamento ottico per almeno 25 volte al secondo. Insieme, Kasper e Mounir, hanno provato a mettere per iscritto una cosa che nel calcio non esiste: la regola per la vittoria. Questa è: le probabilità di successo sono molto più alte se il calciatore in possesso palla non tocca la sfera mediamente per più di 2,2 volte. Ecco perché in campo oggi si vede una Danimarca con una trasmissione di palla molto veloce”.

Dopo l’infortunio di Eriksen, nonostante avesse plasmato la squadra sul centrocampista interista, è riuscito a trasformarla con successo.

Kasper è sposato con Vibeke, la ragazza conosciuta ai tempi del liceo, ha tre figli e un carattere grande così quando c’è da andare contro la Uefa”.

Lo ha fatto quando si è trattato di parlare della gestione del post malore di Eriksen e delle bandiere arcobaleno.

Prima della gara del Galles, ricorda Stoppini, disse:

«Il 23% delle partite a eliminazione diretta vengono decise ai rigori: pensate forse che non ci siamo preparati? Lo stiamo facendo da ottobre».

“Vien quasi da tifare per i rigori e poi stare a vedere”.

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