Ieri e contro l’Austria ha estratto l’Italia “da un crepaccio tecnico e tattico”. Si sente più vivo quando avverte il peso del mondo sulle sue spalle
È la seconda volta che Federico Chiesa salva l’Italia in questo Europeo. La prima è stata contro l’Austria. Sul Corriere dello Sport Marco Evangelisti scrive di lui:
“Due gol che sono ganci di salvataggio, operazioni d’emergenza per estrarre l’Italia da un crepaccio tecnico e tattico, come in quei film in cui c’è un solo cunicolo per raggiungere i feriti e ovviamente è bloccato. Affidatevi a lui, credete in lui e qualcosa succederà”.
Chiesa è abituato a questo ruolo.
“Si scava la strada a mani nude, non importa se intorno abbia terra fresca, roccia o l’adesiva difesa spagnola, che nella prima ora di gioco aveva catturato quasi tutto”.
La Uefa lo ha incoronato uomo del match. Chiesa è bravo a risolvere partite appiccicose come quella di ieri, e non solo nell’Italia, ma anche nella Juventus.
“Perché Chiesa stesso si sente più agile e più vivo quando gli chiedono aiuto, o meglio ancora quando sente di doversi impegnare in qualcosa di rilevante. Quando avverte il peso del mondo sulle sue spalle. È in quei momenti che sembra mutare, trasformarsi in una macchina a vapore, percorrere binari talvolta dritti e talvolta zigzaganti. Non ha uno schema fisso, neppure una vera specialità. Fabbrica sé stesso in base alle necessità del momento. Fino a non farcela più e a uscire con i muscoli in fiamme”.
Meritava di essere lui a portare l’Italia in finale.
“Ha saputo aspettare, ha saputo tacere. Ha saputo dire la cosa giusta quando Berardi sembrava averlo esiliato là dove davvero il pallone non arriva mai vivo, in panchina”.
È alla base della Nazionale
“Chiesa non è al centro della Nazionale di oggi e di domani, è alla base. Quel tipo di giocatore che di solito si va a cercare su altre frontiere e invece, guarda, eccolo qui”.