Alla Süddeutsche: «Mi piace la consapevolezza politica della Nazionale. Viviamo tempi pericolosi. Se non esprimi le tue idee liberali, cedi agli estremismi. Boris Johnson ha fermato la Superlega? Ha solo annusato il vento»
Bellissima intervista della Süddeutsche Zeitung a Nick Hornby uno dei più celebri tifosi inglesi, autore del capolavoro Febbre a 90 (Fever Pitch). L’intervista è godibile, divertente, articolata. Ovviamente ve ne riportiamo un breve stralcio. Parla anche di com’è cambiata la consapevolezza politica dei calciatori che assumono posizione sul “Black Lives Matter” mentre ad esempio non commentarono il referendum sulla Brexit.
L’omicidio di George Floyd (da parte di un ufficiale di polizia americano bianco, ndr) e il successivo movimento “Black Lives Matter” hanno fatto riconsiderare a tutti il proprio punto di vista. Ho l’impressione che nella Nazionale ci sia una discussione aperta sull’importanza di questo gesto per i giovani colleghi neri. I giocatori bianchi hanno aderito pienamente, hanno detto: “Lo capiamo, vogliamo farlo insieme”. Una tale consapevolezza di certo non esisteva cinque anni fa.
Della fascia arcobaleno indossata da Neuer dice:
Non mi ha sorpreso. La mia impressione è che rappresenti il modo in cui il mondo è adesso e che le opinioni politiche non siano solo per gli studenti o il ceto medio. Sei diventato importante per molte persone. La Nazionale inglese rappresenta questo, viviamo tempi pericolosi. Se non esprimi le tue opinioni liberali, cedi agli estremismi.
Definisce Boris Johnson uno sciocco e a proposito della Super League dice
Era patetica e ridicola e umiliante per i club coinvolti, incluso il mio club, l’Arsenal. Johnson è un politico. Quando vide dove soffiava il vento, si ribellò al progetto. Ma niente di quello che dice Boris Johnson, è interessante. Si tratta sempre di Boris Johnson.
Gli chiedono delle proteste per la Superlega, se sia stato un segno che la cultura calcistica popolare è ancora viva.
La cultura con cui sono cresciuto, è lontana da quella che vediamo oggi. È diventato molto più difficile far parte della cultura dei tifosi in uno stadio. Se non altro perché la maggior parte dei giovani fan non può permetterselo. Vengo da una generazione in cui il calcio era ancora come il traffico di droga. Ci hanno venduto i biglietti per pochi soldi, e quando siamo diventati dipendenti i prezzi sono aumentati, non abbiamo avuto altra alternativa che andare avanti.
Vuoi sapere adesso? Secondo te è giusto che i giovani non possano più nemmeno pagare il calcio in tv? In Inghilterra servono tre abbonamenti per guardare le partite! Il sentimento d’appartenenza esiste ancora, vive nei pub o nelle trasferte. Ma è diverso.
Un nuovo “Febbre a 90”? Non credo che sarei la persona giusta. Se non altro perché il libro e il suo successo hanno cambiato il mio rapporto con il club. Non sono più così rappresentativo dei tifosi come lo ero quando ho scritto “Febbre a 90”.