Ha ragione Massimiliano Gallo, la storia è storia ed è una cosa seria. Paragonare Messi a Diego è quasi una bestemmia. LUI è stato un grande, come calciatore, ma soprattutto come uomo, nonostante i tanti luoghi comuni che siamo stati costretti ad ascoltare in questi anni e la manichea distinzione tra la sua vita privata e quella pubblica. Amato e rispettato dagli avversari, prima che dai compagni di squadra, dotato di una sensibilità umana e sociale assai insolita per il mondo del pallone. Maradona è stato il vero antesignano del “grande fratello”: monitorato e vivisezionato per anni, persino negli angoli più remoti della sua intimità. Non gli è mai stato risparmiato nulla, persino l’arresto in diretta televisiva mondiale nell’aprile del 1991 a Buenos Aires. Ma è sempre risorto, più grande di prima: dalla rabbia gridata in faccia al mondo intero dopo il gol alla Grecia nei mondiali americani, alla nomina come commissario tecnico della Selecion. Una vita caratterizzata da scelte e atteggiamenti impopolari, ma comunque vincenti, fino alla convocazione in nazionale del trentasettenne Martin Palermo, preferito a Milito, tra le critiche di tutti. Un gesto di riconoscenza, nobile come sempre, ripagato con il gol che ha regalato all’Argentina le finali del Mundial e a Diego quel liberatorio tuffo nel fango. Diego come Che Guevara , non si diventa miti per caso. Non si entra nel cuore della gente di mezzo mondo se non si hanno qualità particolari. Due giganti, geniali e indomiti, mai autoreferenziali, anzi sempre umili e generosi. Il “ragazzo” del Barcellona certo si farà….ma deve ancora pedalare tanto. Cominci a dimostrarlo in Sud Africa, giocando in Nazionale, alla grande, come fa nella sua squadra di club piena di grandi campioni, e magari vinca un mondiale da solo, come Maradona a Città del Messico, poi ne riparliamo. La smetta di delegare a suo padre sterili polemiche contro le tattiche di mister Diego per giustificare prestazioni indecenti, insomma cresca e diventi più uomo. Sporchi un po’ quella bella faccina pulita da socialista riformatore, il suo indiscutibile genio ha bisogno di un po’ di rivoluzionaria sregolatezza per farci davvero innamorare di lui. Per ora godiamoci le sue giocate straordinarie e i suoi virtuosismi. Applaudiamolo ma senza paragoni blasfemi, per carità. Tra un gol e un capolavoro la differenza la fa sempre chi tira quel calcio al pallone.<em> </em><strong>Claudio Botti </strong>
Diego come il Che
Messi come Zapatero
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