Repubblica illustra le novità che – oltre al lavoro – hanno condotto all’esplosione. Lo scudo venne ideato da Dal Monte, recuperato da Donati e ridisegnato da un’azienda che lavora con la Ferrari
Repubblica ripercorre l’ultimo anno di Marcell Jacobs e la metamorfosi che lo ha condotto alla conquista della medaglia d’oro olimpica nei cento metri. Metamorfosi basata sul lavoro su un paio di intuizioni. La prima è del suo allenatore Paolo Camossi.
Camossi fa una mossa da matto: studia per lui un nuovo modo di scattare dai blocchi, rivoluzionando un vecchio principio della velocità che vuole la partenza eseguita con passi lunghi e potenti. «Accorcia i passi e concentrati sulla gamba destra che va troppo a rimorchio della sinistra. I cento metri sono matematica: frequenza e ampiezza». Significa alzarsi in posizione eretta subito dopo lo sparo. Marcell obbedisce. Michael Johnson dirà di lui: «Parte come uno che salta in lungo».
E l’altra è il cosiddetto scudo aerodinamico.
È preceduto, in pista, da una curiosa automobile che traina un carrello aperto. Si chiama scudo aerodinamico, elimina la resistenza del vento. «Il corpo si abitua a velocità, frequenze di passi e movimenti che altrimenti non raggiungerebbe». Lo ha inventato nel 1987 il professor Antonio Dal Monte. Lo hanno usato per un po’ anche Pietro Mennea e Stefano Tilli (…). Finisce parcheggiato in un deposito fino a quando l’anno scorso Sandro Donati, maestro di sport e già allenatore di Alex Schwazer, recupera il prototipo. Viene ridisegnato da un’azienda che lavora con la Ferrari e messo a disposizione dall’azzurro.