Il serbo guida la rimonta e insegna il Verbo ai compagni. Qualcosa si è visto, troppo più deboli gli uomini di Andreazzoli che peraltro gioca al piccolo Sarri. Mancuso il nuovo Nippo Nappi.

Le bandiere del sarrismo possono tornare a sventolare. Chi ha tifato Juventus, non può certo fermarsi davanti alla destrorsa Lazio. Sono nati i neolazisti (copyright Carlo Ferrante). E possono festeggiare. Perché la Lazio del fu Comandante (il pilatismo per “Bella ciao” resterà per sempre una macchia indelebile) ha battuto la neopromossa Empoli di Andreazzoli che prova a imitare Sarri. Non un test probante ma una vittoria è una vittoria. Sempre. E la Lazio ha vinto 3-1 dopo essere andata sotto al quarto minuto. Protagonista è stato Milinkovic Savic che già sta spiegando il sarrismo ai suoi compagni. Sa giocare a calcio, è intelligente, e tanto basta. Dopo due minuti, ha pareggiato. E poi ha ispirato il 2-1 con un assist da bocce.
Sarri ha lasciato un tempo Luis Alberto in panchina (che nel secondo tempo ha indossato la fascia di capitano). La forma è salva.
Milinkovic Savic: sa fare tutto. In una partita dai ritmi non eccelsi e con avversari decisamente inferiori, detta legge. Segna il primo gol, disegna il secondo.
Pedro: dopo esser rimasto folgorato al Chelsea, è tornato alla casa del padre. Intelligenza calcistica fuori dal comune, stramazza al suolo (in senso buono) dopo un’ora di gioco.
Reina: a suo agio calcisticamente e soprattutto politicamente, guarda l’Empoli divorarsi un paio di gol, tiene alto il morale delle truppe sia in campo sia fuori.
Lazzari: il dai e via con Milinkovic Savic merita.
Mancuso: in serie A devi segnare, altrimenti diventi Nippo Nappi.
Andreazzoli: la tua squadra deve correre il doppio per battere la Lazio. Non è la serata giusta per giocare al piccolo Sarri.
Sarri: è tornato, con lo stesso physique du rôle. Emoziona sempre i nostalgici. Qualcosa del suo calcio si è visto. Anche sul primo gol dell’Empoli. Ovviamente ha ancora bisogno di tempo.