Se a Bari abbiamo vinto senza Diego, possiamo farcela anche senza Quagliarella. Come dice un mio amico milanista, questo sito è nostalgico. E non potrebbe essere altrimenti, caro Jacopo. Abbiamo tanto discusso dopo l’espulsione di Fabio e delle tre giornate di squalifica, però dovremmo ricordare che venticinque anni fa andò più o meno nello stesso modo. Era il primo dicembre dell’1985, secondo anno dell’era Maradona. Ottavio Bianchi in panchina. Il Napoli è atteso a Bari. Ma lui non può giocare, il giudice sportivo lo ha squalificato per due giornate (successivamente ridotte a una) per una testata rifilata a Criscimanni in Napoli-Udinese. Anche Diego sbagliava.
Quel Napoli però era tosto, embrione di una squadra che di lì a unno avrebbe conquistato lo scudetto. Quell’anno la campagna acquisti fu condotta da un certo Italo Allodi. E arrivarono, tra gli altri, Garella, Renica, Pecci e Giordano. Il bomber, l’unico in grado di dare del tu a Diego col pallone. E fu lui a caricarsi la squadra sulle spalle, quella domenica di dicembre. La partita si mise subito male, con un eurogol di Sola (che l’anno successivo si vestì d’azzurro giocando persino al Bernabeu) da trenta metri. Sbandammo un po’, ma poi ci pensò il laziale di Trastevere a rimettere le cose a posto. Doppietta e due punti.
E già, perché i tre punti li vedevamo solo nell’Nba. Era un altro calcio. Non c’era Caressa e non c’era Sky. Le partite le ascoltavamo incollati alla radiolina, ciascuno col proprio rito scaramantico e con le proprie antipatie e simpatie. Ameri perennemente tra i cattivi, Ciotti tra i buoni. Quel giorno lì non ricordo di chi fosse la radiocronaca, forse di un Foglianese. Non lo so. So che ancora oggi mia madre, quando le cose si mettono male, abbandona la tv e si ritira nel suo studiolo ad ascoltare la radio. Va a concentrarsi. Peccato che manchi Giordano.
Massimiliano Gallo
Nell’85, a Bari vincemmo
senza Diego (squalificato)
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