Un primo tempo sciagurato (ma con due pregevoli assist) e un finale da campione. Spalletti ha capito tutto, sa che le ambizioni del Napoli dipendono da lui: «Deve ancora conoscere delle cose»
Per fortuna ci ha pensato Luciano Spalletti, oseremmo dire come al solito, a riportare tutti con i piedi per terra. Perché alla domanda su Osimhen, il tecnico toscano (da noi ribattezzato Sigmund) non ha smarrito la lucidità che fin qui non lo ha sempre contraddistinto, e ha detto:
Osimhen deve ancora conoscere delle cose, poi diventerà extrabomber, superbomber. Deve trovare un po’ di precisione nelle scelte che fa e nei movimenti, a volte butta via corse inutili e tecnicamente ci si può mettere qualche cosa anche nel modo di calciare in porta.
Che è un modo raffinato per dire che lo aveva fatto disperare. Vale per lui e per tutti i tifosi. Nel primo tempo, ha calciato tre volte in porta in un modo che ci ha riportato alla memoria lo sciagurato Egidio, quel Calloni di cui non stiamo qui a parlare. Lo conoscerete e se non lo conoscete, colmate la lacuna. Ha anche fornito due pregevoli assist a Malcuit e a Zielinski, malamente sprecati. Pure a Osimhen è successo quel che è accaduto al Napoli. Non si è perduto, non ha smarrito la fiducia, non è andato per la tangente. Ha continuato a stare nella partita – ed è una caratteristica dei grandi, perché vuol dire che sei solido mentalmente – e al 69esimo è avvenuta la metamorfosi. Ha segnato il primo gol, ha chiuso uno scambio di squadra di prima con un pallonetto praticamente in area piccola, gesto tecnico sopraffino. Altro che Calloni, roba da Careca. E proprio un gol di Careca a Milano (contro l’Inter) ha ricordato il secondo, quello stacco elevato e d’anticipo che non ha lasciato scampo al suo avversario.
La partita l’ha fatta Osimhen. Lui ha sprecato, lui ha costruito. È con i gol che si vincono le partite di calcio. E tranne rari esempi, pure luminosi, nel calcio i gol li segnano i centravanti. La chiave del Napoli è Osimhen. È lui che determinerà gli obiettivi e le ambizioni del Napoli. Il grande Napoli di Mazzarri è stato sopra ogni altra cosa il Napoli del grandissimo Cavani. Ci passa tutta la differenza del mondo tra un 2-0 ben giocato e un 2-2 in rimonta. Sono due universi che neanche si salutano da lontano.
Sigmund Spalletti lo sa. Lo sa bene. La chiave del futuro del Napoli è nelle mani di Osimhen. Avere Calloni o Careca in attacco sposta gli equilibri. Altro che quel difensore centrale.